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Danni da vibrazioni: quando la CTU è valida?

Una proprietaria di un immobile chiede il risarcimento per i danni da vibrazioni causati dal transito di treni. La società ferroviaria risponde con una domanda riconvenzionale per la demolizione di una parte dell’edificio. La Corte di Cassazione rigetta il ricorso della proprietaria, chiarendo importanti principi sulla validità della consulenza tecnica d’ufficio (CTU) e sulla tardività delle eccezioni processuali, come la prescrizione. La decisione sottolinea che la relazione di un CTU revocato è irrilevante e che le critiche di merito alla perizia non possono essere esaminate in sede di legittimità.

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Danni da Vibrazioni: la Cassazione sui Poteri del CTU e i Termini Processuali

L’ordinanza in esame affronta un caso complesso di danni da vibrazioni a un immobile, originati dal transito continuo di convogli su una linea ferroviaria adiacente. La proprietaria dell’edificio ha citato in giudizio la società di gestione della rete ferroviaria per ottenere il risarcimento, ma si è vista contrapporre una domanda di demolizione parziale per abusivismo edilizio. La Corte di Cassazione, con questa pronuncia, offre chiarimenti fondamentali su diversi aspetti procedurali, in particolare sul ruolo e la validità della Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) e sulla perentorietà dei termini per sollevare eccezioni.

I Fatti del Caso: Vibrazioni Ferroviarie e Danni Strutturali

Una proprietaria lamentava danni strutturali al proprio fabbricato, a suo dire causati dalle sollecitazioni prodotte dai treni. La società ferroviaria, oltre a difendersi, chiedeva in via riconvenzionale la riduzione in pristino del manufatto, sostenendo che una parte di esso fosse stata edificata in violazione delle distanze legali dalla sede ferroviaria. Il Tribunale di primo grado aveva accolto parzialmente entrambe le domande, riconoscendo un risarcimento alla proprietaria ma ordinando al contempo la demolizione della porzione illegittima (il 30% dell’immobile). La Corte d’Appello aveva poi ridotto l’importo del risarcimento, confermando la decisione sulla demolizione. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione sui Danni da Vibrazioni

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso della proprietaria, esaminando e respingendo tutti i cinque motivi di doglianza. La decisione si sofferma su punti cruciali del diritto processuale civile che hanno implicazioni pratiche significative.

Primo e Terzo Motivo: La Validità della CTU e i Limiti del Giudizio di Legittimità

Il ricorrente lamentava la mancata considerazione della prima CTU, il cui consulente era stato revocato prima del deposito della relazione finale. La Corte ha chiarito che la revoca dell’incarico priva di ogni effetto giuridico l’attività svolta fino a quel momento. La decisione del giudice deve fondarsi unicamente sulla perizia del consulente regolarmente in carica. Inoltre, le critiche mosse alla seconda perizia, definita illogica e inattendibile, sono state giudicate inammissibili. La Cassazione ha ribadito che non può effettuare una nuova valutazione nel merito delle conclusioni del perito, potendo sindacare solo la coerenza e logicità della motivazione del giudice che le ha recepite, cosa che nel caso di specie era stata fatta correttamente.

Secondo Motivo: I Poteri di Acquisizione Documentale del CTU

Un altro punto contestato riguardava l’acquisizione di alcuni documenti da parte del secondo CTU, avvenuta senza una specifica autorizzazione del giudice. La Corte ha colto l’occasione per richiamare un principio consolidato, anche a Sezioni Unite: il consulente tecnico, nei limiti del suo mandato, può acquisire tutti i documenti necessari a rispondere ai quesiti posti, anche se non prodotti dalle parti. L’unico limite è che tali documenti non servano a provare i fatti principali posti a fondamento della domanda, la cui prova spetta alle parti stesse.

Quarto Motivo: La Tardività dell’Eccezione di Prescrizione

La ricorrente sosteneva di aver potuto sollevare l’eccezione di prescrizione contro la domanda di demolizione solo tardivamente, a causa di un cambiamento nella natura giuridica della controparte (da ente pubblico a società privata). La Cassazione ha respinto fermamente questa tesi, affermando che una preclusione processuale già maturata (cioè la perdita del diritto di sollevare un’eccezione per scadenza dei termini) non può essere rimessa in discussione dalla successione di una parte nel processo. I termini processuali sono perentori e la loro scadenza ha effetti definitivi.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte si fondano su principi cardine del processo civile. In primo luogo, viene riaffermata la natura e la funzione della CTU: uno strumento di ausilio per il giudice, la cui gestione è rimessa alla sua discrezionalità. La revoca di un consulente e la sua sostituzione sono insindacabili in sede di legittimità, e l’elaborato del perito revocato diventa processualmente irrilevante. In secondo luogo, la Corte sottolinea la rigidità delle preclusioni processuali, essenziali per garantire la ragionevole durata del processo e la certezza dei rapporti giuridici. Permettere di sollevare eccezioni tardive sulla base di eventi come la successione di una parte creerebbe incertezza e violerebbe il principio del contraddittorio. Infine, viene ribadito il perimetro del giudizio di Cassazione, che non è un terzo grado di merito, ma un giudizio di legittimità volto a verificare la corretta applicazione delle norme di diritto e la coerenza logica della motivazione, senza poter riesaminare i fatti o le valutazioni tecniche.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza offre importanti spunti pratici. Per gli avvocati, emerge la necessità di monitorare attentamente l’operato del CTU e di sollevare tempestivamente ogni contestazione. Per le parti in causa, diventa chiaro che le strategie processuali devono essere definite entro i termini perentori, poiché le preclusioni sono difficilmente superabili. La decisione conferma che, in casi di danni da vibrazioni o altre questioni tecniche complesse, l’esito della causa dipende in larga misura dalla solidità della perizia tecnica e dal rispetto rigoroso delle regole procedurali. La valutazione del nesso causale e del contributo della qualità costruttiva dell’edificio alla produzione del danno rientra nell’apprezzamento di fatto del giudice di merito, che, se adeguatamente motivato, non può essere messo in discussione in Cassazione.

Una perizia redatta da un consulente tecnico (CTU) poi revocato può essere utilizzata nel processo?
No, la revoca di un CTU comporta la cessazione immediata e totale del suo incarico. Di conseguenza, qualsiasi elaborato peritale depositato dopo la revoca, o comunque relativo a un incarico non portato a termine, è processualmente irrilevante e non può essere utilizzato dal giudice per la decisione.

Il consulente tecnico nominato dal giudice può acquisire autonomamente documenti non prodotti dalle parti?
Sì, il CTU può acquisire, anche senza una preventiva autorizzazione del giudice, tutti i documenti che ritiene necessari per rispondere in modo completo ed esauriente ai quesiti che gli sono stati posti, a condizione che tali documenti non siano diretti a provare i fatti principali che le parti hanno l’onere di dimostrare.

È possibile sollevare un’eccezione di prescrizione per la prima volta nelle memorie conclusionali, dopo la scadenza dei termini?
No, l’eccezione di prescrizione non è rilevabile d’ufficio e deve essere proposta dalla parte interessata entro i termini perentori stabiliti dal codice di procedura civile. Sollevarla per la prima volta con la comparsa conclusionale è tardivo e, pertanto, l’eccezione verrà dichiarata inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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