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CTU esplorativa: legittima se basata su prove iniziali

In una disputa ereditaria, la Cassazione ha stabilito che una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) non è da considerarsi ‘CTU esplorativa’ se la parte ha già fornito elementi di prova iniziali, come l’indicazione di conti correnti con movimenti anomali. In tal caso, il consulente può legittimamente acquisire la documentazione bancaria per accertare i fatti. La Corte ha anche riaffermato il diritto del coerede, escluso dal godimento di un bene, a ricevere un’indennità, chiarendo che la richiesta di ‘rendimento dei conti’ include la domanda di pagamento delle somme dovute.

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CTU esplorativa: quando è legittima nelle cause di successione?

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, torna a fare chiarezza su un tema cruciale nelle controversie ereditarie: la distinzione tra una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) ammissibile e una CTU esplorativa, generalmente vietata. La decisione analizza il caso di una disputa familiare per la divisione dell’asse ereditario, offrendo principi guida fondamentali sull’acquisizione di prove documentali e sul diritto all’indennità per l’uso esclusivo dei beni comuni.

I fatti del caso

Alla morte del padre, una figlia citava in giudizio la madre e la sorella per la ricostruzione del patrimonio ereditario. Sosteneva che fossero stati compiuti atti di disposizione illegittimi sul patrimonio del defunto, chiedendo di accertarne la nullità. In particolare, aveva evidenziato operazioni anomale e ingenti prelievi da alcuni conti correnti cointestati al padre e alla madre, avvenuti poco prima del decesso.

Il Tribunale di primo grado accoglieva parzialmente la domanda. Nominava un CTU per analizzare i conti correnti e gli immobili, accertando una sottrazione di circa 170.000 euro dall’asse ereditario e condannando la madre a versare alla figlia un’indennità per aver goduto in via esclusiva dei beni ereditari.

La Corte d’Appello, tuttavia, ribaltava la decisione. Dichiarava inutilizzabile la CTU, ritenendola di carattere ‘esplorativo’, poiché l’attrice non aveva indicato specificamente ogni singola operazione bancaria contestata. Inoltre, negava l’indennità di occupazione, sostenendo che non fosse stato provato un impedimento al pari utilizzo dei beni da parte della figlia.

La CTU esplorativa e il principio di prova

Il cuore della questione giunta in Cassazione era stabilire se la CTU contabile fosse davvero ‘esplorativa’. La ricorrente sosteneva di aver fornito sufficienti ‘principi di prova’: aveva infatti indicato i conti correnti e i depositi titoli, segnalando significative riduzioni di saldo in un breve arco di tempo (ad esempio, un conto passato da 276.000 euro a soli 29.000 euro). Questi elementi, a suo dire, giustificavano un’indagine tecnica più approfondita.

La Corte di Cassazione ha accolto questa tesi, cassando la sentenza d’appello. Ha richiamato un importante principio stabilito dalle Sezioni Unite (sent. n. 3086/2022), secondo cui il consulente tecnico può acquisire tutti i documenti necessari per rispondere ai quesiti del giudice, anche se diretti a provare i fatti principali posti a fondamento della domanda. Ciò è possibile a condizione che la parte non sia rimasta completamente inerte, ma abbia fornito degli elementi indiziari.

In questo caso, l’attrice aveva fatto proprio questo: non potendo ottenere direttamente la documentazione bancaria dettagliata, aveva indicato gli ‘indizi’ che rendevano necessaria un’indagine peritale. La CTU, quindi, non era un mezzo per cercare prove a caso, ma per accertare tecnicamente fatti già allegati. Pertanto, la Corte d’Appello ha errato nel ritenerla una CTU esplorativa e nel dichiararla inutilizzabile.

L’indennità per uso esclusivo del bene ereditario

Un altro punto fondamentale della decisione riguarda il diritto a un’indennità per il mancato godimento di un bene ereditario. La Corte d’Appello aveva negato tale diritto perché la coerede non era stata attivamente ‘estromessa’.

La Cassazione ha riformato anche questo punto, affermando un principio di equità e diritto. Un coerede che utilizza un bene comune in modo esclusivo, traendone un vantaggio patrimoniale, è tenuto a corrispondere agli altri i frutti civili (l’equivalente di un canone di locazione), a meno che gli altri non abbiano acconsentito in modo certo ed inequivoco. La Corte ha sottolineato che la richiesta di ‘rendimento dei conti’ avanzata dalla figlia includeva implicitamente la domanda di condanna al pagamento delle somme risultanti da tale rendiconto. Pertanto, negare l’indennità era stato un errore.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione su due pilastri giuridici principali. In primo luogo, ha riaffermato che il divieto della CTU esplorativa non è assoluto. Quando una parte ha l’onere di provare un fatto ma non ha accesso diretto ai dati tecnici per farlo (come nel caso della documentazione bancaria completa), è sufficiente che fornisca al giudice elementi di fatto e indizi concreti. Su questa base, il giudice può demandare al CTU il compito di acquisire e analizzare i dati tecnici necessari. In secondo luogo, ha chiarito la portata della domanda di ‘rendimento dei conti’, specificando che essa è finalizzata non solo a un accertamento contabile, ma anche a ottenere il pagamento delle somme che risultano dovute. Impedire a un coerede il godimento del bene comune, anche senza un atto di forza ma semplicemente occupandolo in via esclusiva, genera il diritto a un’indennità.

Le conclusioni

Questa ordinanza offre importanti tutele a chi agisce in giudizio per proteggere i propri diritti ereditari. Stabilisce che non è necessario produrre in anticipo ogni singolo documento bancario per poter chiedere un’indagine tecnica, ma è sufficiente fornire prove iniziali che rendano verosimile la sottrazione di beni. Inoltre, rafforza il diritto dei coeredi a non essere privati del valore economico dei beni in comune, anche quando non vi sia un’esplicita esclusione fisica, garantendo un ristoro per l’utilizzo esclusivo da parte di altri.

Quando una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) non è considerata ‘esplorativa’?
Una CTU non è ‘esplorativa’ quando la parte che la richiede ha già fornito elementi di prova iniziali (principi di prova) che giustificano un approfondimento tecnico. In questo caso, l’attrice aveva indicato i conti correnti e le significative variazioni di saldo, legittimando il CTU ad acquisire la documentazione bancaria per verificare i fatti.

Un coerede che utilizza un immobile ereditario in modo esclusivo deve pagare un’indennità agli altri?
Sì, il coerede che gode in via esclusiva di un bene comune è tenuto a pagare agli altri una somma corrispondente alla loro quota di frutti civili (come un affitto), a meno che gli altri coeredi non abbiano acconsentito a tale uso esclusivo in modo certo e inequivocabile o siano rimasti totalmente inerti. L’indennità è dovuta se gli altri hanno manifestato l’intenzione di utilizzare il bene e ciò non è stato loro concesso.

Cosa significa chiedere il ‘rendimento dei conti’ in una causa ereditaria?
Chiedere il ‘rendimento dei conti’ significa richiedere a chi ha gestito i beni comuni (in questo caso, i coeredi che li utilizzavano in via esclusiva) di presentare un resoconto dettagliato della gestione. Secondo la Cassazione, questa domanda include implicitamente anche la richiesta di condanna al pagamento delle somme che dovessero risultare dovute a seguito di tale resoconto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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