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Credito prededucibile: quando le spese non spettano

Una società di trasporti ha richiesto l’ammissione di un credito prededucibile per le spese di recupero di propri vagoni dalla sede di un’azienda fallita. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che i costi derivanti da una scelta discrezionale del creditore, e non da un’azione diretta della curatela, non costituiscono un credito prededucibile. Tali spese, originate dall’inadempimento della società poi fallita, avrebbero potuto al massimo essere ammesse come credito chirografario, domanda che però non è stata correttamente formulata.

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Credito prededucibile: quando le spese di recupero beni non sono ammesse

Nel contesto di una procedura fallimentare, stabilire la natura di un credito è fondamentale. Un credito prededucibile gode di una posizione privilegiata, venendo soddisfatto prima degli altri. Ma cosa succede quando un’azienda sostiene dei costi per recuperare i propri beni da un’impresa fallita? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i confini tra spese necessarie generate dalla procedura e scelte discrezionali del creditore.

I fatti del caso: Spese di recupero e la richiesta di prededuzione

Una grande società di trasporti ferroviari era proprietaria di alcuni vagoni affidati per attività di rimessaggio a un’altra azienda, in virtù di un contratto d’appalto. Successivamente, quest’ultima è stata dichiarata fallita.

La società proprietaria dei vagoni ha dovuto sostenere ingenti spese, quantificate in oltre 570.000 euro, per lo sgombero e il trasporto dei propri mezzi dalla sede dell’azienda fallita a un’altra località. Ritenendo che tali costi fossero una conseguenza diretta della procedura fallimentare, ha richiesto l’ammissione di tale somma allo stato passivo come credito prededucibile.

Il Tribunale di merito aveva già respinto la richiesta, sottolineando che le spese non erano state autorizzate e che la necessità era sorta a seguito di decisioni della stessa società creditrice. La questione è quindi giunta all’esame della Corte di Cassazione.

La decisione della Cassazione e il concetto di credito prededucibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione del tribunale e fornendo importanti chiarimenti sulla natura del credito prededucibile.

La distinzione tra obbligo contrattuale e obbligo della procedura

Il primo punto cruciale analizzato dalla Corte è la sorte del contratto d’appalto. Con la dichiarazione di fallimento, il contratto si è sciolto automaticamente, come previsto dalla legge fallimentare. Questo significa che nessun obbligo derivante da quel contratto poteva essere trasferito sulla curatela.

L’obbligo di restituzione dei vagoni non era più un’obbligazione contrattuale, ma un dovere sorto in conseguenza dello scioglimento del rapporto. Secondo il Codice Civile, in questi casi, la restituzione deve avvenire nel luogo in cui si trovava la cosa al momento in cui l’obbligazione è sorta.

La condotta del curatore e la scelta discrezionale del creditore

La società ricorrente sosteneva che le azioni del curatore (come l’inserimento dei vagoni nell’inventario fallimentare) avessero generato un nuovo obbligo a carico della procedura. La Cassazione ha respinto questa tesi. Il credito in questione non derivava da un’attività funzionale alla procedura concorsuale, ma dalle spese sostenute per la rimozione e il trasporto dei beni in un luogo “decisamente lontano”, scelto discrezionalmente dalla stessa società proprietaria.

In altre parole, la spesa non era una conseguenza inevitabile e necessaria della gestione fallimentare, ma il risultato di una scelta logistica del creditore. Il credito, semmai, traeva la sua origine dall’inadempimento della società (poi fallita) all’obbligo di restituzione. Come tale, avrebbe potuto essere ammesso come credito chirografario (cioè non privilegiato), ma la relativa domanda non era stata proposta correttamente in sede di opposizione.

Le motivazioni della Corte Suprema

Le motivazioni della Corte si fondano su un principio cardine: per essere considerato prededucibile, un credito sorto in occasione di una procedura concorsuale deve essere direttamente imputabile all’attività degli organi della procedura e funzionale ai suoi scopi. Nel caso di specie, il credito non derivava dalla condotta del curatore, ma dalla scelta della società creditrice di trasferire i propri beni. L’inadempimento originario della società fallita poteva generare solo un credito chirografario, da far valere con una domanda specifica che, nel caso in esame, non era stata formulata.

La Corte ha inoltre ritenuto inammissibili le censure procedurali, affermando che il Tribunale aveva, di fatto, risposto alla questione, ritenendola superata dall’assenza di una domanda di ammissione al chirografo.

Le conclusioni: implicazioni pratiche per i creditori

Questa ordinanza offre una lezione importante per i creditori che si trovano a dover recuperare beni da un’impresa fallita. Le spese sostenute per il recupero non sono automaticamente considerate un credito prededucibile. È essenziale dimostrare che tali costi sono una conseguenza diretta e necessaria di un’attività della curatela e non di una propria scelta discrezionale. Inoltre, è fondamentale formulare correttamente le proprie domande in sede di insinuazione al passivo, prevedendo, se del caso, una richiesta subordinata di ammissione come credito chirografario per non rischiare di vedere la propria pretesa interamente respinta.

Le spese sostenute da un creditore per recuperare i propri beni dalla sede di un’azienda fallita costituiscono sempre un credito prededucibile?
No. Secondo l’ordinanza, tali spese non sono un credito prededucibile se derivano da una scelta discrezionale del creditore (come il trasporto in un luogo lontano) e non da un’attività specifica degli organi della procedura fallimentare che abbia generato tale costo. L’origine del credito è l’inadempimento della società fallita, non un’azione della curatela.

Cosa succede al contratto d’appalto in caso di fallimento di una delle parti?
Il contratto d’appalto si scioglie automaticamente ai sensi dell’art. 81 della legge fallimentare. Di conseguenza, nessun obbligo contrattuale può ricadere sulla curatela fallimentare dopo la dichiarazione di fallimento.

Se un credito non viene ammesso in prededuzione, può essere ammesso come chirografario (non privilegiato)?
Sì, potenzialmente. Tuttavia, la domanda di ammissione come credito chirografario deve essere specificamente proposta o riproposta nelle sedi opportune (in questo caso, nell’atto di opposizione allo stato passivo). Se il creditore si limita a chiedere la prededuzione senza formulare una domanda subordinata per l’ammissione al chirografo, il giudice non è tenuto a considerarla.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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