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Credito prededucibile: no senza atto del curatore

Un’azienda fornitrice di energia ha richiesto il riconoscimento di un credito prededucibile per forniture effettuate dopo la dichiarazione di fallimento di una società cliente, sostenendo la continuità con un precedente concordato preventivo e l’utilità del servizio per la massa dei creditori. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che i crediti sorti dopo il fallimento sono prededucibili solo se derivano da un atto di gestione del curatore fallimentare. In assenza di un subentro formale del curatore nel contratto di fornitura, la sola utilità della prestazione non è sufficiente per ottenere il pagamento prioritario.

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Credito Prededucibile nel Fallimento: Quando l’Utilità non Basta

Nel complesso scenario del diritto fallimentare, la qualificazione di un credito prededucibile è di fondamentale importanza per un creditore, poiché garantisce un pagamento prioritario rispetto alla massa. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto cruciale: per i crediti sorti dopo la dichiarazione di fallimento, la semplice utilità della prestazione per la procedura non è sufficiente. È indispensabile che il credito derivi da un atto di gestione riconducibile al curatore fallimentare.

I Fatti del Caso: Forniture Energetiche tra Concordato e Fallimento

Una società fornitrice di energia e gas aveva un ingente credito nei confronti di un’altra azienda, poi dichiarata fallita. Questa azienda, prima del fallimento, aveva tentato la via del concordato preventivo. Durante il concordato, le forniture erano proseguite e il relativo credito era stato ammesso in prededuzione.

Il problema sorge per le forniture erogate nel periodo successivo alla dichiarazione di fallimento. La società energetica ha chiesto che anche questo secondo credito fosse riconosciuto come prededucibile, sostenendo che le forniture erano state utili alla massa dei creditori, in quanto destinate a compendi aziendali che la società fallita gestiva. Il Tribunale di Milano aveva rigettato tale richiesta, spingendo la società a ricorrere in Cassazione.

La Questione del Credito Prededucibile Post-Fallimento

Il cuore della controversia ruotava attorno all’interpretazione dell’art. 111 della Legge Fallimentare. La società ricorrente basava la sua tesi su due argomenti principali:

1. Consecuzione delle procedure: L’ammissione in prededuzione del credito maturato durante il concordato doveva estendersi, per logica conseguenza, anche a quello maturato dopo il fallimento.
2. Utilità per la massa: Le forniture, mantenendo attivi i compendi aziendali, avevano generato un’utilità per tutti i creditori, giustificando così il trattamento privilegiato.

Il curatore fallimentare, tuttavia, aveva una posizione opposta: non era mai subentrato formalmente nei contratti di fornitura, anzi, aveva manifestato la volontà di sciogliersi da altri contratti collegati. Pertanto, mancava l’atto fondamentale che potesse legare le forniture post-fallimento alla gestione della procedura.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo motivazioni chiare e decisive che tracciano una linea netta tra i crediti sorti prima e dopo la dichiarazione di fallimento.

La Centralità dell’Atto di Gestione del Curatore

I giudici hanno ribadito un principio fondamentale: dopo la dichiarazione di fallimento, l’imprenditore viene “spossessato” e la gestione del patrimonio passa interamente nelle mani degli organi fallimentari, primo tra tutti il curatore. Di conseguenza, un credito prededucibile può sorgere solo se scaturisce da un’attività o da un atto di gestione direttamente riferibile al curatore. La continuità di una fornitura, senza che il curatore abbia dichiarato di voler subentrare nel contratto, non è sufficiente.

Distinzione tra le Fasi della Procedura

La Corte ha spiegato che i presupposti per la prededuzione sono diversi a seconda del momento in cui il credito sorge. I crediti maturati durante il concordato preventivo sono prededucibili se “funzionali” alla procedura stessa. Invece, i crediti sorti in costanza di fallimento sono prededucibili solo se derivano dalla gestione del patrimonio da parte del curatore. La decisione di ammettere in prededuzione il credito del periodo concordatario non crea alcun “giudicato interno” che possa vincolare la decisione sul credito successivo, poiché le condizioni legali sono diverse.

Conclusioni

L’ordinanza rafforza un principio cardine della gestione fallimentare: la discrezionalità e la centralità del ruolo del curatore. Per i creditori che continuano a fornire beni o servizi a un’impresa dopo la dichiarazione di fallimento, non basta fare affidamento sull’utilità oggettiva della propria prestazione. Per assicurarsi un credito prededucibile, è essenziale che vi sia un atto formale da parte del curatore (autorizzato dagli organi competenti) che manifesti la volontà di subentrare nel rapporto contrattuale. In assenza di tale atto, il credito, seppur legittimo, non potrà godere del privilegio della prededuzione e sarà trattato come un credito concorsuale ordinario.

Un credito per forniture erogate dopo la dichiarazione di fallimento può essere considerato prededucibile?
No, a meno che non scaturisca da un atto di gestione del patrimonio compiuto dal curatore fallimentare. Con la dichiarazione di fallimento, i contratti pendenti sono sospesi e il credito può diventare prededucibile solo se il curatore decide di subentrare nel contratto.

L’utilità della fornitura per la massa dei creditori è sufficiente a garantire la prededuzione del credito?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’utilità della prestazione non può essere il veicolo per il riconoscimento della prededuzione per crediti sorti dopo la dichiarazione di fallimento. Il presupposto essenziale è la riferibilità del credito a un atto di gestione del curatore.

Il fatto che un credito maturato durante il concordato preventivo sia stato ammesso in prededuzione influenza il trattamento del credito sorto dopo il fallimento?
No. Si tratta di due situazioni con presupposti giuridici diversi. Il riconoscimento della prededuzione per il credito sorto in pendenza del concordato non ha alcuna influenza sulla decisione relativa al credito maturato dopo la dichiarazione di fallimento, per il quale valgono regole differenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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