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Credito prededucibile: no per evizione post-fallimento

Un acquirente subisce l’evizione di un immobile a causa di abusi edilizi pregressi, dopo che la società venditrice è fallita. La Corte di Cassazione nega la natura di credito prededucibile alla sua richiesta di rimborso del prezzo. La motivazione risiede nell’effetto retroattivo della risoluzione del contratto, che fa risalire l’origine del credito a un momento antecedente alla dichiarazione di fallimento, escludendolo così dai crediti sorti per la procedura.

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Credito Prededucibile e Evizione: Quando il Diritto del Compratore Nasce Prima del Fallimento

L’acquisto di un immobile è un passo importante, ma cosa succede se, anni dopo la vendita, si scopre che il venditore è fallito e l’immobile viene espropriato a causa di un abuso edilizio preesistente? L’acquirente ha diritto a un rimborso prioritario? La Corte di Cassazione ha recentemente chiarito che la richiesta di restituzione del prezzo non costituisce un credito prededucibile, anche se l’evizione si concretizza dopo la dichiarazione di fallimento. Analizziamo insieme questa importante ordinanza.

I Fatti del Caso: Una Compravendita Complicata

La vicenda ha origine con la vendita di un appartamento nel 2011. L’edificio, tuttavia, era stato oggetto di un intervento di ricostruzione avvenuto in violazione di vincoli urbanistici. Questa situazione aveva innescato un lungo contenzioso amministrativo tra la società costruttrice e il Comune, culminato con l’irrogazione di una sanzione pecuniaria milionaria per sanare l’abuso.

Nel 2012, la società venditrice viene dichiarata fallita. Il curatore fallimentare, valutando la situazione, decide di non proseguire con il pagamento della sanzione, bloccando di fatto l’iter di sanatoria. Di conseguenza, anni dopo, il Comune notifica all’acquirente un’ordinanza di demolizione e, successivamente, acquisisce l’immobile al proprio patrimonio. Questo atto sancisce l’evizione totale per il compratore, che perde la proprietà della casa.

L’acquirente, vistosi privato del bene, si insinua nel passivo del fallimento chiedendo la restituzione del prezzo pagato, maggiorato degli interessi, e sostenendo che il suo dovesse essere considerato un credito prededucibile, da soddisfare quindi con precedenza sugli altri creditori.

La Decisione della Corte e il Principio del Credito Prededucibile

Il Tribunale di Bologna ammette il credito dell’acquirente al passivo, ma solo come credito chirografario (cioè non privilegiato), negandone la prededucibilità. L’acquirente ricorre in Cassazione, sostenendo che il suo diritto al rimborso sia sorto solo al momento dell’evizione definitiva, avvenuta ben dopo la dichiarazione di fallimento, e quindi dovesse essere considerato un credito sorto ‘in occasione’ della procedura.

La Corte di Cassazione rigetta il ricorso, confermando la decisione del Tribunale. La Corte stabilisce un principio fondamentale: la collocazione temporale di un credito non dipende dal momento in cui esso diventa esigibile, ma dalla sua genesi giuridica.

Le Motivazioni: L’Effetto Retroattivo della Risoluzione del Contratto

Il cuore della motivazione risiede nell’analisi degli effetti dell’evizione. Secondo la Cassazione, l’evizione totale del bene compravenduto produce la risoluzione del contratto di vendita. Questa risoluzione ha un effetto ex tunc, ovvero retroattivo: cancella gli effetti del contratto fin dal momento della sua stipulazione.

Di conseguenza, il diritto dell’acquirente alla restituzione del prezzo, sebbene si sia manifestato concretamente solo con l’atto di acquisizione da parte del Comune, trova la sua fonte originaria nel contratto di compravendita stipulato nel 2011, prima del fallimento. Il credito, pertanto, è da considerarsi anteriore alla procedura concorsuale.

La Corte chiarisce inoltre che tale credito non può essere qualificato come prededucibile sotto nessun altro profilo:

1. Non è sorto ‘in occasione’ della procedura: La sua genesi è nel contratto di vendita, non in un’attività degli organi fallimentari.
2. Non è sorto ‘in funzione’ della procedura: Il rimborso del prezzo all’acquirente non porta alcun vantaggio alla massa dei creditori; al contrario, ne diminuisce l’attivo.
3. Il contratto non era pendente: Al momento del fallimento, il contratto di vendita era già stato completamente eseguito da entrambe le parti (consegna del bene e pagamento del prezzo), quindi non rientrava nella disciplina dei contratti pendenti che il curatore può decidere di sciogliere o continuare.

Conclusioni: Implicazioni per gli Acquirenti in Caso di Fallimento del Venditore

Questa ordinanza offre un’importante lezione per chi acquista immobili. Il rischio di evizione legato a vizi preesistenti, come abusi edilizi, non si trasforma in un credito prededucibile in caso di fallimento del venditore. Il diritto dell’acquirente al rimborso del prezzo viene trattato come un qualsiasi altro credito sorto prima del fallimento, con scarse probabilità di essere soddisfatto integralmente.

La decisione ribadisce che la natura di un credito va ricercata nella sua causa giuridica e non nel momento in cui si manifesta l’inadempimento. L’effetto retroattivo della risoluzione per evizione ‘riporta indietro’ l’orologio al momento della firma del contratto, rendendo il credito del compratore anteriore al fallimento e, di conseguenza, non prededucibile.

Quando sorge il diritto di credito dell’acquirente in caso di evizione successiva al fallimento del venditore?
Secondo la Corte, sebbene l’evento dell’evizione si verifichi dopo la dichiarazione di fallimento, il diritto di credito dell’acquirente alla restituzione del prezzo sorge giuridicamente al momento della stipulazione del contratto di vendita. Questo perché l’evizione causa la risoluzione del contratto con effetto retroattivo (ex tunc).

Perché il credito dell’acquirente evitto non è considerato un credito prededucibile?
Non è un credito prededucibile perché la sua origine giuridica è anteriore alla dichiarazione di fallimento. Inoltre, non è sorto né ‘in occasione’ né ‘in funzione’ della procedura fallimentare, in quanto non deriva da un’attività degli organi della procedura e non porta alcun vantaggio alla massa dei creditori.

Qual è l’effetto della risoluzione del contratto di compravendita per evizione?
La risoluzione del contratto a seguito di evizione ha un effetto restitutorio retroattivo. Ciò significa che il contratto si considera come mai avvenuto, e le prestazioni eseguite (come il pagamento del prezzo) devono essere restituite. Questo effetto retroattivo fa sì che il diritto alla restituzione sia considerato sorto al momento della conclusione del contratto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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