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Credito litigioso: l’azione revocatoria è valida?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha affrontato il caso di un’azione revocatoria promossa da una società creditrice per far dichiarare inefficace la vendita di due immobili effettuata dalla società debitrice. Il punto centrale della controversia era la validità di tale azione a fronte di un credito litigioso, ovvero un credito la cui esistenza era ancora oggetto di accertamento in un separato giudizio. La Corte ha rigettato i ricorsi, confermando l’orientamento consolidato secondo cui l’azione revocatoria è uno strumento di tutela ammissibile anche per crediti non ancora certi, liquidi ed esigibili, equiparando la posizione del titolare di un credito litigioso a quella del titolare di un credito sottoposto a condizione.

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Azione Revocatoria e Credito Litigioso: la Cassazione Conferma la Tutela

L’azione revocatoria rappresenta uno degli strumenti più importanti a disposizione del creditore per proteggere la propria garanzia patrimoniale. Ma cosa succede se il credito non è ancora certo e definitivo, bensì un credito litigioso oggetto di un contenzioso? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata sul tema, confermando un principio consolidato: l’azione revocatoria è ammissibile anche per tutelare un’aspettativa di credito. Analizziamo insieme la decisione e le sue implicazioni.

I Fatti di Causa

Una società creditrice, che vantava un credito nei confronti di un’altra impresa di costruzioni, si vedeva pregiudicata dalla vendita da parte di quest’ultima di due immobili di sua proprietà a una terza società. Ritenendo che tale atto di disposizione fosse stato compiuto al solo scopo di sottrarre beni alla garanzia del proprio credito, la società creditrice avviava un’azione revocatoria ai sensi dell’art. 2901 del codice civile.

Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello accoglievano la domanda, dichiarando l’inefficacia della vendita nei confronti della creditrice. La questione approdava così in Cassazione, sollevata sia dalla società acquirente degli immobili (ricorrente principale) sia dalla società venditrice (ricorrente incidentale).

La Questione del Credito Litigioso e l’Azione Revocatoria

Il fulcro dei ricorsi presentati in Cassazione verteva su un punto di diritto cruciale: la legittimità dell’azione revocatoria a fronte di un credito litigioso. Le società ricorrenti sostenevano che, essendo il credito ancora sub iudice e non accertato con sentenza definitiva, mancasse il presupposto fondamentale per agire in revocatoria. Secondo la loro tesi, consentire tale azione per un credito incerto significherebbe limitare ingiustificatamente la libertà di disposizione dei beni, in potenziale violazione anche di principi costituzionali. Per questo motivo, veniva anche richiesta una valutazione di legittimità costituzionale della norma così interpretata.

In sostanza, si chiedeva alla Corte di riconsiderare l’orientamento giurisprudenziale dominante e di escludere la possibilità di tutelare con l’azione revocatoria crediti non ancora certi, liquidi ed esigibili.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha respinto con fermezza le argomentazioni delle ricorrenti, dichiarando il ricorso principale inammissibile e rigettando quello incidentale. I giudici hanno ribadito la validità dell’interpretazione estensiva dell’art. 2901 c.c., ormai consolidata da decenni.

Il ragionamento della Corte si fonda sulla ratio legis della norma, ovvero la finalità di conservare la garanzia patrimoniale del debitore. Questa esigenza di tutela non riguarda solo i crediti già accertati in modo definitivo, ma anche le semplici aspettative. La Corte ha spiegato che la situazione del titolare di un credito litigioso è del tutto assimilabile a quella del titolare di un credito sottoposto a condizione sospensiva (incertus an et quando).

In entrambi i casi, non vi è certezza sulla futura esistenza del diritto, ma esiste un’aspettativa giuridicamente rilevante che merita protezione. Negare la tutela revocatoria significherebbe permettere al debitore di spogliarsi impunemente dei propri beni durante le lungaggini del processo, rendendo di fatto inutile un’eventuale futura sentenza a lui sfavorevole. Pertanto, l’esistenza del credito, anche se contestata, costituisce un mero presupposto oggettivo dell’azione, che può essere accertato dal giudice della revocatoria in via incidentale, ai soli fini della decisione sulla domanda di inefficacia dell’atto.

La Corte ha inoltre ritenuto manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale, non ravvisando alcuna irragionevolezza o violazione del principio del giusto processo.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un principio fondamentale a tutela dei creditori. Un debitore non può, con la scusa che il credito è contestato in un altro giudizio, disporre liberamente del proprio patrimonio con atti che pregiudicano le ragioni creditorie. La decisione riafferma che la protezione offerta dall’azione revocatoria è ampia e si estende a tutte le situazioni che, pur non essendo ancora definite, rappresentano un’aspettativa di diritto meritevole di conservazione. Questo garantisce che il principio della responsabilità patrimoniale del debitore (art. 2740 c.c.) non venga svuotato di significato, assicurando che, all’esito del giudizio di accertamento, il creditore possa trovare un patrimonio su cui soddisfare concretamente le proprie ragioni.

È possibile esercitare un’azione revocatoria per tutelare un credito la cui esistenza è ancora contestata in un altro processo (credito litigioso)?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che l’azione revocatoria può essere esperita anche a tutela di un credito litigioso, in quanto la sua finalità è quella di conservare la garanzia patrimoniale del debitore, proteggendo l’aspettativa del creditore.

Qual è la giustificazione per estendere la tutela revocatoria a un credito non ancora certo?
La Corte equipara la situazione del credito litigioso a quella del credito sottoposto a condizione sospensiva. In entrambi i casi, esiste un’aspettativa di diritto che merita una tutela conservativa per evitare che il debitore possa svuotare il proprio patrimonio, rendendo vana un’eventuale futura sentenza di condanna.

L’accertamento definitivo del credito è un presupposto necessario per la pronuncia sulla domanda di revocatoria?
No, la sentenza stabilisce che l’esistenza del credito è un presupposto oggettivo dell’azione revocatoria che può essere accertato incidenter tantum (cioè, ai soli fini della decisione sulla revocatoria) dal giudice, senza che sia necessario attendere la conclusione del processo sul credito stesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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