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Credito incapiente nel piano del consumatore: le regole

Un istituto di credito si è opposto all’omologazione di un piano del consumatore che prevedeva il pagamento parziale di un mutuo ipotecario. La Corte di Cassazione ha rigettato i motivi relativi alla durata del piano e al diritto di voto del creditore, ma ha accolto quello sul trattamento del credito incapiente. È stato stabilito che la parte del credito garantito che eccede il valore del bene ipotecato deve essere considerata come un credito chirografario e soddisfatta nella stessa misura degli altri crediti non privilegiati.

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Credito Incapiente nel Piano del Consumatore: La Cassazione Fa Chiarezza

Il piano del consumatore, introdotto con la Legge 3/2012, rappresenta uno strumento fondamentale per le persone fisiche che si trovano in una situazione di sovraindebitamento. Tuttavia, la sua applicazione pratica solleva questioni complesse, specialmente quando sono coinvolti crediti garantiti da ipoteca, come i mutui per la casa. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento cruciale sul trattamento del credito incapiente, ovvero quella parte del debito ipotecario che supera il valore dell’immobile.

I Fatti del Caso

Una coppia di consumatori, gravata da un debito complessivo di oltre 165.000 euro verso un istituto di credito, aveva proposto un piano del consumatore. La maggior parte del debito derivava da un mutuo ipotecario. Il piano prevedeva un pagamento parziale del credito ipotecario (pari al 75%) attraverso una rateizzazione pluriennale, con inizio dei pagamenti undici mesi dopo l’approvazione del piano da parte del tribunale.

L’istituto di credito si è opposto fermamente a questa proposta, contestando sia la riduzione dell’importo (stralcio) sia la lunga dilazione di pagamento, imposte senza il suo consenso. Inoltre, la banca lamentava che la parte del suo credito non coperta dal valore dell’immobile non riceveva alcun trattamento, venendo di fatto cancellata.

Nonostante l’opposizione, il Tribunale ha omologato il piano, e il successivo reclamo della banca è stato respinto. La questione è quindi giunta all’esame della Corte di Cassazione.

Le Argomentazioni in Cassazione e il Destino del Credito Incapiente

L’istituto di credito ha basato il proprio ricorso su tre motivi principali:

1. Violazione dei termini di pagamento: Secondo la banca, la legge consentirebbe una moratoria massima di un anno per il pagamento dei creditori privilegiati, termine inteso come finale e non come data di inizio di un piano pluriennale.
2. Mancanza del diritto di voto: La banca sosteneva che, in un caso di stralcio e dilazione così significativi, avrebbe dovuto avere il diritto di votare sul piano, applicando per analogia le norme del concordato preventivo.
3. Mancato trattamento del credito incapiente: Il punto cruciale. La banca ha sostenuto che la parte del credito ipotecario eccedente il valore dell’immobile dovesse essere ‘degradata’ a credito chirografario e ricevere lo stesso trattamento degli altri creditori non garantiti, invece di essere semplicemente annullata.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha esaminato dettagliatamente ogni motivo, arrivando a conclusioni distinte ma coerenti con la logica della normativa sul sovraindebitamento.

In primo luogo, ha respinto la tesi sulla moratoria annuale. I giudici hanno chiarito che il termine di un anno previsto dalla legge (art. 8, comma 4, L. 3/2012) è un termine iniziale: indica il periodo massimo entro cui i pagamenti devono iniziare dopo l’omologazione, non concludersi. Questa interpretazione è funzionale a garantire la sostenibilità del piano per il debitore.

In secondo luogo, la Corte ha negato il diritto di voto per il creditore nel piano del consumatore. A differenza del concordato preventivo, questa procedura non prevede un’approvazione da parte dei creditori. La tutela del creditore è affidata al giudice, che deve verificare la convenienza del piano rispetto all’alternativa della liquidazione totale dei beni del debitore. Il creditore può contestare questa convenienza, ma non ha un diritto di veto.

Infine, la Corte ha accolto il terzo motivo, quello relativo al credito incapiente. I giudici hanno affermato un principio fondamentale: quando un creditore privilegiato viene soddisfatto solo parzialmente, nei limiti del valore del bene in garanzia, non perde il diritto sulla parte residua del credito. Questa parte eccedente, il cosiddetto credito incapiente, viene ‘degradata’ a chirografaria. Di conseguenza, deve essere trattata alla pari degli altri crediti chirografari e ricevere la stessa percentuale di soddisfacimento prevista dal piano per quella categoria di creditori.

Secondo la Corte, ignorare questo principio porterebbe a un risultato inaccettabile: un creditore garantito potrebbe ricevere, in percentuale, meno di un creditore non garantito, violando il principio generale della par condicio creditorum (parità di trattamento dei creditori), fatte salve le legittime cause di prelazione.

Conclusioni

La decisione della Cassazione è di grande importanza pratica. Conferma che il piano del consumatore può prevedere piani di rimborso a lungo termine e non richiede il consenso dei creditori. Tuttavia, stabilisce un paletto invalicabile a tutela dei creditori garantiti: la falcidia di un credito ipotecario è possibile solo fino alla concorrenza del valore del bene. La parte eccedente, il credito incapiente, sopravvive e deve essere inserita nel riparto destinato ai creditori chirografari. Questa sentenza bilancia l’esigenza di offrire una ‘seconda chance’ al debitore sovraindebitato con la necessità di garantire un trattamento equo e non penalizzante per i creditori, nel rispetto dei principi fondamentali del diritto civile e fallimentare.

Nel piano del consumatore, il pagamento dei creditori con ipoteca deve concludersi entro un anno dall’omologazione?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la moratoria fino a un anno prevista dalla legge è un termine iniziale, non finale. Significa che il pagamento rateale deve iniziare al massimo entro un anno dall’omologazione del piano, ma può proseguire per un periodo pluriennale.

Un creditore ipotecario può votare o porre un veto sul piano del consumatore se non è d’accordo con la proposta?
No. La procedura del piano del consumatore, a differenza del concordato preventivo, non prevede un meccanismo di voto o di approvazione da parte dei creditori. La valutazione sulla fattibilità e convenienza del piano spetta esclusivamente al giudice, anche in presenza del dissenso dei creditori.

Cosa succede alla parte di un debito ipotecario che non è coperta dal valore dell’immobile (credito incapiente)?
Questa parte del debito non viene cancellata. Viene ‘degradata’ a credito chirografario (cioè non garantito) e deve ricevere lo stesso trattamento previsto dal piano per tutti gli altri creditori chirografari. Pertanto, il creditore ha diritto a un ulteriore soddisfacimento per questa quota, nella misura prevista per gli altri creditori non privilegiati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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