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Credito da evizione e fallimento: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha stabilito che il credito per la restituzione del prezzo, derivante dall’evizione di un immobile a causa di abusi edilizi, non è prededucibile nel fallimento della società venditrice. Anche se l’evizione si è perfezionata dopo la dichiarazione di fallimento, l’effetto risolutivo del contratto di vendita retroagisce al momento della stipula. Pertanto, il credito da evizione è considerato anteriore al fallimento e deve essere ammesso al passivo come chirografario.

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Credito da Evizione e Fallimento: Quando il Diritto Retroagisce

L’acquisto di un immobile è un passo importante, ma cosa succede se, dopo la vendita, il venditore fallisce e l’immobile risulta affetto da un grave abuso edilizio? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha affrontato un caso complesso, chiarendo la natura del credito da evizione vantato dall’acquirente nei confronti del fallimento. La decisione sottolinea un principio fondamentale: la retroattività degli effetti della risoluzione del contratto, con importanti conseguenze sulla collocazione del credito nel passivo fallimentare.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine con la vendita di un appartamento nel 2009 da parte di una società immobiliare. L’edificio, tuttavia, era stato oggetto anni prima di un intervento di ricostruzione avvenuto in violazione di vincoli urbanistici. Nel 2012, la società venditrice viene dichiarata fallita. Anni dopo, nel 2022, il Comune, accertato l’abuso insanabile, ordina l’acquisizione dell’immobile al patrimonio comunale, determinando di fatto l’evizione per l’acquirente.

A seguito della perdita della proprietà, l’acquirente ha richiesto l’ammissione al passivo del fallimento per un importo pari al prezzo pagato, maggiorato degli interessi, chiedendo che il suo credito fosse considerato prededucibile, ovvero da pagare con priorità rispetto agli altri creditori.

La Questione Giuridica: Credito Prededucibile o Chirografario?

Il cuore della controversia risiedeva nel determinare la natura del credito dell’acquirente. La sua pretesa era:

1. Prededucibile: se fosse sorto “in occasione” o “in funzione” della procedura fallimentare.
2. Chirografario (o concorsuale): se fosse sorto prima della dichiarazione di fallimento.

La differenza è sostanziale: i crediti prededucibili vengono pagati per intero e prima degli altri, mentre i crediti chirografari vengono soddisfatti solo dopo i privilegiati e in proporzione all’attivo disponibile, spesso ricevendo solo una piccola percentuale del dovuto. L’acquirente sosteneva che il suo diritto al rimborso era sorto solo nel 2022, con il provvedimento di acquisizione del Comune, quindi ben dopo la dichiarazione di fallimento del 2012.

L’Analisi della Corte sul Credito da Evizione

La Corte di Cassazione ha rigettato la tesi dell’acquirente, confermando la decisione del Tribunale che aveva ammesso il credito solo in via chirografaria. Il ragionamento dei giudici si fonda su un’attenta analisi degli effetti giuridici dell’evizione.

L’evizione, che in questo caso deriva dall’ordine di acquisizione per abuso edilizio, comporta la risoluzione del contratto di compravendita. Secondo la giurisprudenza consolidata, la risoluzione del contratto ha un effetto restitutorio che opera ex tunc, ovvero retroagisce al momento in cui l’obbligazione è sorta: la data della stipula del contratto di vendita.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha spiegato che, sebbene il fatto scatenante (l’acquisizione da parte del Comune) sia successivo al fallimento, la causa genetica del credito da evizione risiede nel contratto di vendita stipulato nel 2009. L’obbligo del venditore di restituire il prezzo sorge dalla risoluzione del contratto, e questa risoluzione cancella gli effetti del contratto fin dall’origine.

Di conseguenza, il credito restitutorio non può essere considerato sorto “in occasione” o “in funzione” della procedura fallimentare. Non è un credito nato per gestire il patrimonio fallimentare o nell’interesse della massa dei creditori. Al contrario, è un credito che, per finzione giuridica, si considera preesistente alla dichiarazione di fallimento, anche se la sua esigibilità si è manifestata solo in seguito. Il contratto, al momento del fallimento, non era “pendente”, poiché l’effetto del trasferimento di proprietà si era già perfezionato.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha concluso che il credito dell’acquirente per la restituzione del prezzo a seguito di evizione deve essere classificato come chirografario e non prededucibile. La retrodatazione degli effetti della risoluzione colloca l’origine del credito in un momento anteriore alla dichiarazione di fallimento. Questa ordinanza ribadisce un principio cruciale e funge da monito per chi acquista un immobile: è fondamentale eseguire verifiche urbanistiche e catastali estremamente approfondite prima del rogito. In caso di fallimento del venditore, il rischio di subire un’evizione per vizi preesistenti si traduce nella probabilità di perdere sia l’immobile sia gran parte del capitale investito.

Quando sorge il diritto di credito dell’acquirente in caso di evizione successiva al fallimento del venditore?
Il diritto di credito diventa esigibile nel momento in cui l’evizione si perfeziona (in questo caso, con il provvedimento di acquisizione del Comune). Tuttavia, per la sua qualificazione nel passivo fallimentare, la sua origine giuridica viene fatta retroagire, con effetto ex tunc, al momento della stipula del contratto di compravendita.

Il credito dell’acquirente per la restituzione del prezzo a seguito di evizione è prededucibile nel fallimento del venditore?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che si tratta di un credito chirografario (concorsuale), poiché la sua causa giuridica, legata alla risoluzione del contratto di vendita, è anteriore alla dichiarazione di fallimento.

Perché il credito da evizione non è considerato ‘funzionale’ o sorto ‘in occasione’ della procedura fallimentare?
Perché non deriva da un’attività degli organi fallimentari né è sorto per amministrare o liquidare il patrimonio nell’interesse della massa dei creditori. La sua fonte è un’obbligazione contrattuale preesistente della società fallita, ovvero la garanzia per l’evizione legata al contratto di vendita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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