LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Crediti previdenziali fallimento: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito che la regola speciale dell’ammissione al passivo con riserva non si applica ai crediti previdenziali in un fallimento, ma solo a quelli tributari. La Corte ha accolto il ricorso del curatore fallimentare, annullando la decisione di un tribunale che aveva ammesso un credito previdenziale con riserva. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame che dovrà tenere conto delle ordinarie regole di accertamento del passivo e valutare l’eccezione di prescrizione sollevata dal curatore.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Crediti previdenziali fallimento: la Cassazione fa chiarezza sull’ammissione con riserva

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione interviene su un tema cruciale nella gestione delle crisi d’impresa: le regole per l’ammissione dei crediti previdenziali nel fallimento. La decisione chiarisce che la procedura speciale di ‘ammissione con riserva’ è applicabile solo ai crediti tributari e non può essere estesa a quelli di natura previdenziale, che devono seguire le ordinarie regole di accertamento del passivo.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dall’opposizione presentata da un ente di riscossione contro la decisione di escludere un suo credito dallo stato passivo di una società fallita. Il Tribunale, in seconda istanza, accoglieva la richiesta dell’ente, ammettendo al passivo un credito di oltre 288.000 euro, di cui una parte significativa (oltre 251.000 euro) a titolo di contributi previdenziali, sebbene con la formula ‘con riserva’. Il Tribunale riteneva sufficiente, come prova del credito, la produzione degli estratti di ruolo.

Il curatore fallimentare della società, non condividendo questa impostazione, ha proposto ricorso in Cassazione, sollevando diverse questioni, tra cui la violazione delle norme sull’onere della prova e l’errata applicazione della disciplina sull’ammissione con riserva, oltre all’omessa pronuncia sulla sua eccezione di prescrizione del credito.

Crediti previdenziali nel fallimento: la disciplina applicabile

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del curatore, fornendo una ricostruzione precisa del quadro normativo. Il punto centrale della controversia riguarda l’applicabilità ai crediti previdenziali nel fallimento del meccanismo di ammissione con riserva previsto dagli artt. 87 e 88 del d.P.R. 602/1973. Questa procedura consente di ‘congelare’ la posizione di un credito contestato in attesa della definizione del giudizio pendente davanti al giudice competente (tipicamente quello tributario).

La distinzione tra crediti tributari e previdenziali

La Corte ha ribadito un principio consolidato: questa disciplina speciale è riservata esclusivamente ai crediti di natura tributaria. L’art. 31 del d.lgs. 46/1999 stabilisce infatti che le disposizioni sull’ammissione con riserva non si applicano se le contestazioni relative alle somme iscritte a ruolo sono devolute alla giurisdizione del giudice ordinario.
Poiché l’accertamento dei crediti previdenziali rientra nella giurisdizione del giudice ordinario (giudice del lavoro), essi devono essere verificati secondo le regole generali del diritto fallimentare. Pertanto, il Tribunale ha errato nell’applicare l’ammissione con riserva a tali crediti.

Le motivazioni

La Corte Suprema ha chiarito che il curatore fallimentare è pienamente legittimato a impugnare un’ammissione con riserva illegittima. Tale illegittimità, infatti, può ostacolare la corretta formazione dei piani di riparto e, come avvenuto nel caso di specie, può portare il giudice a non esaminare nel merito le eccezioni sollevate dalla curatela, come quella fondamentale sulla prescrizione del credito.

Sebbene la Corte confermi che la produzione dell’estratto di ruolo è di per sé sufficiente per presentare la domanda di insinuazione al passivo (come stabilito anche dalle Sezioni Unite), ciò non esime il giudice delegato e il Tribunale dal verificare la fondatezza del credito a fronte delle contestazioni del curatore. Il Tribunale avrebbe dovuto verificare se il ruolo fosse stato legittimamente emesso e, soprattutto, avrebbe dovuto esaminare l’eccezione di prescrizione, anziché ‘superarla’ con l’illegittima apposizione della riserva.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato il decreto del Tribunale e ha rinviato la causa allo stesso ufficio giudiziario, in diversa composizione, per un nuovo esame. Il giudice del rinvio dovrà attenersi ai principi stabiliti: i crediti previdenziali nel fallimento non possono essere ammessi con riserva secondo la disciplina speciale tributaria, ma devono essere accertati secondo le regole ordinarie. Di conseguenza, il Tribunale dovrà valutare nel merito la fondatezza della pretesa creditoria, inclusa l’eccezione di prescrizione sollevata dal curatore fallimentare.

È possibile ammettere con riserva i crediti previdenziali nel passivo di un fallimento?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la procedura speciale di ammissione con riserva, prevista dagli artt. 88 e 90 del d.P.R. 602/1973, si applica esclusivamente ai crediti tributari e non a quelli previdenziali, i quali sono soggetti alle ordinarie regole di accertamento del passivo.

L’estratto di ruolo è una prova sufficiente per insinuare un credito previdenziale nel fallimento?
Sì, la Corte conferma il principio secondo cui la produzione dell’estratto di ruolo è sufficiente per l’ammissibilità della domanda di insinuazione al passivo presentata dall’agente della riscossione, sia per crediti tributari che previdenziali.

Perché il Tribunale non ha esaminato l’eccezione di prescrizione sollevata dal curatore?
Il Tribunale ha erroneamente pretermesso l’esame dell’eccezione di prescrizione proprio perché aveva disposto l’ammissione del credito con riserva. La Cassazione ha censurato questa decisione, affermando che il curatore ha pieno diritto a che le sue eccezioni vengano esaminate, e ha rinviato il caso per una nuova valutazione che includa anche l’analisi della prescrizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati