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Crediti irreperibili: fondi negati al garante pagatore

Una società garante ha saldato i debiti di un’altra società in amministrazione straordinaria. Successivamente, ha richiesto i fondi accantonati per i “crediti irreperibili” che aveva pagato. La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta, chiarendo che, secondo la normativa antecedente alla riforma del 2006, il deposito di tali somme aveva un effetto liberatorio, rendendole non disponibili per una nuova distribuzione. Il diritto di surroga del garante non gli conferiva un accesso automatico a questi fondi specifici senza una formale ammissione preventiva del suo credito.

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Crediti irreperibili: la Cassazione chiarisce la sorte dei fondi nelle vecchie procedure

Nelle complesse vicende delle procedure concorsuali, la gestione dei crediti irreperibili rappresenta un nodo cruciale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto un’importante delucidazione sul destino delle somme accantonate per i creditori non rintracciabili, specialmente con riferimento alle procedure avviate prima della riforma del diritto fallimentare del 2006. La Corte ha stabilito che il garante, pur avendo saldato i debiti, non può reclamare tali fondi, poiché la vecchia normativa prevedeva un effetto liberatorio definitivo al momento del loro deposito.

I Fatti del Caso: Una Garanzia e dei Fondi Bloccati

Una società, precedentemente in amministrazione straordinaria e poi tornata in bonis, aveva agito come garante per una sua controllata, anch’essa soggetta alla medesima procedura concorsuale. Al termine della procedura della controllata, alcune somme destinate a creditori ammessi al passivo erano state accantonate perché questi ultimi erano risultati irreperibili.

La società garante, avendo pagato i debiti di questi creditori in virtù della fideiussione prestata, ha chiesto al Tribunale di vedersi assegnare le somme accantonate. La sua richiesta si basava sulla surrogazione ex lege, ovvero sul subentro automatico nei diritti dei creditori soddisfatti. Il Tribunale di Milano, tuttavia, ha respinto la richiesta, sostenendo che il diritto del garante costituisse una nuova pretesa di credito, non ammessa al passivo, e che avrebbe dovuto essere oggetto di un’insinuazione tardiva.

La Decisione della Cassazione sui crediti irreperibili

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha confermato la decisione del Tribunale, rigettando il ricorso della società garante. La Suprema Corte ha esaminato la questione sotto due profili principali: la legge applicabile al caso di specie e la natura del deposito delle somme per i crediti irreperibili.

La Legge Applicabile: il Principio del tempus regit actum

Il primo punto chiarito dalla Corte è stato quello della normativa applicabile. Poiché la procedura di amministrazione straordinaria era iniziata nel 1981, la disciplina di riferimento era quella della legge fallimentare antecedente alla riforma del d.lgs. 5/2006. Secondo il principio tempus regit actum (il tempo regola l’atto), le nuove disposizioni, che prevedono la possibilità di ripartire le somme per i creditori irreperibili dopo cinque anni, non potevano trovare applicazione, né in via diretta né analogica. Applicare la nuova legge avrebbe significato superare una disciplina transitoria voluta dal legislatore, cosa non ammissibile.

L’Effetto Liberatorio del Deposito e l’Impossibilità di Redistribuzione dei crediti irreperibili

Sotto la vigenza della vecchia legge (art. 117, comma 3, l. fall.), il deposito delle somme destinate ai creditori irreperibili presso un istituto di credito aveva un “effetto liberatorio”. Ciò significa che tali somme uscivano immediatamente e definitivamente dal patrimonio della procedura e dalla disponibilità dei suoi organi. Questo meccanismo, scelto dal legislatore dell’epoca, rendeva superfluo prevedere un’ulteriore disciplina per la loro redistribuzione. L’unica eccezione era rappresentata dai crediti sottoposti a condizione sospensiva non ancora verificata, ma il caso del garante che paga non rientrava in tale fattispecie.

Le Motivazioni: Perché il Garante non Può Accedere ai Fondi

La Corte ha spiegato che la pretesa del garante non poteva essere accolta perché si scontrava con la chiara volontà del legislatore del tempo. La normativa previgente operava una scelta discrezionale: una volta depositate, le somme erano da considerarsi definitivamente assegnate ai creditori indicati nel piano di riparto, anche se irreperibili. Di conseguenza, la procedura non poteva più disporne per soddisfare altri creditori, inclusi quelli surrogatisi nei diritti di altri, come il garante.

Il diritto di regresso o surroga del garante, infatti, sorge solo con l’effettivo pagamento. Prima di quel momento, non può essere ammesso al passivo neanche con riserva. Dopo il pagamento, la surroga avviene, ma per farla valere all’interno della procedura e partecipare alla distribuzione dei fondi, sarebbe stata necessaria una formale ammissione al passivo, che in questo caso mancava. L’interpretazione estensiva o analogica delle norme non è stata ritenuta possibile, data la chiarezza e la puntualità del testo di legge applicabile, che non presentava alcuna “lacuna” da colmare.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza della Cassazione ribadisce un importante principio sull’applicazione della legge nel tempo nelle procedure concorsuali e chiarisce la sorte dei fondi per i crediti irreperibili nelle procedure soggette alla vecchia normativa. Le conclusioni principali sono:

1. Irretroattività delle Riforme: Le nuove norme, anche se ritenute più eque o funzionali, non possono essere applicate retroattivamente a procedure già disciplinate da una legge precedente, a meno che non sia espressamente previsto.
2. Effetto Liberatorio del Deposito: Nelle procedure ante-2006, il deposito di somme per creditori irreperibili le sottraeva definitivamente all’attivo fallimentare, impedendo qualsiasi successiva redistribuzione.
3. Necessità di Insinuazione al Passivo: Il diritto del garante che paga e si surroga non è automaticamente efficace nella procedura concorsuale. Per essere soddisfatto, deve essere formalmente ammesso al passivo, anche attraverso un’insinuazione tardiva, se i termini sono decorsi.

Un garante che paga il debito di una società in amministrazione straordinaria può reclamare i fondi accantonati per i ‘crediti irreperibili’ che ha soddisfatto?
No. Secondo la legge fallimentare applicabile alle procedure iniziate prima della riforma del 2006, il garante non può reclamare tali fondi. La Corte di Cassazione ha stabilito che il deposito di queste somme aveva un effetto liberatorio, facendole uscire definitivamente dal patrimonio della procedura e rendendole non disponibili per una successiva redistribuzione.

Le nuove regole sulla redistribuzione dei fondi per i crediti irreperibili (post-riforma 2006) si applicano alle procedure iniziate prima della loro entrata in vigore?
No. La Corte ha chiarito che la nuova disciplina non è applicabile retroattivamente, né direttamente né per analogia. Le procedure concorsuali restano regolate dalla legge in vigore al momento della loro apertura, in base al principio ‘tempus regit actum’.

Cosa accadeva, secondo la vecchia legge fallimentare, alle somme depositate per i creditori irreperibili?
Queste somme, una volta depositate presso un istituto di credito come previsto dalla legge, erano considerate definitivamente assegnate ai creditori originari. Questo atto determinava la loro immediata fuoriuscita dalla disponibilità della procedura fallimentare, la quale era così liberata da ogni ulteriore obbligo al riguardo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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