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Crediti ereditari: le regole se il debitore è coerede

Una coerede ha citato in giudizio il fratello, anch’egli coerede, per un debito che quest’ultimo aveva nei confronti del genitore defunto. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo le regole sui crediti ereditari quando il debitore è un altro coerede. A differenza dei debiti di terzi, questi crediti non vengono riscossi per intero da un singolo erede, ma vengono regolati durante la divisione ereditaria tramite imputazione alla quota del coerede debitore. La decisione della Corte d’Appello di riconoscere solo una somma pro quota è stata quindi confermata.

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Crediti Ereditari: Debitore Coerede? La Cassazione fissa i paletti

La gestione dei crediti ereditari rappresenta una delle questioni più complesse nell’ambito delle successioni. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto un’importante chiarificazione su un caso specifico ma frequente: come deve comportarsi un erede per riscuotere un credito del defunto quando il debitore è un altro coerede? La risposta della Suprema Corte delinea una netta distinzione tra debiti di terzi e debiti interni alla comunione ereditaria, stabilendo un percorso giuridico preciso.

I fatti di causa

La vicenda trae origine da un decreto ingiuntivo ottenuto da una madre nei confronti di uno dei figli per una somma considerevole. Alla morte della donna, il figlio debitore riassumeva la causa di opposizione al decreto contro gli altri eredi. Tra questi, una sorella accettava l’eredità con beneficio d’inventario e insisteva per ottenere il pagamento dell’intero credito.
La Corte d’Appello, in riforma della sentenza di primo grado, accoglieva parzialmente le ragioni del fratello debitore, condannandolo a pagare alla sorella solo una somma proporzionale alla sua quota ereditaria (pro quota) e non l’intero importo. Secondo i giudici di secondo grado, la sorella non poteva agire per l’intera somma in assenza della prova che gli altri chiamati all’eredità avessero rinunciato. Contro questa decisione, la sorella proponeva ricorso in Cassazione, sostenendo il suo diritto, in qualità di coerede, a riscuotere l’intero credito.

La decisione della Corte di Cassazione e i principi sui crediti ereditari

La Suprema Corte ha rigettato sia il ricorso principale della sorella creditrice sia quello incidentale del fratello debitore, cogliendo l’occasione per consolidare principi fondamentali in materia di crediti ereditari.

La differenza tra debitore terzo e debitore coerede

Il punto centrale della decisione è la distinzione operata dalla Corte. Viene confermato il principio, già affermato dalle Sezioni Unite (Cass. S.U. n. 24657/2007), secondo cui i crediti del de cuius non si dividono automaticamente tra i coeredi, ma entrano a far parte della comunione ereditaria. Di conseguenza, ogni coerede può agire in giudizio per riscuotere l’intero credito comune, senza necessità di coinvolgere gli altri eredi.

Tuttavia, la Corte chiarisce che questa regola vale esclusivamente per i crediti verso soggetti terzi, estranei all’eredità. Quando il debitore è uno dei coeredi, si applica una disciplina differente, dettata dall’articolo 724 del codice civile. Questa norma stabilisce che ogni erede deve ‘imputare’ alla propria quota le somme di cui era debitore verso il defunto. L’imputazione non è un’azione di recupero crediti tradizionale, ma una fase interna al procedimento di divisione ereditaria. In pratica, il debito del coerede viene saldato attraverso un meccanismo di prelevamenti che gli altri eredi effettuano dall’asse ereditario prima che si proceda alla formazione delle porzioni.

Il ruolo dell’accettazione con beneficio d’inventario

La ricorrente sosteneva che la sua qualità di erede con beneficio d’inventario le conferisse il diritto di agire per l’intero, in quanto tenuta ad amministrare la massa ereditaria. La Cassazione ha respinto anche questa argomentazione, giudicandola un’errata interpretazione degli effetti del beneficio. L’accettazione con beneficio di inventario serve a tenere distinti i patrimoni e a limitare la responsabilità dell’erede, ma non altera le regole sulla liquidazione dei rapporti interni alla comunione ereditaria, come i debiti di un coerede.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su una rigorosa interpretazione sistematica delle norme sulla divisione ereditaria. Il credito verso un coerede non è un bene da riscuotere e poi dividere, ma un rapporto obbligatorio che trova la sua naturale estinzione all’interno della divisione stessa. La ratio dell’art. 724 c.c. è quella di semplificare la liquidazione dei rapporti, evitando che un coerede debba prima pagare un debito alla massa per poi ricevere la sua quota ereditaria, che potrebbe includere parte di quanto ha appena versato.

Il meccanismo di imputazione e prelevamento realizza una sorta di compensazione interna alla massa ereditaria. Gli eredi non debitori prelevano beni fino a ristabilire l’equilibrio alterato dal debito del coerede, e solo successivamente si divide il patrimonio residuo. Pertanto, la pretesa di un singolo erede di incassare l’intero importo è incompatibile con questa logica, che vede la divisione come sede naturale per la composizione di tali rapporti. La Corte ha quindi ritenuto corretta la decisione dei giudici d’appello di limitare la condanna alla sola quota spettante all’erede attrice.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame fornisce un’indicazione pratica di grande valore: l’azione per il recupero di un credito del defunto segue strade diverse a seconda della persona del debitore. Se si tratta di un terzo, il singolo coerede può agire per l’intero. Se, invece, il debitore è un altro coerede, la via maestra non è l’azione di condanna per l’intero, ma la procedura di divisione ereditaria, all’interno della quale il debito verrà regolato tramite imputazione. Questa pronuncia ribadisce la centralità della divisione come momento risolutivo dei rapporti interni tra eredi, garantendo un equilibrio tra le diverse posizioni.

Un coerede può agire per riscuotere l’intero importo di un credito del defunto?
Sì, ma solo se il debitore è un soggetto terzo estraneo all’eredità. Se il debitore è un altro coerede, la regola cambia e l’azione individuale per l’intero non è ammessa.

Come si gestiscono i crediti ereditari quando il debitore è uno degli eredi?
Il credito non viene riscosso per intero da un altro coerede. Viene invece ‘imputato’ alla quota ereditaria del coerede-debitore durante la divisione dell’eredità, come previsto dall’art. 724 del codice civile. Gli altri eredi soddisfano il loro diritto prelevando beni di valore corrispondente dalla massa ereditaria prima della divisione finale.

L’accettazione con beneficio d’inventario permette a un erede di riscuotere l’intero credito verso un altro coerede?
No. Secondo la Corte, l’accettazione con beneficio d’inventario non modifica la regola secondo cui i debiti di un coerede verso il defunto si liquidano tramite il meccanismo dell’imputazione e dei prelevamenti in sede di divisione, e non attraverso un’azione per il pagamento dell’intero.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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