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Costi mutuo e usura: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione ha stabilito che, per la verifica del superamento del tasso soglia antiusura, devono essere considerati tutti i costi del mutuo, ad eccezione di imposte e tasse. La sentenza analizza il caso di una mutuataria che aveva ricevuto una somma inferiore a quella pattuita, a causa di spese trattenute dalla banca. La Corte ha chiarito che la quietanza firmata nel rogito non impedisce di provare l’effettivo importo erogato. Di conseguenza, tutti i costi mutuo e usura devono essere conteggiati nel Tasso Annuo Effettivo Globale (TAEG), accogliendo il ricorso della cliente e rinviando il caso alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

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Costi mutuo e usura: la Cassazione stabilisce che tutte le spese contano

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale sulla questione dei costi mutuo e usura, affermando un principio di trasparenza a tutela dei consumatori. La Corte ha stabilito che nel calcolo del Tasso Annuo Effettivo Globale (TAEG), ai fini della verifica del superamento della soglia di usura, devono essere incluse tutte le spese collegate all’erogazione del credito, anche quelle trattenute direttamente dalla banca al momento della stipula.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dall’opposizione a un’esecuzione immobiliare promossa da una mutuataria contro l’istituto di credito. La cliente sosteneva che il contratto di mutuo fosse usurario. A fronte di un importo nominale pattuito di circa 160.000 euro, la somma effettivamente accreditata sul suo conto corrente era di circa 148.500 euro. La differenza, pari a oltre 11.500 euro, era stata trattenuta dalla banca per coprire diverse spese, tra cui costi di istruttoria, perizia, imposta sostitutiva e altre voci.

Secondo la tesi della mutuataria, includendo questo importo nel calcolo del costo totale del finanziamento, il TAEG reale saliva al 7,25%, superando il tasso soglia antiusura vigente all’epoca (6,63%).

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano respinto la sua domanda. I giudici di merito avevano dato valore probatorio assoluto alla ‘quietanza’ presente nell’atto notarile, con cui la mutuataria dichiarava di aver ricevuto l’intera somma di 160.000 euro, ritenendo così provata l’erogazione dell’intero importo.

L’analisi della Cassazione sui costi del mutuo e l’usura

La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione dei giudici di merito, accogliendo il ricorso della mutuataria. Gli Ermellini hanno sottolineato che la questione centrale non era l’erogazione della somma in sé, ma la corretta determinazione del costo effettivo del finanziamento.

La normativa antiusura, infatti, impone di considerare tutte le commissioni, le remunerazioni a qualsiasi titolo e le spese (ad eccezione di imposte e tasse) collegate all’erogazione del credito. Questo approccio onnicomprensivo è finalizzato a evitare che gli istituti di credito possano aggirare le norme antiusura spostando il peso economico del contratto da voci incluse nel calcolo (interessi) a voci formalmente escluse (spese varie).

Il Valore della Quietanza e l’Onere della Prova

Un punto cruciale della sentenza riguarda il valore della quietanza. La Cassazione ha chiarito che la dichiarazione di aver ricevuto una determinata somma non impedisce di provare che, contestualmente, una parte di essa sia stata trattenuta dalla banca per coprire costi accessori. In altre parole, la quietanza non costituisce una prova insuperabile che preclude l’accertamento della realtà economica dell’operazione. È sempre possibile dimostrare, con idonea prova, che l’effettiva disponibilità economica per il cliente è stata inferiore a quella nominale a causa dei costi mutuo e usura applicati.

La Decisione sul Ricorso Incidentale: la Cessione del Credito

La Corte ha anche esaminato un ricorso incidentale presentato dalla società che si dichiarava cessionaria del credito. Tale società era stata estromessa dal giudizio d’appello perché non aveva fornito prova adeguata della sua titolarità. La Cassazione ha confermato questa decisione, ribadendo che la sola pubblicazione dell’avviso di cessione in blocco sulla Gazzetta Ufficiale non è sufficiente a provare che uno specifico credito sia incluso in quell’operazione, specialmente se il debitore contesta l’avvenuta cessione.

Le Motivazioni

La Corte Suprema ha motivato la sua decisione basandosi sul principio fondamentale della legge antiusura (L. 108/1996), che mira a reprimere il fenomeno usurario in tutte le sue forme. Escludere dal calcolo del TAEG le spese effettivamente sostenute dal cliente, solo perché trattenute ‘alla fonte’ dalla banca, comporterebbe una facile elusione della normativa. La sostanza economica dell’operazione deve prevalere sulla forma. Pertanto, qualsiasi onere che il cliente deve sostenere per ottenere il credito, fatta eccezione per imposte e tasse, deve essere incluso nel computo per verificare il rispetto del tasso soglia. La quietanza, sebbene costituisca una confessione stragiudiziale, può essere superata dalla prova di un’effettiva decurtazione della somma erogata, prova che spetta al mutuatario fornire.

Le Conclusioni

In conclusione, la Cassazione ha cassato la sentenza d’appello e ha rinviato la causa a una diversa sezione della Corte d’Appello di Messina, enunciando il seguente principio di diritto: per determinare se un mutuo è usurario, si deve tenere conto di tutte le commissioni, remunerazioni e spese (escluse imposte e tasse) collegate all’erogazione del credito, purché se ne dia idonea prova, indipendentemente dalle dichiarazioni di quietanza. Questa pronuncia rafforza significativamente la tutela dei consumatori, garantendo che la valutazione sull’usura sia basata sul costo reale e complessivo del finanziamento e non solo su dati formali.

Quali costi devono essere inclusi nel calcolo del TAEG per la verifica dell’usura?
Secondo la Corte, devono essere inclusi tutti i costi collegati all’erogazione del credito, come commissioni, remunerazioni a qualsiasi titolo e spese. Le uniche voci escluse sono le imposte e le tasse.

La quietanza firmata nel rogito notarile impedisce di contestare l’importo effettivamente ricevuto?
No. La sentenza chiarisce che, nonostante la dichiarazione di aver ricevuto l’intera somma (quietanza), il mutuatario può comunque fornire la prova che una parte di tale importo è stata trattenuta dalla banca per coprire delle spese, riducendo così la somma effettivamente a sua disposizione.

La pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale è una prova sufficiente per dimostrare la cessione di un credito specifico?
No. La Corte ha stabilito che, in caso di contestazione da parte del debitore, la sola pubblicazione dell’avviso di cessione in blocco non è sufficiente. La società cessionaria deve fornire una prova più specifica che quel determinato credito rientri effettivamente nell’operazione di cessione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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