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Corrispettivo aeroportuale: quando è legittimo?

Una compagnia aerea ha citato in giudizio una società petrolifera per la restituzione di un corrispettivo aeroportuale pagato per la fornitura di carburante, sostenendone l’illegittimità. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che il pagamento trova la sua legittima causa nel contratto di fornitura. La Corte ha inoltre chiarito che, nell’ambito di un’azione risarcitoria, spetta all’acquirente dimostrare di non aver trasferito il maggior costo (il c.d. “passing-on”) sui propri clienti.

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Corrispettivo Aeroportuale: La Cassazione Nega il Rimborso alla Compagnia Aerea

In una recente e significativa sentenza, la Corte di Cassazione ha affrontato il tema della legittimità del corrispettivo aeroportuale addebitato nelle complesse filiere commerciali. La decisione chiarisce importanti principi sul riaddebito dei costi tra imprese e sulla ripartizione dell’onere della prova, in particolare riguardo alla difesa del cosiddetto “passing-on”.

Il caso esaminato vedeva una nota compagnia aerea contrapposta a una società petrolifera, dalla quale richiedeva la restituzione di ingenti somme versate per anni a titolo di “airport fees” per il rifornimento di carburante. Secondo la compagnia aerea, tali somme costituivano un pagamento indebito, poiché non supportate da una causa lecita.

I Fatti del Contenzioso

Una compagnia aerea conveniva in giudizio una società petrolifera e la sua società di factoring, chiedendo la restituzione di oltre 6 milioni di euro. Tali somme erano state pagate come corrispettivo aggiuntivo sul prezzo del carburante, per il servizio di rifornimento in diversi scali aeroportuali. La compagnia aerea sosteneva che tale costo, imposto originariamente dai gestori aeroportuali alla società petrolifera e da quest’ultima riaddebitato, fosse illegittimo e privo di giustificazione, configurando un’ipotesi di indebito oggettivo e una violazione delle norme antitrust.

Il giudizio di primo grado accoglieva parzialmente la domanda, condannando la società petrolifera a una restituzione parziale. La Corte d’Appello, tuttavia, ribaltava completamente la decisione, rigettando le richieste della compagnia aerea. La questione è così giunta all’attenzione della Corte di Cassazione.

La Legittimità del Corrispettivo Aeroportuale nel Contratto di Fornitura

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione d’appello, rigettando il ricorso della compagnia aerea. Il punto centrale della motivazione riguarda la distinzione tra due tipi di azioni legali che la compagnia aerea aveva, di fatto, mescolato:

1. Azione di ripetizione di indebito (art. 2033 c.c.): per recuperare un pagamento non dovuto.
2. Azione di risarcimento del danno: per ottenere un ristoro a seguito di un comportamento illecito (in questo caso, un presunto abuso di posizione dominante da parte dei gestori aeroportuali).

Per quanto riguarda l’azione di ripetizione di indebito, la Corte ha stabilito che il pagamento del corrispettivo aeroportuale da parte della compagnia aerea alla società petrolifera non era affatto indebito. La sua “causa”, ovvero la sua giustificazione giuridica, si trovava nel contratto di fornitura di carburante stipulato tra le due società. La società petrolifera, infatti, si era limitata a riaddebitare un costo che essa stessa aveva dovuto sostenere nei confronti dei gestori aeroportuali. Questo semplice trasferimento di un costo documentato, senza alcun ricarico, rientrava pienamente nella logica commerciale del rapporto di fornitura. In altre parole, il rapporto contrattuale tra fornitore e cliente era distinto e autonomo da quello tra fornitore e gestore aeroportuale.

L’Onere della Prova e la Difesa del “Passing-on”

Il secondo snodo cruciale della sentenza riguarda l’azione di risarcimento del danno e la cosiddetta eccezione di “passing-on”. La compagnia aerea lamentava un danno derivante da un illecito antitrust commesso dai gestori aeroportuali (terzi rispetto al suo contratto). Tuttavia, la Corte ha evidenziato due criticità:

* La compagnia aerea aveva citato in giudizio i soggetti sbagliati (la società petrolifera e quella di factoring), che erano meri intermediari e non gli autori del presunto illecito.
* La compagnia aerea non aveva fornito la prova di aver effettivamente subito un danno. La Corte d’Appello aveva ritenuto che la compagnia non avesse dimostrato di non aver trasferito il maggior costo sui suoi clienti finali, cioè sui passeggeri, attraverso il prezzo dei biglietti.

Su questo punto, la Cassazione ha chiarito che l’onere di provare la mancata traslazione del costo gravava sulla stessa compagnia aerea che chiedeva il risarcimento. Non aver assolto a tale onere probatorio ha contribuito a rendere infondata la domanda risarcitoria.

le motivazioni

La Corte Suprema ha motivato il rigetto del ricorso principale basandosi su una netta distinzione tra il rapporto contrattuale di fornitura e il presunto illecito antitrust a monte. Il pagamento effettuato dalla compagnia aerea aveva una causa lecita e valida nel contratto di compravendita del carburante, il cui prezzo includeva legittimamente i costi sostenuti dal fornitore. L’eventuale illegittimità delle tariffe imposte dai gestori aeroportuali avrebbe potuto fondare un’azione risarcitoria, ma solo nei confronti dei gestori stessi e a condizione di provare il danno subito. La Corte ha inoltre ritenuto infondato il motivo relativo all’onere della prova sul “passing-on”, confermando che, secondo i principi generali, spetta a chi agisce per il risarcimento dimostrare tutti gli elementi costitutivi della sua pretesa, inclusa l’effettiva sussistenza del pregiudizio economico. Di conseguenza, ha dichiarato assorbiti i ricorsi incidentali condizionati presentati dagli altri soggetti coinvolti.

le conclusioni

La sentenza rappresenta un importante punto fermo per le imprese che operano in filiere complesse. Si stabilisce che il riaddebito di costi tra partner commerciali è legittimo se previsto dal contratto, anche se tali costi originano da imposizioni di terzi potenzialmente contestabili. Per agire con successo, è fondamentale:

1. Identificare correttamente il responsabile: l’azione legale deve essere diretta contro l’autore dell’illecito e non contro gli intermediari della filiera.
2. Distinguere l’azione contrattuale da quella extracontrattuale: la richiesta di restituzione di un pagamento (indebito) segue regole diverse da quella di risarcimento per un danno.
3. Provare il danno effettivo: in un’azione di risarcimento per sovrapprezzi, l’attore deve essere pronto a dimostrare di non aver scaricato tale costo sui propri clienti finali.

Un pagamento a un fornitore per un costo imposto da un terzo è considerato indebito?
No. Secondo la Corte di Cassazione, se il contratto di fornitura prevede il riaddebito di tali costi, il pagamento ha una causa legittima e non può essere richiesto in restituzione come indebito. Il rapporto contrattuale tra fornitore e cliente è autonomo rispetto a quello tra il fornitore e il terzo che impone il costo.

In una richiesta di risarcimento per sovrapprezzi, chi deve provare che il costo non è stato trasferito ai clienti finali (passing-on)?
Spetta alla parte che chiede il risarcimento (in questo caso, la compagnia aerea) fornire la prova di non aver trasferito il maggior costo sui propri clienti. La mancata dimostrazione di aver effettivamente subito il danno, senza averlo “scaricato” a valle, può comportare il rigetto della domanda.

L’illecito antitrust commesso da un gestore aeroportuale rende nullo il contratto di fornitura tra compagnia petrolifera e compagnia aerea?
No. La Corte ha stabilito che l’eventuale comportamento illecito di un soggetto terzo (il gestore aeroportuale) non comporta l’automatica nullità di un contratto diverso (quello di fornitura) intercorso tra altri soggetti che sono rimasti estranei all’abuso. L’illecito può fondare un’azione di risarcimento contro il responsabile, ma non invalida gli altri rapporti commerciali nella filiera.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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