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Copertura finanziaria: promozione nulla senza fondi

La Corte di Cassazione conferma la nullità di una progressione economica per un dipendente comunale a causa della mancanza di una preventiva e formale copertura finanziaria. La sentenza ribadisce che qualsiasi atto della Pubblica Amministrazione che comporti una spesa è inefficace se non supportato da un impegno contabile registrato e dall’attestazione dei fondi necessari. Viene così rigettato il ricorso del lavoratore, il quale, pur avendo superato una selezione, non ha potuto ottenere l’avanzamento di carriera.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Copertura Finanziaria: Senza Fondi, la Promozione del Dipendente Pubblico è Nulla

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 32601/2024, affronta un tema cruciale nel diritto del lavoro pubblico: la necessità inderogabile di una copertura finanziaria per la validità delle progressioni economiche. Un dipendente comunale, pur avendo superato una selezione per un avanzamento di carriera, si è visto negare il diritto alla promozione perché l’ente non aveva preventivamente stanziato e formalizzato i fondi necessari. Questa decisione riafferma un principio fondamentale della contabilità pubblica: nessuna spesa può essere assunta senza la certezza delle risorse.

I Fatti di Causa: Dalla Selezione alla Controversia Legale

La vicenda ha origine quando un dipendente di un Comune, inquadrato nella categoria A4, partecipa con successo a una selezione interna per passare alla categoria superiore A5. La procedura si conclude positivamente e il lavoratore si colloca in posizione utile nella graduatoria finale. Di conseguenza, si rivolge al Tribunale per ottenere il riconoscimento del suo diritto al passaggio di categoria e il pagamento delle relative differenze retributive.

Il Tribunale di primo grado accoglie la sua domanda. Tuttavia, la situazione si ribalta in appello. Il Comune impugna la sentenza e la Corte d’Appello, accogliendo il gravame, respinge la richiesta del lavoratore. La ragione? La nullità dell’intera procedura selettiva per mancanza della necessaria copertura finanziaria e degli atti formali di impegno di spesa, requisiti essenziali per ogni decisione della Pubblica Amministrazione che comporti un onere economico.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla copertura finanziaria

Il lavoratore non si arrende e porta il caso davanti alla Corte di Cassazione, basando il suo ricorso su tre motivi principali. La Suprema Corte, però, li ha rigettati tutti, confermando la decisione della Corte d’Appello e consolidando importanti principi giuridici.

Il Principio Inderogabile della Copertura Finanziaria

Il cuore della decisione ruota attorno al primo e al secondo motivo di ricorso, entrambi incentrati sulla questione della copertura finanziaria. Il ricorrente sosteneva che la motivazione della Corte d’Appello fosse carente e che l’onere di dimostrare la presenza dei fondi spettasse all’amministrazione.

La Cassazione chiarisce che il principio della necessaria copertura finanziaria per ogni spesa degli enti locali, sancito dal Testo Unico degli Enti Locali (d.lgs. n. 267/2000), è inderogabile. Qualsiasi atto, inclusa una determina dirigenziale che indice una selezione per progressioni economiche, deve essere supportato da un impegno di spesa registrato a bilancio e da un’attestazione di regolarità contabile. In assenza di questi elementi, l’atto è nullo e non produce alcun effetto giuridico, impedendo il sorgere di qualsiasi diritto in capo ai partecipanti. La Corte ha ribadito che questa regola vale anche per le decisioni che, come le progressioni di carriera, incidono sui costi del personale, aumentando la spesa pubblica.

La Domanda di Risarcimento: Un Errore Processuale

Con il terzo motivo, il lavoratore lamentava che la Corte d’Appello non si fosse pronunciata sulla sua richiesta subordinata di risarcimento del danno. Anche questo motivo è stato giudicato inammissibile. La Cassazione ha ricordato una regola processuale fondamentale: la parte che ha vinto in primo grado ma le cui domande o eccezioni non sono state esaminate (perché assorbite dalla decisione favorevole) deve riproporle espressamente nel giudizio di appello. In caso contrario, si presume che vi abbia rinunciato. Il dipendente, non avendo riproposto la domanda di risarcimento in appello, l’ha di fatto abbandonata.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano su un pilastro del diritto amministrativo e della contabilità pubblica: la tutela del bilancio dello Stato e degli enti locali. La regola che impone una preventiva e certa copertura finanziaria non è un mero formalismo, ma una norma imperativa posta a presidio dell’equilibrio finanziario e della corretta gestione delle risorse pubbliche. La violazione di questa regola determina una nullità radicale dell’atto, che non può essere sanata. L’accertamento della mancanza di fondi, compiuto dal giudice di merito, è una valutazione di fatto che non può essere riesaminata in sede di legittimità. Infine, la Corte ha sottolineato l’importanza del rispetto delle norme processuali, la cui inosservanza può portare alla perdita di un diritto, come nel caso della domanda di risarcimento non riproposta in appello.

Le Conclusioni

La sentenza n. 32601/2024 offre importanti spunti di riflessione. Per i dipendenti pubblici, emerge la consapevolezza che il superamento di una selezione non è di per sé garanzia di ottenimento del beneficio, se l’ente non ha agito nel rispetto delle rigide norme contabili. Per le Pubbliche Amministrazioni, la decisione è un monito a non avviare procedure che comportino spese senza aver prima assicurato la relativa copertura finanziaria con atti formali e inoppugnabili. In definitiva, la Corte di Cassazione ha riaffermato la preminenza delle esigenze di bilancio e di legalità dell’azione amministrativa rispetto alle legittime aspettative dei singoli.

Una Pubblica Amministrazione può avviare una selezione per una promozione senza avere i fondi?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che qualsiasi atto di un ente pubblico che comporti una spesa, come una progressione economica, è nullo se non è accompagnato dalla preventiva e formale attestazione della copertura finanziaria e da un regolare impegno di spesa a bilancio.

A chi spetta dimostrare se c’erano o meno i fondi per la promozione?
Sebbene la questione dell’onere della prova sia stata sollevata, la sentenza chiarisce che la decisione si è basata su un accertamento di fatto compiuto dalla Corte d’Appello, la quale ha verificato l’effettiva assenza della copertura finanziaria. Questo accertamento ha reso irrilevante la questione su chi dovesse provare cosa.

Se un dipendente vince in primo grado ma la sentenza viene ribaltata in appello, cosa succede alle sue altre richieste non esaminate?
Il dipendente, pur avendo vinto in primo grado, deve riproporre esplicitamente in appello tutte le sue domande che non erano state accolte o esaminate (ad esempio, una richiesta di risarcimento danni). Se non lo fa, tali domande si considerano rinunciate e non possono essere fatte valere in Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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