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Contributo di solidarietà illegittimo: la Cassazione

Un ente previdenziale professionale ha impugnato una decisione che dichiarava illegittimo il contributo di solidarietà applicato sulla pensione di un suo iscritto. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che tali trattenute sono illegittime e che il diritto al rimborso si prescrive in dieci anni, non in cinque. L’ente è stato inoltre sanzionato per abuso del processo.

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Contributo di solidarietà illegittimo: la Cassazione ribadisce il suo orientamento

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sulla questione del contributo di solidarietà applicato dalle casse di previdenza professionali, confermando un orientamento ormai consolidato. La decisione non solo ribadisce l’illegittimità di tali prelievi, ma chiarisce anche in via definitiva i termini di prescrizione per il rimborso e sanziona l’abuso del processo da parte dell’ente previdenziale. Analizziamo i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla decisione di una Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza per professionisti di operare delle trattenute sulla pensione di un proprio iscritto a titolo di contributo di solidarietà. Il pensionato ha agito in giudizio, ottenendo sia in primo grado che in appello una sentenza che dichiarava l’illegittimità di tali trattenute e condannava l’ente alla restituzione delle somme.
Nonostante le due sentenze conformi, la Cassa previdenziale ha deciso di proporre ricorso per cassazione, basandolo su due motivi principali: la presunta legittimità del contributo e, in subordine, l’applicazione della prescrizione breve quinquennale anziché quella ordinaria decennale per il diritto al rimborso.

La Violazione di Legge e il Contributo di Solidarietà

Il primo motivo di ricorso si basava sulla presunta violazione e falsa applicazione di norme di legge (in particolare, l’art. 3, comma 12, l. n. 335/1995). La Cassa sosteneva la legittimità del prelievo. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha rapidamente liquidato questa doglianza, definendola “affatto infondata”.
Gli Ermellini hanno richiamato la loro giurisprudenza costante e consolidata, citando numerose sentenze che hanno già stabilito in modo inequivocabile l’illegittimità di tali contributi imposti dagli enti previdenziali privatizzati in assenza di una specifica previsione di legge che garantisca l’equilibrio finanziario a lungo termine e il rispetto dei principi di proporzionalità e ragionevolezza.

La Questione della Prescrizione del Diritto al Rimborso

Il secondo motivo, proposto in via subordinata, riguardava il termine di prescrizione per la restituzione delle somme illegittimamente trattenute. La Cassa ricorrente sosteneva che dovesse applicarsi la prescrizione quinquennale prevista per le prestazioni periodiche (art. 2948 n. 4 c.c.).
Anche su questo punto, la Corte ha respinto la tesi dell’ente. La giurisprudenza ha chiarito che il diritto alla restituzione di somme non dovute (ripetizione dell'indebito) non ha carattere periodico. Anche se le trattenute sono avvenute mensilmente, il diritto al rimborso sorge come un’obbligazione unica a restituire tutto ciò che è stato indebitamente percepito. Di conseguenza, si applica l’ordinario termine di prescrizione decennale, che decorre dalla data di ogni singolo pagamento indebito.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile ai sensi dell’art. 360-bis, n. 1, c.p.c. Questa norma prevede l’inammissibilità quando il provvedimento impugnato ha deciso le questioni di diritto in modo conforme alla giurisprudenza della Corte e l’esame dei motivi non offre elementi per confermare o mutare l’orientamento stesso. Nel caso di specie, la giurisprudenza su entrambi i punti sollevati era talmente consolidata da rendere il ricorso palesemente infondato.
Inoltre, la Corte ha ravvisato un manifesto “abuso del processo” ai sensi dell’art. 96 c.p.c. L’ente ricorrente, infatti, ha insistito per una decisione nel merito pur essendo a conoscenza della proposta di definizione accelerata e dell’orientamento granitico della giurisprudenza, senza addurre alcun nuovo argomento che potesse indurre la Corte a un ripensamento. Questo comportamento è stato sanzionato con la condanna al pagamento di un’ulteriore somma in favore della controparte e di una somma alla Cassa delle ammende.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in commento ha un forte valore pratico. In primo luogo, consolida ulteriormente la tutela per i pensionati delle casse professionali, confermando che il prelievo di contributi di solidarietà è illegittimo e le somme possono essere richieste in restituzione entro dieci anni. In secondo luogo, lancia un chiaro monito a tutti i litiganti: insistere in ricorsi palesemente infondati e contrari a una giurisprudenza consolidata non solo porta a una declaratoria di inammissibilità, ma può anche comportare pesanti sanzioni economiche per abuso del processo. La decisione riafferma l’importanza del principio di economia processuale e della lealtà nei confronti del sistema giudiziario.

Il ‘contributo di solidarietà’ imposto dalle casse previdenziali professionali è legittimo?
No. La Corte di Cassazione, sulla base di un orientamento consolidato, ha ribadito che l’applicazione di un contributo di solidarietà sulle pensioni da parte degli enti previdenziali privatizzati è illegittima.

Qual è il termine di prescrizione per richiedere il rimborso delle somme trattenute a titolo di contributo di solidarietà?
Il diritto alla restituzione delle somme illegittimamente trattenute si prescrive nel termine ordinario di dieci anni e non in quello breve di cinque anni, poiché non si tratta di una prestazione periodica ma di un’azione di ripetizione di indebito.

Cosa rischia chi propone un ricorso in Cassazione contro un principio di diritto già consolidato senza portare nuovi argomenti?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Inoltre, un simile comportamento può essere qualificato come “abuso del processo”, con la conseguente condanna della parte ricorrente al pagamento non solo delle spese legali, ma anche di ulteriori somme a titolo di sanzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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