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Contratto preliminare: quando prevale sul definitivo?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 19275/2024, ha esaminato un caso di compravendita immobiliare in cui gli acquirenti lamentavano l’inadempimento del venditore rispetto a obblighi assunti nel contratto preliminare e in una scrittura privata separata. La Corte ha chiarito che, sebbene di norma il contratto definitivo superi il preliminare, le parti possono pattuire la sopravvivenza di specifici obblighi. Tuttavia, ha rigettato il ricorso degli acquirenti per mancata prova del danno subito e per non aver tempestivamente denunciato i vizi dell’immobile.

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Contratto Preliminare: Quando le Promesse Sopravvivono al Rogito?

Nella compravendita immobiliare, la stipula del contratto preliminare (il cosiddetto ‘compromesso’) è un passaggio quasi obbligato che precede il rogito notarile. Ma cosa accade se gli impegni presi nel preliminare non vengono ripetuti nell’atto definitivo? E se, contestualmente al rogito, le parti firmano un accordo separato per confermare alcuni obblighi? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questi aspetti, sottolineando l’importanza della prova del danno e della tempestiva denuncia dei vizi.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda due acquirenti che, dopo aver comprato un appartamento con garage, citavano in giudizio il venditore. Le lamentele erano diverse: il mancato rispetto dei tempi pattuiti per la consegna e per la stipula del rogito, la presenza di vizi nell’immobile e un accesso difficoltoso al garage. Gli acquirenti chiedevano quindi un risarcimento per i danni derivanti da questi inadempimenti.
Sia il Tribunale in primo grado sia la Corte di Appello rigettavano le richieste, ritenendo non provato l’inadempimento del venditore. Gli acquirenti, non soddisfatti, decidevano di portare la questione fino in Cassazione, basando il loro ricorso su tre motivi principali.

L’Analisi della Cassazione sul Contratto Preliminare

Il punto giuridico più interessante riguardava il rapporto tra il contratto preliminare e il contratto definitivo. La Corte di Appello aveva affermato il principio generale secondo cui il contratto definitivo ‘assorbe’ e supera il preliminare, diventando l’unica fonte di diritti e obblighi tra le parti. Gli accordi precedenti, se non riprodotti, perdono efficacia.

La Cassazione, pur confermando questa regola generale, ha precisato un’importante eccezione. Il principio può essere derogato se le parti manifestano espressamente la volontà di far sopravvivere alcuni obblighi del preliminare. Nel caso di specie, le parti avevano firmato una scrittura privata, contestualmente al rogito, in cui il venditore si impegnava a completare una serie di lavori entro una data precisa. Questo accordo ‘a latere’ dimostrava chiaramente l’intenzione di mantenere in vita specifici obblighi.

Tuttavia, questo non è bastato a salvare le richieste degli acquirenti. La Corte ha infatti osservato che, anche a fronte dell’inadempimento del venditore, gli acquirenti non avevano fornito la prova concreta del danno subito, come ad esempio la perdita di un’occasione di affitto o un maggior costo per ottenere un finanziamento.

Vizi dell’Immobile e Onere della Prova

Un altro motivo di ricorso riguardava i difetti del garage. Gli acquirenti lamentavano che i giudici di merito avessero erroneamente dichiarato prescritta l’azione. La Cassazione ha dichiarato inammissibile anche questa doglianza.

La Corte ha evidenziato che i vizi lamentati (come le ridotte dimensioni della corsia di manovra) erano palesemente visibili. In questi casi, la garanzia non opera. Inoltre, la scrittura privata firmata insieme al rogito non menzionava alcun lavoro da eseguire sul garage, portando i giudici a concludere che fosse stato accettato nello stato in cui si trovava. Soprattutto, gli acquirenti non hanno dimostrato di aver denunciato i vizi tempestivamente, come richiesto dalla legge per far valere la garanzia.

Le Motivazioni

La decisione della Cassazione si fonda su un’attenta distinzione tra l’esistenza di un inadempimento e il diritto al risarcimento. I giudici hanno chiarito che, per ottenere un risarcimento, non basta dimostrare che la controparte non ha rispettato un accordo. È indispensabile provare con precisione il danno economico che da quell’inadempimento è derivato. Nel caso in esame, la richiesta di risarcimento era stata esaminata nel merito e respinta per mancanza di prove, rendendo di fatto irrilevante la discussione teorica sulla prevalenza del contratto preliminare. Allo stesso modo, per la garanzia sui vizi, la Corte ha ribadito che l’onere di provare la tempestiva denuncia del difetto spetta all’acquirente, prova che in questo caso è mancata.

Le Conclusioni

L’ordinanza offre importanti spunti pratici per chi acquista un immobile. In primo luogo, è fondamentale che tutti gli accordi, specialmente quelli relativi a lavori da completare dopo il rogito, siano messi per iscritto in modo chiaro e inequivocabile. Idealmente, dovrebbero essere inseriti direttamente nell’atto definitivo o in una scrittura privata coeva, come avvenuto in questo caso. In secondo luogo, in caso di inadempimento del venditore, è cruciale raccogliere e presentare prove concrete del danno economico subito. Infine, di fronte a vizi e difetti, è imperativo agire con prontezza, denunciandoli formalmente e nei termini di legge, per non perdere il diritto alla garanzia.

Gli accordi presi nel contratto preliminare sono sempre validi anche dopo la firma del contratto definitivo (rogito)?
No, di norma il contratto definitivo assorbe e supera il preliminare. Tuttavia, se le parti manifestano espressamente la volontà di mantenere in vita alcuni obblighi (ad esempio con una scrittura privata separata e contestuale al rogito), tali obblighi restano validi ed esigibili.

Se il venditore non completa i lavori promessi, è sufficiente dimostrare il suo inadempimento per ottenere un risarcimento?
No. Secondo la Corte, oltre a provare l’inadempimento della controparte, il creditore che agisce per il risarcimento del danno deve anche fornire la prova specifica del pregiudizio economico subito a causa di tale inadempimento. La semplice violazione dell’accordo non è, da sola, sufficiente.

Cosa deve fare l’acquirente se scopre dei vizi nell’immobile acquistato?
L’acquirente deve denunciare i vizi al venditore tempestivamente, entro i termini previsti dalla legge (solitamente 8 giorni dalla scoperta per la compravendita). È onere dell’acquirente provare di aver effettuato questa denuncia in tempo. Se i vizi erano visibili e riconoscibili al momento dell’acquisto, la garanzia potrebbe non operare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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