LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Contratto preliminare: la consegna non fa possesso

La Corte di Cassazione ha esaminato un caso relativo a un contratto preliminare di vendita immobiliare. I promissari acquirenti, dopo aver ricevuto l’immobile in anticipo, hanno sostenuto di averne acquisito la proprietà per usucapione. La Corte ha respinto questa tesi, ribadendo un principio fondamentale: la consegna anticipata del bene in un contratto preliminare configura una mera detenzione e non un possesso utile ai fini dell’usucapione, poiché l’acquirente è consapevole che la proprietà non è ancora stata trasferita. Allo stesso tempo, la Corte ha respinto la domanda di risoluzione del contratto del venditore a causa di un vizio formale nella diffida ad adempiere.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

La consegna anticipata di un immobile dopo un contratto preliminare permette di acquisirne la proprietà per usucapione?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la disponibilità del bene conseguita dal promissario acquirente è una mera detenzione e non un possesso. L’acquirente è consapevole che la proprietà appartiene ad altri fino al rogito notarile, pertanto manca l’elemento psicologico del possesso (animus possidendi) necessario per l’usucapione.

Il rilascio di cambiali per pagare il prezzo di un immobile equivale al pagamento effettivo?
No. Il rilascio di cambiali costituisce una ‘datio pro solvendo’, ovvero un negozio il cui effetto estintivo del debito è posticipato all’effettiva riscossione delle somme. Spetta al debitore (l’acquirente) provare che le cambiali sono state effettivamente pagate per dimostrare di aver adempiuto alla propria obbligazione.

Una diffida ad adempiere con un termine inferiore a 15 giorni è valida per risolvere un contratto?
Di norma, no. La legge prevede un termine minimo di 15 giorni. Un termine inferiore è ammesso solo in presenza di condizioni specifiche, come una diversa pattuizione tra le parti, la natura del contratto o gli usi. In assenza di tali condizioni, una diffida con un termine più breve è inefficace e non può produrre la risoluzione di diritto del contratto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati