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Contratto preliminare di preliminare: quando è valido?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 6822/2024, ha chiarito la distinzione tra un contratto preliminare di preliminare vincolante e una semplice puntuazione. Nel caso esaminato, un accordo per l’acquisto di un immobile è stato qualificato come mera puntuazione non vincolante, poiché non creava un obbligo reciproco tra le parti di stipulare un futuro contratto, ma solo un impegno unilaterale dell’acquirente a mantenere ferma la proposta. La Corte ha rigettato il ricorso della promissaria acquirente, confermando che l’interpretazione della volontà delle parti spetta al giudice di merito e che la violazione di un preliminare di preliminare genera responsabilità precontrattuale, non contrattuale.

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Contratto Preliminare di Preliminare: Quando un Accordo è Davvero Vincolante?

Nel complesso mondo delle compravendite immobiliari, non tutti gli accordi scritti hanno lo stesso valore. Comprendere la differenza tra una semplice bozza e un accordo vincolante è fondamentale per tutelare i propri interessi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti sul contratto preliminare di preliminare, distinguendolo dalla mera ‘puntuazione’ non vincolante. Questa decisione sottolinea come l’effettiva volontà delle parti e la sostanza dell’accordo prevalgano sulla forma, con conseguenze dirette sulla natura degli obblighi assunti.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine da una scrittura privata del 1999, con cui una signora si impegnava ad acquistare un appartamento da costruire da una società immobiliare. Anni dopo, la promissaria acquirente citava in giudizio la società costruttrice, chiedendo la risoluzione del contratto e il risarcimento dei danni. Sosteneva che la società le avesse taciuto di non essere proprietaria del terreno su cui l’immobile sarebbe dovuto sorgere.

La società si difendeva affermando che l’accordo del 1999 non fosse un contratto preliminare, ma una semplice intesa generica, una sorta di ‘puntuazione’ delle trattative, soggetta alla condizione del rilascio della concessione edilizia.

Il Tribunale di primo grado dava ragione all’acquirente sulla risoluzione, ma respingeva la richiesta di risarcimento, rilevando una mancanza di diligenza anche da parte sua. La Corte d’Appello, invece, ribaltava la decisione, accogliendo la tesi della società: la scrittura del 1999 non era un preliminare di vendita, ma un documento che fissava solo alcuni punti dell’accordo, senza creare un obbligo reciproco a concludere il contratto definitivo.

La Decisione della Corte di Cassazione sul contratto preliminare di preliminare

La promissaria acquirente ha quindi proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che l’accordo fosse un vero e proprio contratto preliminare o, in subordine, un contratto preliminare di preliminare valido e vincolante, secondo l’orientamento delle Sezioni Unite del 2015.

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la decisione d’appello. I giudici hanno stabilito che l’interpretazione del contratto compiuta dalla Corte territoriale era plausibile e ben motivata. Dalla lettura del testo emergeva che le parti non si erano impegnate a concludere un contratto definitivo di compravendita, ma avevano semplicemente previsto la stipula di un futuro contratto preliminare, una volta ottenuta la concessione edilizia. L’accordo, quindi, si configurava come una ‘puntuazione’ destinata a fissare alcuni punti del futuro negozio, senza però generare effetti vincolanti per entrambe le parti.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha basato la sua decisione su alcuni principi cardine. In primo luogo, ha ribadito che la valutazione della volontà delle parti e la qualificazione di un accordo come ‘puntuazione’ o come contratto vincolante è un accertamento di fatto riservato al giudice di merito, non sindacabile in sede di legittimità se la motivazione è logica e coerente.

In secondo luogo, la Cassazione ha escluso che si potesse configurare un valido contratto preliminare di preliminare. Anche se la Corte d’Appello aveva esaminato questa possibilità, l’aveva correttamente esclusa. L’accordo del 1999, infatti, non scandiva la tempistica e il contenuto dei futuri atti vincolanti (il preliminare e il definitivo), ma si limitava a una fissazione preliminare di punti senza creare un vero e proprio obbligo a contrarre.

Infine, un punto cruciale: la Corte ha precisato che la violazione di un valido ‘preliminare di preliminare’ genera una responsabilità di tipo precontrattuale (per violazione della buona fede nelle trattative), e non contrattuale. La ricorrente, invece, aveva agito in giudizio chiedendo la risoluzione per inadempimento contrattuale, un rimedio non appropriato per la fattispecie.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza offre una lezione fondamentale per chi si appresta a una compravendita immobiliare: la massima chiarezza è essenziale. Documenti come ‘proposte d’acquisto’ o ‘accordi preliminari’ devono specificare in modo inequivocabile la natura e la portata degli obblighi che le parti intendono assumere.

Perché un accordo sia considerato vincolante e non una mera ‘puntuazione’, deve emergere chiaramente la volontà reciproca di obbligarsi a concludere un successivo contratto con tutti gli elementi essenziali già definiti. In assenza di questo vincolo reciproco, il documento rischia di essere considerato solo una tappa interlocutoria delle trattative, senza forza di legge. È quindi sempre consigliabile affidarsi a un professionista per redigere accordi che riflettano fedelmente la volontà delle parti e garantiscano la necessaria tutela legale.

Un accordo scritto per l’acquisto di un immobile è sempre un contratto preliminare vincolante?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che se un accordo si limita a delineare alcuni punti della trattativa senza creare un obbligo reciproco e specifico di concludere un contratto definitivo, può essere qualificato come una semplice ‘puntuazione’ non vincolante.

Che cos’è un ‘contratto preliminare di preliminare’ e quando è valido?
È un accordo con cui le parti si obbligano a stipulare un futuro contratto preliminare. La sua validità, secondo la giurisprudenza, dipende dalla sussistenza di un interesse concreto delle parti a una formazione progressiva e scandita del contratto. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che tale interesse non fosse dimostrato e che l’accordo non definisse i contenuti e le tempistiche dei futuri atti vincolanti.

Se un accordo precontrattuale viene violato, si può sempre chiedere la risoluzione del contratto e il risarcimento?
No. La Corte ha specificato che la violazione di un valido ‘preliminare di preliminare’ configura una responsabilità precontrattuale (per violazione della buona fede nelle trattative), non una responsabilità contrattuale. Di conseguenza, l’azione legale da intraprendere e il tipo di danno risarcibile sono diversi da quelli previsti per l’inadempimento di un contratto vero e proprio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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