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Contratto per facta concludentia: la Cassazione decide

Una società di consulenza ha ricevuto un manuale digitale da un’altra azienda e lo ha trattenuto. La Corte di Cassazione ha stabilito che tale comportamento costituisce un’accettazione tacita, configurando un contratto per facta concludentia. La Corte ha respinto la tesi della ricorrente secondo cui l’invio del manuale rientrasse in un’obbligazione naturale, data la natura concorrenziale del rapporto tra le due imprese. Di conseguenza, la società che ha trattenuto il manuale è stata condannata al pagamento del corrispettivo pattuito.

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Contratto per Facta Concludentia: Quando il Silenzio Diventa Accordo

L’accettazione di un’offerta contrattuale non sempre richiede una firma o una dichiarazione esplicita. A volte, un semplice comportamento può essere sufficiente a manifestare la propria volontà. È il principio alla base del contratto per facta concludentia, un concetto fondamentale del diritto civile che la Corte di Cassazione ha recentemente ribadito in una interessante ordinanza. Il caso analizzato riguarda due società commerciali e la fornitura di un manuale per la qualità, il cui pagamento è stato contestato proprio per l’assenza di un’accettazione formale. Vediamo come la Suprema Corte ha risolto la questione.

I Fatti di Causa

Una società operante nel settore tecnologico otteneva un decreto ingiuntivo contro un’azienda di consulenza per il pagamento di circa 4.400 euro, a titolo di corrispettivo per la fornitura di un manuale per la qualità. L’accordo, secondo la società creditrice, si era perfezionato tramite uno scambio di email, a seguito del quale il manuale era stato inviato.

L’azienda di consulenza si opponeva al decreto, sostenendo che non fosse mai stato concluso alcun contratto. A suo dire, la ricezione del manuale non costituiva accettazione, ma rientrava in un contesto di adempimento di un’obbligazione naturale, data la presunta colleganza professionale tra le parti. In subordine, chiedeva il risarcimento del danno per violazione della buona fede precontrattuale.

Sia il Giudice di Pace che il Tribunale di Lecco rigettavano l’opposizione. In particolare, il Tribunale, in sede di appello, affermava che il contratto si era concluso per facta concludentia. Il fatto che l’azienda di consulenza avesse ricevuto e trattenuto il manuale in formato digitale, senza mai restituirlo, costituiva un comportamento concludente, incompatibile con la volontà di rifiutare l’offerta. Veniva inoltre esclusa la sussistenza di un’obbligazione naturale, considerata la natura concorrenziale del rapporto tra le due imprese.

La Decisione della Corte di Cassazione

L’azienda di consulenza proponeva quindi ricorso in Cassazione, basandolo su tre motivi principali: la violazione di legge per motivazione inesistente sul disconoscimento dei documenti, la nullità della sentenza per motivazione apparente sulla mancata conclusione del contratto e, infine, la nullità per motivazione inesistente sul rigetto della domanda di risarcimento per responsabilità precontrattuale.

Analisi del Contratto per Facta Concludentia

La Corte di Cassazione ha respinto tutti i motivi di ricorso, confermando la decisione del Tribunale. Sul punto centrale, ovvero la conclusione del contratto, i giudici hanno ribadito che il comportamento dell’azienda di consulenza, consistito nel ricevere e non restituire il manuale inviato in formato editabile, integrava un’accettazione tacita della proposta contrattuale. Questo comportamento è stato ritenuto inequivocabilmente diretto a manifestare la volontà di accettare le condizioni proposte, che includevano l’invio del manuale al prezzo convenuto di 3.500 euro.

Esclusione dell’Obbligazione Naturale tra Imprese Concorrenti

La Suprema Corte ha anche smontato la tesi difensiva basata sull’obbligazione naturale. L’art. 2034 c.c. si riferisce all’adempimento spontaneo di doveri morali o sociali non giuridicamente vincolanti. Secondo i giudici, un tale dovere non può sussistere tra due società commerciali che operano nello stesso settore e sono, di fatto, concorrenti. La condivisione di un bene strumentale come un manuale per la qualità è incompatibile con la logica della competizione di mercato. Pertanto, l’invio del manuale non poteva essere interpretato come un gesto di cortesia o un dovere morale, ma come una prestazione a fronte di un corrispettivo.

Rigetto della Domanda per Responsabilità Precontrattuale

Infine, è stato respinto anche il motivo relativo alla responsabilità precontrattuale. La ricorrente non aveva fornito alcuna prova del danno subito, né aveva allegato circostanze concrete che potessero giustificare un risarcimento. La Corte ha ricordato che, per ottenere un risarcimento, è necessario dimostrare un danno effettivo, come un minore vantaggio o un maggiore aggravio economico derivante dal comportamento sleale della controparte, cosa che nel caso di specie non è avvenuta.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su principi consolidati. In primo luogo, la valutazione del comportamento delle parti è cruciale per determinare la conclusione di un contratto quando manca un’accettazione formale. La mancata restituzione di un bene ricevuto a seguito di una proposta commerciale è un classico esempio di comportamento concludente. In secondo luogo, il concetto di obbligazione naturale deve essere interpretato restrittivamente, specialmente in contesti commerciali dove prevale la logica dello scambio economico. Infine, una domanda di risarcimento, anche per responsabilità precontrattuale, deve essere sempre supportata dalla prova del danno, non potendo basarsi su mere allegazioni generiche.

Conclusioni

Questa ordinanza della Cassazione offre importanti spunti di riflessione per le imprese. Sottolinea come la conclusione di un contratto non sia legata a rigide formalità e come anche un’azione apparentemente passiva, come il trattenere un bene, possa avere conseguenze giuridiche vincolanti. È un monito a gestire con attenzione le comunicazioni e le transazioni commerciali, anche quelle che avvengono in modo informale, poiché possono dare vita a un contratto per facta concludentia con pieni effetti legali.

Quando un contratto è considerato concluso ‘per facta concludentia’?
Un contratto si considera concluso ‘per facta concludentia’ quando, in assenza di una dichiarazione di accettazione esplicita, una parte tiene un comportamento che è oggettivamente incompatibile con una volontà contraria e che manifesta in modo inequivocabile l’intenzione di accettare l’offerta. Nel caso specifico, trattenere il manuale ricevuto è stato considerato tale comportamento.

Può la condivisione di materiale professionale tra aziende concorrenti essere considerata un’obbligazione naturale?
No. La Corte di Cassazione ha escluso che possa esistere un dovere morale o sociale di condivisione di un manuale tra società commerciali concorrenti. Un tale atto è incompatibile con la logica della competizione sul mercato e deve essere interpretato come una prestazione economica all’interno di un rapporto contrattuale.

Come deve essere effettuato il disconoscimento di un documento prodotto in copia per essere efficace?
Il disconoscimento della conformità di una copia all’originale non può essere generico. Deve essere operato in modo chiaro, circostanziato e specifico, indicando precisamente sia il documento contestato sia gli aspetti per cui si ritiene che la copia differisca dall’originale. Una contestazione generica è considerata inefficace.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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