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Contratto di Finanziamento: TAN e TAEG, la Cassazione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato la validità di un contratto di finanziamento in cui mancava l’indicazione esplicita del Tasso Annuo Nominale (TAN), pur essendo presente l’Indicatore Sintetico di Costo (ISC/TAEG). La Corte ha respinto il ricorso di un’imprenditrice, stabilendo che il contratto non è nullo se il TAN, pur non essendo indicato, è ricavabile con un semplice calcolo matematico dagli altri dati presenti nel documento, soddisfacendo così il requisito di determinabilità. Sono state respinte anche le censure relative alla natura della clausola ‘floor’ e alla presunta novazione del rapporto.

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Contratto di Finanziamento: è valido senza TAN se c’è il TAEG?

La trasparenza nei contratti bancari è un pilastro fondamentale a tutela del cliente. Ma cosa succede quando in un contratto di finanziamento manca un elemento cruciale come il Tasso Annuo Nominale (TAN), pur essendo presente il Tasso Annuo Effettivo Globale (TAEG)? La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 5151/2024, ha fornito chiarimenti decisivi su questo punto, introducendo il principio della ‘determinabilità’ del tasso.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dall’azione legale intrapresa dalla titolare di un’impresa individuale contro un istituto finanziario. L’imprenditrice contestava la validità di due contratti di finanziamento, stipulati a distanza di anni, sollevando diverse eccezioni: nullità per indeterminatezza dei tassi di interesse, applicazione di interessi usurari e l’errata indicazione dell’Indicatore Sintetico di Costo (ISC, equivalente al TAEG).

In particolare, il fulcro della controversia era la mancata indicazione esplicita del TAN nei contratti. Secondo la ricorrente, la sola presenza del TAEG non era sufficiente a soddisfare i requisiti di forma e trasparenza imposti dalla legge (art. 117 del Testo Unico Bancario), rendendo il contratto nullo. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano rigettato le sue domande, spingendola a ricorrere in Cassazione.

Validità del contratto di finanziamento: TAN e TAEG

La Corte di Cassazione ha analizzato la distinzione funzionale tra TAN e TAEG. Il TAN rappresenta il tasso di interesse ‘puro’, la remunerazione del capitale prestato. Il TAEG, invece, è un indicatore di costo complessivo, che include anche spese e oneri, ed è finalizzato a permettere al consumatore di confrontare le diverse offerte sul mercato.

Secondo la legge, il contratto deve indicare il ‘tasso d’interesse’ (il TAN) in forma scritta, pena la nullità parziale della clausola. L’indicazione del solo TAEG, che è un indicatore e non un tasso convenuto tra le parti, non sana questa mancanza. Tuttavia, la Corte ha introdotto un’importante precisazione basata sul principio generale della determinabilità dell’oggetto del contratto (art. 1346 c.c.).

Se il TAN, pur non essendo esplicitato, può essere inequivocabilmente ricavato attraverso un calcolo matematico, utilizzando i dati presenti nel contratto (come il TAEG, l’importo, la durata e il piano di ammortamento), allora il requisito di legge è soddisfatto. Il tasso non è ‘indeterminato’, ma semplicemente ‘determinabile’. Nel caso specifico, la ricorrente non ha però fornito le prove concrete che tale calcolo fosse impossibile o eccessivamente complesso, rendendo la sua censura astratta e, quindi, inammissibile.

La Questione della Clausola Floor

Un altro motivo di ricorso riguardava la presenza di una clausola ‘floor’, che impediva al tasso di interesse variabile di scendere sotto una soglia minima (2,40%). La ricorrente sosteneva che tale clausola costituisse uno strumento finanziario derivato ‘occulto’, che avrebbe richiesto una disciplina e un’informativa specifiche.

La Cassazione ha rigettato nettamente questa tesi, richiamando una precedente e autorevole pronuncia delle Sezioni Unite (n. 5657/2023). La clausola floor non è un derivato, ma una semplice clausola condizionale che modula la misura del saggio di interesse. È un patto perfettamente lecito che definisce le modalità di calcolo degli interessi e rientra a pieno titolo nella disciplina del credito bancario, senza necessitare di formalità aggiuntive.

La Presunta Novazione

Infine, l’imprenditrice sosteneva che il secondo finanziamento, utilizzato per estinguere il debito residuo del primo, avesse dato vita a una novazione. Di conseguenza, le presunte nullità del primo contratto avrebbero reso inefficace anche il secondo. Anche questa argomentazione è stata respinta. La Corte ha chiarito che non si è trattato di una novazione (sostituzione di un’obbligazione con una nuova), ma di un semplice adempimento: il primo debito è stato pagato utilizzando i fondi provenienti da un nuovo, distinto, contratto di mutuo. L’operazione di accreditare le somme sul conto corrente per estinguere un debito preesistente è una pratica legittima e non inficia la causa del secondo contratto.

Le Motivazioni

La decisione della Corte si fonda su un bilanciamento tra il rigore formale richiesto dalla normativa sulla trasparenza bancaria e i principi generali del diritto contrattuale. Se da un lato l’art. 117 T.U.B. impone l’indicazione scritta del tasso di interesse (TAN), dall’altro l’art. 1346 c.c. ammette che l’oggetto del contratto possa essere non solo determinato, ma anche determinabile. La Suprema Corte ha ritenuto che la possibilità di desumere il TAN dal TAEG e dagli altri elementi contrattuali attraverso un calcolo aritmetico soddisfi il requisito di determinabilità, purché tale operazione non sia eccessivamente complessa o incerta. Inoltre, la Corte ha consolidato l’orientamento delle Sezioni Unite sulla natura della clausola ‘floor’, escludendo che essa possa essere qualificata come strumento derivato e riconducendola alla normale dialettica contrattuale sulla determinazione del tasso di interesse. Infine, ha ribadito la distinzione tra l’adempimento di un’obbligazione e l’istituto della novazione, negando che il finanziamento finalizzato a estinguere un debito precedente possa essere considerato nullo per difetto di causa.

Le Conclusioni

L’ordinanza n. 5151/2024 offre tre importanti principi guida per il contenzioso bancario:
1. La mancata indicazione esplicita del TAN in un contratto di finanziamento non ne comporta automaticamente la nullità se questo è chiaramente e matematicamente ricavabile dagli altri dati contrattuali, come il TAEG.
2. La clausola ‘tasso floor’ è una legittima pattuizione sulla modalità di determinazione degli interessi e non uno strumento finanziario derivato.
3. Stipulare un nuovo mutuo per estinguere un debito preesistente è un’operazione valida che non configura una novazione, ma un adempimento dell’obbligazione precedente.

Un contratto di finanziamento è valido se indica solo il TAEG e non il TAN?
Sì, secondo questa ordinanza, il contratto è valido a condizione che il TAN (Tasso Annuo Nominale) sia chiaramente e inequivocabilmente ricavabile tramite un calcolo aritmetico basato sugli altri elementi presenti nel contratto, come il TAEG, l’importo erogato, la durata e le rate. Se il tasso è ‘determinabile’, il contratto non è nullo per indeterminatezza dell’oggetto.

La clausola ‘tasso floor’ in un finanziamento è considerata uno strumento derivato?
No. La Corte di Cassazione, confermando un precedente orientamento delle Sezioni Unite, ha stabilito che la clausola ‘floor’ (che fissa una soglia minima per il tasso di interesse variabile) non è uno strumento finanziario derivato. Si tratta di una legittima clausola condizionale che riguarda le modalità di determinazione degli interessi e rientra nella disciplina del testo unico bancario.

Utilizzare un nuovo finanziamento per estinguere un debito precedente costituisce una novazione?
No. L’ordinanza chiarisce che tale operazione non costituisce una novazione (cioè la sostituzione di una vecchia obbligazione con una nuova), ma un semplice adempimento. Il debito precedente viene estinto attraverso il pagamento effettuato con la provvista ottenuta dal nuovo finanziamento. Pertanto, le eventuali invalidità del primo contratto non si ripercuotono automaticamente sulla validità del secondo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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