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Contratto di consorzio: la forma scritta è obbligatoria

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’adesione a un contratto di consorzio tra imprenditori deve avvenire per iscritto, a pena di nullità. Non sono sufficienti comportamenti concludenti, come la partecipazione alle assemblee. La sentenza di merito, che aveva ritenuto valida un’adesione non scritta, è stata annullata con rinvio, ribadendo il rigore formale richiesto dall’articolo 2603 del codice civile per questo tipo di accordi commerciali.

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Contratto di Consorzio: L’Indispensabile Forma Scritta

La stipulazione e l’adesione a un contratto di consorzio tra imprenditori rappresentano un momento cruciale nella vita delle aziende che scelgono di cooperare. Ma quali sono le formalità necessarie affinché tale vincolo sia valido? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: per i consorzi tra imprenditori, la forma scritta è un requisito essenziale non solo per la costituzione, ma anche per l’adesione di nuovi membri, escludendo la validità di accordi basati su semplici comportamenti concludenti.

I Fatti di Causa: Una Controversia tra Consorzi

La vicenda giudiziaria nasce dalla richiesta di pagamento avanzata da un Consorzio acquedottistico in liquidazione nei confronti di un Consorzio per lo sviluppo industriale. L’oggetto della richiesta era il pagamento di una cospicua somma a titolo di costi sociali, perdite di esercizio e interessi, maturati in virtù della presunta appartenenza del secondo consorzio al primo.

La Corte di Appello aveva dato ragione al Consorzio acquedottistico, ritenendo provata l’adesione del Consorzio industriale sulla base di elementi presuntivi: lo statuto del consorzio creditore e le numerose delibere assembleari a cui un delegato del consorzio industriale aveva partecipato con voto favorevole, senza mai contestarne i poteri. Secondo i giudici di merito, trattandosi di un contratto ‘aperto’, l’adesione poteva essere dimostrata anche tramite fatti concludenti, senza necessità di formule sacramentali.

Il Ricorso in Cassazione e la Forma nel contratto di consorzio

Il Consorzio industriale ha impugnato la decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo un punto cruciale: la violazione dell’articolo 2603 del codice civile. Secondo la tesi difensiva, il contratto di consorzio tra imprenditori, per la sua natura e per le finalità che persegue, richiede obbligatoriamente la forma scritta ad substantiam, ovvero a pena di nullità. Di conseguenza, l’adesione di un nuovo membro, essendo una modifica soggettiva del contratto originario, deve rispettare la stessa forma. I comportamenti concludenti, come la partecipazione a un’assemblea, non sarebbero quindi sufficienti a perfezionare il vincolo consortile.

D’altro canto, il Consorzio acquedottistico ha presentato un ricorso incidentale, lamentando il mancato riconoscimento di un’ulteriore somma derivante da un adeguamento tariffario, che a suo dire era stato imposto da autorità di regolazione del settore e non necessitava di un contratto scritto.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso principale del Consorzio industriale, ribaltando la decisione della Corte di Appello. I giudici di legittimità hanno tracciato una distinzione netta e fondamentale:

1. Consorzi tra Imprenditori (art. 2602 c.c. e ss.): Questi sono i consorzi ‘tipici’, disciplinati dal codice civile. Per essi, l’art. 2603 c.c. impone in modo inequivocabile la forma scritta per il contratto costitutivo, a pena di nullità. La Corte ha affermato, richiamando una giurisprudenza consolidata, che tale requisito di forma si estende necessariamente anche all’adesione di nuovi consorziati. L’ingresso di un nuovo membro modifica la compagine soggettiva del contratto e deve quindi avvenire con le stesse garanzie formali previste per la sua nascita.

2. Consorzi Atipici: La giurisprudenza citata dalla Corte d’Appello, che ammetteva la libertà di forma, si riferisce a consorzi ‘atipici’, come quelli tra proprietari di immobili, ai quali non si applica la disciplina codicistica dei consorzi tra imprenditori. La Corte d’Appello ha quindi errato nell’applicare un principio valido per una fattispecie diversa.

La Cassazione ha inoltre rigettato il ricorso incidentale del Consorzio acquedottistico. Ha chiarito che, sebbene gli aumenti tariffari possano essere decisi a livello pubblicistico, la loro applicazione al singolo utente presuppone l’esistenza di un valido contratto di fornitura. Essendo il consorzio un ente pubblico economico, i suoi contratti con terzi, inclusi quelli di utenza, sono soggetti agli obblighi di forma previsti per la Pubblica Amministrazione, ovvero la forma scritta ad substantiam. La mancanza di prova di un contratto scritto ha quindi correttamente portato al rigetto di tale pretesa.

Le Conclusioni: Principio di Diritto e Implicazioni Pratiche

La Corte ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte di Appello, che dovrà riesaminare il caso attenendosi al seguente principio di diritto: l’adesione di un nuovo soggetto a un contratto di consorzio tra imprenditori, concretando una modificazione soggettiva del negozio originario, deve avvenire con l’osservanza della forma scritta prescritta dall’art. 2603 c.c. a pena di nullità.

Questa ordinanza rafforza la certezza dei rapporti giuridici nel mondo imprenditoriale. Per le aziende che intendono aderire a un consorzio, è fondamentale formalizzare la propria volontà attraverso un atto scritto. Affidarsi a comportamenti di fatto, per quanto reiterati, espone al rischio di vedere disconosciuto il vincolo associativo, con tutte le conseguenze che ne possono derivare in termini di diritti e obblighi.

L’adesione a un consorzio tra imprenditori può avvenire tramite comportamenti concludenti?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’adesione deve avvenire obbligatoriamente in forma scritta, a pena di nullità, in quanto costituisce una modifica del contratto originario che è soggetto allo stesso requisito di forma previsto dall’art. 2603 c.c.

Perché la forma scritta è così importante per un contratto di consorzio?
La legge richiede la forma scritta ‘ad substantiam’ (per la validità) per i consorzi tra imprenditori per garantire certezza e trasparenza a un accordo che regola complesse attività economiche e di cooperazione. Questo rigore formale si applica sia alla costituzione del consorzio sia all’ingresso di nuovi membri.

Un aumento tariffario imposto da un’autorità pubblica si applica anche senza un contratto scritto tra fornitore e utente?
No. La Corte ha chiarito che l’applicazione di qualsiasi tariffa, anche se determinata da un’autorità esterna, presuppone l’esistenza di un valido contratto di fornitura. Se il fornitore è un ente pubblico economico, tale contratto deve avere la forma scritta a pena di nullità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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