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Contratto autonomo di garanzia: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 17696 del 2025, ha chiarito la natura del contratto autonomo di garanzia negli appalti pubblici. Ha stabilito che, a differenza della fideiussione, il garante è tenuto al pagamento a semplice richiesta del beneficiario, senza che quest’ultimo debba provare l’effettivo danno subito. La Corte ha cassato la decisione d’appello che aveva erroneamente assimilato la polizza a una garanzia reale generica.

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Il Contratto Autonomo di Garanzia: Pagamento a Prima Richiesta Senza Prova del Danno

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale in materia di appalti e garanzie, facendo luce sulla distinzione cruciale tra contratto autonomo di garanzia e fideiussione. Questa decisione chiarisce che, in presenza di una garanzia autonoma, il beneficiario ha diritto a ottenere il pagamento dal garante sulla base della semplice richiesta, senza dover fornire la prova del danno effettivamente subito. Analizziamo insieme i dettagli di questo importante caso.

I Fatti di Causa: La Garanzia per un Appalto Pubblico

La vicenda trae origine da un contratto di appalto per lavori in una stazione ferroviaria. Una società di costruzioni, per garantire la corretta esecuzione delle opere, ha stipulato una polizza con una compagnia di assicurazioni a favore della stazione appaltante. A seguito dell’inadempimento della società appaltatrice, la stazione appaltante ha chiesto e ottenuto un decreto ingiuntivo per escutere la garanzia.

La compagnia assicuratrice si è opposta, dando inizio a un contenzioso che ha visto il Tribunale dare ragione alla stazione appaltante in primo grado. Tuttavia, la Corte d’Appello ha ribaltato la decisione, revocando il decreto ingiuntivo e respingendo la domanda della beneficiaria della polizza.

La Decisione della Corte d’Appello: Un’Erronea Interpretazione

Il punto critico della sentenza di secondo grado risiede nell’interpretazione della polizza. Pur qualificandola correttamente come “contratto autonomo di garanzia”, la Corte d’Appello ha poi applicato principi tipici della fideiussione. Ha infatti sostenuto che la stazione appaltante potesse soddisfare il proprio credito solo nei limiti del pregiudizio effettivamente subito, ponendo a suo carico l’onere di fornire la relativa prova. In sostanza, ha subordinato il pagamento alla dimostrazione di un danno concreto e quantificato.

Il Ricorso in Cassazione e la Posizione della Suprema Corte

La stazione appaltante ha impugnato la decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando la violazione e falsa applicazione delle norme che disciplinano la cauzione negli appalti pubblici (in particolare l’art. 113 del d.lgs. 163/2006, all’epoca vigente). Secondo la ricorrente, la Corte d’Appello aveva confuso due istituti giuridici distinti: il contratto autonomo di garanzia e la garanzia reale generica, assimilabile alla fideiussione.

La ricorrente ha sottolineato che la polizza in questione prevedeva esplicitamente la rinuncia al beneficio della preventiva escussione del debitore principale e l’operatività “a semplice richiesta scritta”, elementi caratteristici della garanzia autonoma. In tale schema, l’obbligo del garante è svincolato dalle vicende del rapporto principale e sorge dalla mera dichiarazione di inadempimento da parte del beneficiario.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno chiarito che la Corte d’Appello ha commesso un errore di diritto. La giurisprudenza citata dai giudici di secondo grado, infatti, si riferiva a forme di cauzione (come quella in numerario o titoli) che hanno natura di “garanzia reale generica”, finalizzata a ristorare il creditore per il danno effettivo, il cui onere probatorio ricade su di lui.

Al contrario, il contratto autonomo di garanzia, come quello previsto dalla normativa sugli appalti pubblici, ha una funzione differente. È concepito per assicurare al beneficiario una disponibilità di denaro immediata e certa, neutralizzando il rischio dell’inadempimento della controparte contrattuale. L’obbligazione del garante è “autonoma” rispetto a quella del debitore principale. Di conseguenza, il garante non può opporre al creditore le eccezioni relative al rapporto sottostante, salvo il caso di richiesta palesemente abusiva o fraudolenta (la cosiddetta exceptio doli generalis), che però nel caso di specie non era stata neppure allegata.

La Suprema Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata, affermando che il giudice d’appello aveva snaturato la funzione del contratto di garanzia, imponendo un onere probatorio non previsto dalla legge né dalla natura del contratto stesso.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma la solidità dello strumento del contratto autonomo di garanzia come meccanismo di tutela per i creditori, specialmente nel contesto degli appalti pubblici. La decisione sottolinea che l’autonomia della garanzia implica il diritto del beneficiario di ottenere il pagamento “a prima richiesta”, sulla base della sola allegazione dell’inadempimento, senza dover avviare un complesso accertamento giudiziale sul danno subito. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare la questione attenendosi a questo fondamentale principio di diritto.

Qual è la differenza principale tra un contratto autonomo di garanzia e una fideiussione?
La differenza fondamentale risiede nel carattere di “accessorietà”. Nella fideiussione, l’obbligazione del garante è accessoria a quella del debitore principale, quindi il garante può opporre al creditore le stesse eccezioni del debitore. Nel contratto autonomo di garanzia, l’obbligazione del garante è svincolata (autonoma) dal rapporto principale e il pagamento è dovuto a semplice richiesta del beneficiario.

In un contratto autonomo di garanzia, il beneficiario deve dimostrare di aver subito un danno per ottenere il pagamento?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la funzione di questo tipo di garanzia è assicurare una disponibilità economica immediata. Pertanto, il pagamento è dovuto a semplice richiesta del beneficiario, basata sull’allegazione dell’inadempimento, senza che questi debba fornire la prova dell’effettivo pregiudizio subito.

Quali difese può opporre il garante in un contratto autonomo di garanzia?
Le difese del garante sono molto limitate. Egli non può sollevare eccezioni relative al contratto principale tra il debitore e il beneficiario. L’unica difesa generalmente ammessa è la cosiddetta exceptio doli generalis, ovvero l’eccezione basata su una richiesta di pagamento palesemente fraudolenta, abusiva o in mala fede da parte del beneficiario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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