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Contratto agente sportivo: validità e norme FIGC

La Corte di Cassazione ha esaminato la validità di un contratto di agente sportivo contestato da una società calcistica. La società sosteneva la nullità dell’accordo per violazione delle norme federali e il mancato avveramento di una condizione per il pagamento della provvigione. La Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che le presunte violazioni normative dovevano essere sollevate nei gradi di merito e non per la prima volta in Cassazione. Inoltre, la verifica sull’avveramento della condizione contrattuale costituisce un accertamento di fatto non sindacabile in sede di legittimità, confermando così l’obbligo di pagamento della provvigione.

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Contratto Agente Sportivo: quando è valido anche se viola le norme federali?

La validità di un contratto agente sportivo è un tema cruciale che interseca il diritto civile con l’ordinamento sportivo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 12811/2024, ha fornito importanti chiarimenti sui confini tra i due ordinamenti, sottolineando come la violazione di una norma federale non comporti automaticamente la nullità del contratto sul piano civilistico. Analizziamo insieme la vicenda e i principi espressi dai giudici di legittimità.

I fatti del caso

Una società calcistica si opponeva a un decreto ingiuntivo che le ordinava il pagamento di una provvigione di 20.000 euro a una società di consulenza sportiva. Tale somma era dovuta per i servizi di consulenza prestati da un agente in relazione al trasferimento di un calciatore a una squadra estera. Il club, tuttavia, contestava la validità stessa del mandato e la legittimazione della società di consulenza a ricevere il pagamento, in quanto il credito era stato originariamente maturato dall’agente (persona fisica) e poi ceduto alla società.

La questione è passata per il Tribunale e la Corte d’Appello, che hanno entrambi dato ragione alla società di consulenza, confermando l’obbligo di pagamento a carico del club calcistico. Quest’ultimo, non soddisfatto, ha proposto ricorso per Cassazione.

La validità del contratto agente sportivo in discussione

Il club ricorrente ha basato la sua difesa su due motivi principali:
1. Violazione delle norme federali: Secondo la società, il contratto di mandato con l’agente era nullo perché violava diverse norme del Regolamento Agenti Calciatori della FIGC. In particolare, si lamentava che l’attività di agente non potesse essere svolta tramite una persona giuridica e che il mandato non fosse stato depositato presso gli organi federali competenti. Inoltre, la cessione del credito dall’agente alla sua società avrebbe richiesto un’autorizzazione mai concessa.
2. Mancato avveramento della condizione: Il contratto prevedeva il pagamento della provvigione solo in caso di riscatto del calciatore da parte della società estera. Secondo il club, il riscatto non era avvenuto nei termini previsti e il successivo trasferimento definitivo costituiva un nuovo e distinto accordo, che non attivava la clausola sulla provvigione.

La decisione della Corte e i principi procedurali

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo in parte infondato e in parte inammissibile. La decisione si fonda su principi procedurali molto importanti che limitano l’ambito di indagine del giudice di legittimità.

Per quanto riguarda la presunta nullità del contratto agente sportivo, la Corte ha sottolineato che, sebbene le violazioni delle norme dell’ordinamento sportivo possano in astratto incidere sulla validità di un contratto civile, le specifiche contestazioni (come il mancato deposito del contratto) non erano state sollevate nei precedenti gradi di giudizio. Introdurre tali questioni per la prima volta in Cassazione è proceduralmente inammissibile. I fatti su cui si fonda una richiesta di nullità devono essere allegati e provati nel corso del giudizio di merito.

Sul secondo motivo, relativo alla condizione del pagamento, la Corte ha ribadito che l’accertamento dell’avveramento o meno di una condizione contrattuale è una valutazione di fatto, riservata al giudice di merito. La Corte d’Appello aveva stabilito, sulla base dei documenti (contratto di trasferimento e comunicato stampa), che il trasferimento definitivo era avvenuto, integrando così la condizione. La Cassazione non può riesaminare il merito di tale valutazione, ma solo verificare la correttezza giuridica del ragionamento, che in questo caso è stato ritenuto immune da vizi.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si concentrano sulla distinzione tra questioni di diritto e questioni di fatto. La Corte Suprema ha il compito di garantire l’uniforme interpretazione della legge (nomofilachia), non di riesaminare le prove o ricostruire i fatti già accertati dai tribunali di primo e secondo grado.

I giudici hanno chiarito che, per sostenere la nullità di un contratto per violazione di norme imperative (incluse quelle dell’ordinamento sportivo), non è sufficiente evocare la violazione in astratto. È necessario che la parte interessata deduca e provi, nei tempi e modi previsti dal codice di procedura civile, i specifici elementi fattuali che integrano tale violazione. Nel caso di specie, il club non lo aveva fatto, rendendo le sue lamentele tardive e, quindi, inammissibili.

Inoltre, la Corte ha applicato il principio della ‘doppia conforme’, secondo cui, quando la sentenza d’appello conferma la decisione del tribunale di primo grado basandosi sulla stessa ricostruzione dei fatti, il ricorso in Cassazione per vizi di motivazione è precluso. Questo ha reso inattaccabile la decisione della Corte d’Appello sull’avvenuto trasferimento del calciatore.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame offre due lezioni fondamentali. La prima è che la violazione di una norma dell’ordinamento sportivo non si traduce automaticamente nella nullità del contratto secondo il diritto civile; tale conseguenza deve essere valutata caso per caso, verificando se la norma violata persegua interessi generali meritevoli di tutela. La seconda, di natura prettamente processuale, è che le battaglie legali si vincono e si perdono nei gradi di merito. Le parti devono presentare tutte le loro argomentazioni, eccezioni e prove in prima istanza e in appello, poiché la Corte di Cassazione non è una terza sede per riesaminare i fatti, ma solo un organo di controllo sulla corretta applicazione del diritto.

La violazione di una norma dell’ordinamento sportivo rende automaticamente nullo un contratto civile?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che, sebbene le violazioni delle regole sportive possano incidere sulla validità del contratto, non determinano una nullità automatica. La nullità può derivare solo se la violazione compromette la funzione stessa del contratto e l’interesse perseguito non è meritevole di tutela secondo l’ordinamento statale. In ogni caso, i fatti che costituiscono la violazione devono essere specificamente allegati e provati nei gradi di merito.

È possibile sollevare nuove questioni di fatto per la prima volta in Corte di Cassazione?
No. La Corte di Cassazione giudica solo sulla corretta applicazione delle norme di diritto (questioni di legittimità) e non può riesaminare i fatti del caso. Pertanto, è precluso prospettare questioni o temi nuovi che non siano stati trattati nel giudizio di appello, a meno che non siano rilevabili d’ufficio.

Cosa significa il principio della ‘doppia conforme’ e quali sono le sue conseguenze?
Il principio della ‘doppia conforme’ si applica quando la sentenza della Corte d’Appello conferma integralmente la decisione del Tribunale di primo grado. In questo caso, il ricorso in Cassazione per vizio di motivazione sull’accertamento dei fatti è inammissibile. Ciò significa che la ricostruzione dei fatti operata dai giudici di merito diventa sostanzialmente definitiva e non può essere più contestata in sede di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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