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Contratti Swap Nullità: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una banca, confermando la nullità di alcuni contratti swap stipulati con un’azienda. La decisione si fonda sulla violazione degli obblighi informativi, la non qualifica dell’azienda come “operatore qualificato”, e la nullità strutturale dei contratti per mancanza di una causa meritevole di tutela, in quanto presentati come di copertura ma in realtà speculativi e privi di trasparenza sui costi e rischi (mark to market).

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Contratti Swap Nullità: La Cassazione Ribadisce i Principi di Trasparenza

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame affronta un tema cruciale nel diritto bancario: la validità dei contratti derivati, in particolare gli Interest Rate Swap (IRS). La decisione conferma un orientamento rigoroso a tutela dell’investitore, sottolineando che la contratti swap nullità può derivare non solo dalla violazione delle norme di comportamento dell’intermediario, ma anche da un vizio strutturale del prodotto finanziario stesso, quando non viene garantita la trasparenza sull’alea e sui costi. Esaminiamo la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti di Causa

Una società citava in giudizio un istituto di credito chiedendo che venissero dichiarati nulli alcuni contratti di Interest Rate Swap. Il Tribunale accoglieva la domanda, condannando la banca a un cospicuo risarcimento. La Corte d’Appello, pur confermando la nullità dei contratti, riduceva l’importo del risarcimento. La banca, non soddisfatta, proponeva ricorso per Cassazione, basandolo su quattro motivi principali, tra cui la presunta qualifica della società cliente come “operatore qualificato” e la piena validità strutturale dei contratti.

L’Analisi della Corte: I motivi dei contratti swap nullità

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso della banca, confermando la nullità dei contratti. La decisione si fonda su diverse e autonome ragioni giuridiche (le cosiddette rationes decidendi), ognuna delle quali sufficiente a sorreggere il verdetto. Vediamo i punti chiave.

La Questione dell'”Operatore Qualificato”

La banca sosteneva che la società cliente dovesse essere considerata un “operatore qualificato”. Questo status avrebbe esonerato l’intermediario da stringenti obblighi informativi. La Cassazione ha smontato questa tesi, confermando la valutazione della Corte d’Appello. Una generica dichiarazione contenuta in un questionario di profilatura del rischio non è sufficiente a integrare la dichiarazione espressa, scritta e specifica richiesta dalla normativa Consob. Inoltre, è emerso che la banca era, o avrebbe dovuto essere, a conoscenza della reale inesperienza della società in materia di derivati. Poiché la qualifica di operatore qualificato è stata esclusa, è risultata decisiva un’altra circostanza: i contratti erano stati conclusi “fuori sede” da personale non qualificato come promotore finanziario, una pratica vietata se il cliente non è un operatore qualificato.

La Nullità Strutturale dei Contratti Swap

Anche superando le questioni procedurali, la Cassazione ha confermato i contratti swap nullità per un vizio di causa. La Corte ha ribadito un principio fondamentale, già espresso dalle Sezioni Unite: un contratto derivato è valido solo se l’alea (il rischio) è razionale e trasparente per entrambe le parti.

Questo richiede che l’accordo espliciti la misura del rischio e dei costi, anche quelli impliciti, come il cosiddetto mark to market iniziale. Nel caso di specie, i contratti erano stati presentati come strumenti di copertura (hedging), ma in realtà avevano una finalità puramente speculativa. Erano “strutturalmente inidonei” a svolgere la funzione dichiarata, mancavano di trasparenza sui costi e sull’effettiva distribuzione del rischio, risultando quindi privi di una causa meritevole di tutela secondo l’ordinamento giuridico.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ritenuto inammissibili i primi due motivi di ricorso perché la banca non era riuscita a scalfire una delle autonome rationes decidendi della sentenza d’appello, rendendo superfluo l’esame delle altre censure sullo stesso punto. Se una decisione si regge su più pilastri indipendenti, è necessario demolirli tutti per ottenere la riforma della sentenza.

Sul terzo e quarto motivo, pur riconoscendo l’errore della corte d’appello riguardo ai poteri dell’amministratore della società, la Cassazione ha evidenziato come ciò non fosse decisivo. La nullità dei contratti, infatti, era già ampiamente fondata su altre ragioni assorbenti: la conclusione tramite soggetti non abilitati e, soprattutto, il vizio strutturale legato alla mancanza di causa e alla non trasparenza dell’alea e dei costi. La Corte ha richiamato espressamente la propria giurisprudenza a Sezioni Unite (sent. 8770/2020), che ha fissato i paletti per la validità dei contratti swap, richiedendo un accordo chiaro e condiviso sulla misura qualitativa e quantitativa del rischio. Questa trasparenza era del tutto assente nei contratti oggetto di causa.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce la centralità della trasparenza e della correttezza nei servizi di investimento. La qualifica di “operatore qualificato” non può essere desunta da dichiarazioni generiche, ma richiede una manifestazione di volontà specifica e consapevole da parte del cliente. Soprattutto, la validità di un contratto swap non dipende solo dalla forma, ma dalla sua sostanza: l’alea deve essere misurabile, i costi espliciti e la funzione (copertura o speculazione) deve corrispondere alla struttura del prodotto. In assenza di questi elementi, il contratto è nullo per difetto di causa, con conseguente obbligo di restituzione delle somme versate dall’investitore.

Una semplice autodichiarazione è sufficiente per essere considerati “operatori qualificati” ed esonerare la banca dagli obblighi informativi?
No. Secondo la Corte, non è sufficiente una generica attestazione resa in un questionario di profilatura del rischio. È necessaria una dichiarazione espressa, scritta e specifica, dalla quale emerga la volontà dell’investitore di rinunciare alle tutele informative previste per i clienti ordinari, basata su una reale competenza ed esperienza.

Quando un contratto swap può essere dichiarato nullo per vizio di causa?
Un contratto swap è nullo quando difetta di una causa meritevole di tutela. Ciò accade, secondo la Corte, quando non vi è un accordo trasparente sulla misura dell’alea (rischio) e sui costi, anche impliciti (come il mark to market). Se il contratto è presentato come strumento di copertura ma è strutturalmente inidoneo a tale scopo, avendo di fatto finalità speculative, risulta nullo.

Quali sono le conseguenze se un contratto finanziario viene concluso da un soggetto non abilitato (promotore finanziario)?
Se un contratto di investimento viene concluso “fuori sede” (cioè non presso la sede della banca) da un soggetto che non possiede la qualifica di promotore finanziario, il contratto non può perfezionarsi ed è nullo. L’unica eccezione a questa regola si ha quando l’investitore è un operatore qualificato, circostanza che nel caso di specie è stata esclusa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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