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Contiguità dei fondi: il fosso pubblico la esclude?

Una coltivatrice diretta ha agito in giudizio per esercitare il diritto di retratto agrario su un terreno confinante, venduto a terzi. La sua richiesta è stata respinta perché tra la sua proprietà e quella venduta era presente un fosso di natura pubblica. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, stabilendo che la contiguità dei fondi è un requisito essenziale che il giudice deve verificare d’ufficio. Di conseguenza, l’assenza di tale requisito, dovuta alla presenza del fosso pubblico, può essere accertata anche sulla base di prove prodotte tardivamente, non trattandosi di un’eccezione in senso stretto ma di un fatto costitutivo del diritto stesso.

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Prelazione Agraria e Contiguità dei Fondi: La Cassazione e il Fosso Pubblico

L’esercizio del diritto di prelazione agraria è strettamente legato a requisiti precisi, tra cui spicca la contiguità dei fondi. Questa condizione, apparentemente semplice, può generare complesse questioni giuridiche, come dimostra una recente ordinanza della Corte di Cassazione. Il caso analizzato riguarda la possibilità di esercitare il diritto di retratto quando i terreni sono separati da un fosso, la cui natura, pubblica o privata, diventa l’elemento discriminante. La pronuncia chiarisce inoltre importanti aspetti processuali sulla rilevabilità dei fatti che escludono tale diritto.

I Fatti di Causa

Una coltivatrice diretta, proprietaria di un terreno agricolo, citava in giudizio gli acquirenti di un fondo adiacente, sostenendo di avere diritto alla prelazione e al conseguente retratto. Il venditore, infatti, aveva alienato il terreno, frazionandolo in due porzioni, a due distinti acquirenti, senza preventivamente notificare alla confinante la proposta di vendita.

La difesa degli acquirenti si è basata su un elemento cruciale: tra la proprietà della ricorrente e il terreno venduto esisteva un canale, denominato “Fosso Bacile”. Durante il giudizio di primo grado, una perizia tecnica depositata da uno degli acquirenti sosteneva la natura pubblica di tale fosso. Questo fatto, se accertato, avrebbe interrotto la contiguità materiale tra i fondi, facendo venir meno uno dei presupposti fondamentali per l’esercizio della prelazione agraria.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno dato ragione agli acquirenti, rigettando la domanda della coltivatrice proprio sulla base della mancanza di contiguità. La ricorrente ha quindi presentato ricorso in Cassazione, lamentando principalmente vizi procedurali, tra cui l’inammissibilità della perizia che attestava la natura pubblica del fosso, in quanto prodotta tardivamente.

La Rilevanza della Contiguità dei Fondi nel Processo

Il cuore della controversia giuridica si è spostato sulla qualificazione della questione della contiguità dei fondi. La ricorrente sosteneva che l’esistenza di un fosso pubblico fosse un “fatto impeditivo” del suo diritto, che doveva essere eccepito dalla controparte nei termini perentori previsti dal codice di procedura civile. Poiché ciò non era avvenuto, il giudice non avrebbe dovuto tenerne conto.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha sposato una tesi differente, confermando l’orientamento consolidato della giurisprudenza. La verifica di tutte le condizioni richieste dalla legge per l’accoglimento della domanda di prelazione e riscatto agrario, inclusa la contiguità dei fondi, è un compito che spetta al giudice d’ufficio. Non si tratta, quindi, di un’eccezione in senso stretto, che deve essere sollevata dalla parte, ma di un elemento costitutivo del diritto stesso.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha stabilito che l’accertamento della natura pubblica del “Fosso Bacile” non era precluso al giudice, poiché tale verifica era indispensabile per stabilire la sussistenza del requisito legale della contiguità.

I giudici hanno chiarito che un’eccezione in senso stretto riguarda fatti che, pur non negando l’esistenza del rapporto giuridico dedotto in giudizio, conferiscono al convenuto un potere di impugnarlo (un impugnandum jus). La mancanza di contiguità, al contrario, non è un fatto che paralizza un diritto esistente, ma un’assenza che impedisce al diritto stesso di sorgere. Di conseguenza, il giudice ha il dovere di verificarla in ogni stato e grado del processo, indipendentemente dalle eccezioni delle parti.

Per questo motivo, la Corte ha ritenuto irrilevante la presunta tardività della produzione documentale che provava la natura pubblica del fosso. Il potere officioso del giudice di rilevare la carenza di un presupposto legale prevale sulle preclusioni processuali invocate dalla ricorrente. La Cassazione ha quindi rigettato il ricorso principale, confermando che la domanda di retratto era infondata per l’assenza del requisito della contiguità materiale dei terreni.

Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale in materia di prelazione agraria: la contiguità dei fondi è un presupposto oggettivo e imprescindibile del diritto, la cui esistenza deve essere scrupolosamente verificata dal giudice, anche d’ufficio. La presenza di un elemento di separazione di natura pubblica, come una strada o un corso d’acqua demaniale, interrompe tale contiguità e preclude l’esercizio della prelazione. La decisione sottolinea che la mancanza di tale requisito non costituisce materia di un’eccezione che la parte è tenuta a sollevare entro termini specifici, ma attiene al fondamento stesso della domanda, e come tale può essere accertata dal giudice in qualsiasi momento sulla base delle prove acquisite, anche se introdotte tardivamente nel giudizio di primo grado.

Un fosso tra due terreni agricoli esclude sempre il diritto di prelazione?
Non sempre. La sua idoneità a escludere la contiguità dei fondi dipende dalla sua natura. Se il fosso è un semplice canale di scolo privato, si presume la comunanza e la contiguità non viene meno. Se, invece, come nel caso di specie, si accerta che il fosso ha natura di corso d’acqua pubblico, esso costituisce un elemento di separazione che interrompe la contiguità e, di conseguenza, esclude il diritto di prelazione.

L’assenza di contiguità dei fondi deve essere eccepita dalla parte entro termini precisi?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la contiguità dei fondi è un elemento costitutivo del diritto di prelazione. Pertanto, la sua assenza non costituisce un’eccezione in senso stretto (che deve essere sollevata dalla parte entro termini perentori), ma una circostanza che il giudice ha il potere e il dovere di accertare d’ufficio per verificare il fondamento della domanda.

Il giudice può basare la sua decisione su prove presentate tardivamente nel processo?
In linea generale, le prove devono essere prodotte entro i termini processuali. Tuttavia, come chiarito in questa ordinanza, quando si tratta di verificare d’ufficio un requisito fondamentale della domanda (come la contiguità), il giudice può tenere conto di prove rilevanti a tal fine anche se prodotte tardivamente, soprattutto se la parte avversa non ha eccepito tempestivamente l’inosservanza delle preclusioni nel corso del giudizio di primo grado.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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