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Conflitto di interessi amministratore: guida pratica

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5540/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società immobiliare contro una società industriale dello stesso gruppo. La ricorrente chiedeva l’ammissione di un credito al passivo della procedura di amministrazione straordinaria della consociata. Il credito è stato rigettato a causa di un palese conflitto di interessi dell’amministratore comune nelle operazioni immobiliari sottostanti. La Corte ha ribadito che l’appartenenza a un gruppo non giustifica operazioni dannose per una società senza un vantaggio compensativo concreto e immediato, confermando la decisione del tribunale di merito.

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Conflitto di Interessi Amministratore: Quando un Contratto tra Società del Gruppo è Annullabile?

Il tema del conflitto di interessi dell’amministratore assume contorni particolarmente complessi all’interno dei gruppi societari, dove le operazioni infragruppo sono all’ordine del giorno. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 5540/2025) offre spunti cruciali per comprendere quando un’operazione tra società ‘sorelle’ possa essere considerata illegittima e, di conseguenza, annullabile. La decisione sottolinea che l’interesse del gruppo non può mai giustificare il sacrificio di una singola società senza adeguata contropartita.

I Fatti del Caso: Una Complessa Operazione Infragruppo

La vicenda trae origine dalla richiesta di una società immobiliare, Società Alfa, di essere ammessa al passivo della procedura di amministrazione straordinaria di un’altra società dello stesso gruppo, la Società Industriale Beta. Il credito vantato da Alfa derivava da una serie di complesse operazioni immobiliari.

In sintesi, Beta aveva inizialmente venduto la propria sede operativa a una società di leasing per poi riprenderla in locazione finanziaria (c.d. sale and lease back). Successivamente, il contratto di leasing era stato ceduto da Beta ad Alfa, la quale, a sua volta, aveva concesso in locazione lo stesso immobile a Beta, ma a un canone significativamente più alto. Tale operazione, secondo i commissari straordinari di Beta, era stata posta in essere in una situazione di palese conflitto di interessi, poiché gli amministratori delle due società erano in gran parte le stesse persone, facenti capo alla medesima famiglia proprietaria del gruppo.

La Decisione del Tribunale e il Ricorso in Cassazione

Il Giudice delegato prima, e il Tribunale di merito in sede di opposizione poi, avevano respinto la richiesta di ammissione al passivo di Alfa. La motivazione centrale era l’accoglimento dell’eccezione di annullabilità del contratto di locazione per conflitto di interessi dell’amministratore ai sensi dell’art. 2475-ter c.c. Il Tribunale aveva ravvisato una chiara ‘inconciliabilità’ tra l’interesse di Alfa (ottenere il maggior profitto possibile dall’immobile) e quello di Beta (godere del bene alle migliori condizioni possibili), evidenziando il danno subito da quest’ultima.

Società Alfa ha quindi proposto ricorso per cassazione, sostenendo, tra le altre cose, che l’operazione rientrava in una più ampia logica di riorganizzazione del gruppo, volta a separare le attività industriali da quelle immobiliari, e che quindi non vi fosse alcun danno ingiusto.

Il Conflitto di Interessi dell’Amministratore nei Gruppi Societari

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la bontà della decisione di merito. Gli Ermellini hanno colto l’occasione per ribadire alcuni principi fondamentali in materia di conflitto di interessi dell’amministratore nei gruppi societari.

Il punto chiave è che l’appartenenza a un gruppo non costituisce uno ‘scudo’ per operazioni che danneggiano una delle entità che lo compongono. Ogni società, pur essendo parte di un gruppo, mantiene la propria autonomia soggettiva e patrimoniale. Pertanto, un’operazione che comporta un sacrificio per una società può essere considerata legittima solo se esiste un ‘vantaggio compensativo’ concreto, effettivo e ragionevolmente contestuale, che riequilibri lo svantaggio subito. Un generico e ipotetico ‘interesse di gruppo’ non è sufficiente.

Nel caso di specie, il Tribunale aveva correttamente individuato il danno per Beta: essa si era trovata a pagare un canone di locazione più elevato rispetto a quello del leasing originario, senza ricevere alcun beneficio tangibile in cambio.

L’Inammissibilità del Ricorso e il Ruolo del Giudice di Merito

La Corte ha inoltre specificato che le censure mosse da Alfa miravano, in sostanza, a una nuova e diversa valutazione dei fatti e delle prove, attività preclusa in sede di legittimità. Il compito della Cassazione non è quello di riesaminare il merito della controversia, ma di verificare la corretta applicazione delle norme di diritto e la coerenza logica della motivazione del giudice di grado inferiore. Poiché la motivazione del Tribunale è stata ritenuta ampia, dettagliata e giuridicamente corretta, il ricorso non ha trovato accoglimento.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte si fondano su principi consolidati. In primo luogo, il conflitto di interessi va accertato in concreto, analizzando la singola operazione e dimostrando una relazione antagonistica e incompatibile tra gli interessi della società danneggiata e quelli dell’amministratore. Non è sufficiente la mera coincidenza dei ruoli di amministratore in più società del gruppo. In secondo luogo, l’onere di provare l’esistenza di un vantaggio compensativo idoneo a giustificare l’operazione dannosa ricade su chi ne afferma la legittimità. Infine, l’eccezione di annullabilità del contratto è uno strumento a disposizione degli organi della procedura concorsuale per neutralizzare pretese creditorie basate su atti viziati, senza la necessità di promuovere un’autonoma azione di annullamento.

Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito per gli amministratori che operano all’interno di gruppi societari. Le operazioni infragruppo devono essere sempre improntate a criteri di correttezza sostanziale e trasparenza. Qualsiasi transazione che possa apparire svantaggiosa per una delle società coinvolte deve essere supportata da una documentazione solida che dimostri l’esistenza di un vantaggio compensativo reale e non meramente ipotetico. In assenza di tale equilibrio, i contratti sono a forte rischio di annullabilità per conflitto di interessi dell’amministratore, con conseguenze potenzialmente gravi, soprattutto in caso di insolvenza.

Quando un contratto concluso da un amministratore è annullabile per conflitto di interessi?
Un contratto è annullabile quando esiste una comprovata e concreta incompatibilità tra l’interesse della società e l’interesse personale dell’amministratore (o di un terzo che egli rappresenta), a condizione che tale conflitto fosse conosciuto o riconoscibile dalla controparte contrattuale.

L’appartenenza allo stesso gruppo societario esclude il conflitto di interessi dell’amministratore?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che ogni società mantiene la propria autonomia patrimoniale. Un’operazione che danneggia una società a vantaggio di un’altra dello stesso gruppo è illegittima, a meno che non si dimostri l’esistenza di un ‘vantaggio compensativo’ reale, efficace e temporalmente adeguato per la società sacrificata. Il generico ‘interesse del gruppo’ non è una giustificazione sufficiente.

Come può una società in procedura concorsuale difendersi da una pretesa basata su un contratto viziato da conflitto di interessi?
Gli organi della procedura (come i commissari straordinari nel caso di specie) possono paralizzare la pretesa creditoria sollevando in giudizio una ‘eccezione di annullabilità’ del contratto. Questo strumento difensivo permette di far valere il vizio dell’atto senza la necessità di avviare una causa separata per ottenerne l’annullamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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