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Condotta incensurabile e assunzione pubblica: il caso

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 30577/2024, ha stabilito che la mancanza di una condanna penale definitiva non è sufficiente per l’assunzione in determinati settori pubblici. È necessario possedere il requisito della “condotta incensurabile”, che implica una valutazione più ampia delle qualità morali e del comportamento del candidato. Nel caso specifico, è stata legittimamente negata l’assunzione a un soggetto coinvolto in un’inchiesta per il rilascio illecito di permessi di soggiorno, poiché la sua condotta è stata ritenuta non compatibile con le funzioni da svolgere, a prescindere dall’esito del processo penale.

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Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Condotta Incensurabile: Requisito Essenziale per l’Assunzione Pubblica

L’accesso al pubblico impiego, specialmente in settori delicati come la giustizia o la sicurezza, non dipende solo dai titoli e dal superamento di un concorso. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ha ribadito l’importanza di un requisito fondamentale: la condotta incensurabile. Questa ordinanza chiarisce che tale valutazione è autonoma e distinta dall’esito di un procedimento penale, potendo precludere l’assunzione anche in assenza di una condanna definitiva. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Un’Assunzione Negata

Un candidato, inserito in una graduatoria per l’assunzione presso un Ministero, si è visto negare la stabilizzazione del rapporto di lavoro. Il diniego non era basato su una condanna passata in giudicato, bensì sul suo coinvolgimento in un’indagine penale relativa a un sistema illecito per la definizione di pratiche amministrative e il rilascio di permessi di soggiorno contra legem.

Secondo l’Amministrazione, sebbene non vi fosse una sentenza definitiva, gli elementi emersi dall’inchiesta (tra cui intercettazioni e dichiarazioni di altri indagati) delineavano un quadro di “censurabilità” della condotta del candidato. Quest’ultimo, infatti, risultava stabilmente inserito nel sistema illecito, mettendosi a disposizione degli organizzatori in modo continuativo. Per l’Amministrazione, questo comportamento comprometteva il requisito della condotta incensurabile, necessario per accedere a funzioni pubbliche che richiedono un alto grado di affidabilità e prestigio.

Il lavoratore ha impugnato il provvedimento, sostenendo che, in assenza di una condanna definitiva, il diniego fosse illegittimo e che la normativa non prevedesse l’esclusione sulla base di procedimenti penali in corso. Il suo ricorso, tuttavia, è stato respinto sia in primo che in secondo grado, portando la questione dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte: la Condotta Incensurabile va oltre la Fedina Penale

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del lavoratore, confermando la legittimità della decisione dell’Amministrazione. I giudici hanno chiarito diversi punti fondamentali che definiscono i contorni e l’importanza del requisito della condotta incensurabile.

La Distinzione tra “Buona Condotta” e “Condotta Incensurabile”

La Corte ha sottolineato che il vecchio requisito della “buona condotta”, eliminato da tempo, è stato sostituito per specifici impieghi pubblici (magistratura, forze di polizia, sicurezza dello Stato) da un concetto più stringente: le “qualità morali e di condotta” e, appunto, l’essere di “condotta incensurabile”.

Questo requisito non si esaurisce nella verifica della fedina penale, ma implica un giudizio più ampio sul comportamento complessivo della persona nella società. L’obiettivo è tutelare la credibilità, il prestigio e l’imparzialità delle istituzioni, assicurando che vi accedano solo persone la cui condotta sia al di sopra di ogni sospetto.

Il Momento della Valutazione: Quando Verificare i Requisiti?

Un altro punto cruciale affrontato dalla Corte riguarda il momento in cui tale requisito deve essere verificato. Secondo i giudici, non è sufficiente che il candidato possegga i requisiti al momento della presentazione della domanda o dell’inserimento in graduatoria. La valutazione deve essere effettuata ex ante rispetto all’assunzione, ovvero nel momento in cui il rapporto di lavoro sta per essere concretamente costituito.

Questo perché le qualità soggettive, come la condotta, possono mutare nel tempo. L’Amministrazione ha quindi il dovere di procedere a una nuova valutazione al momento dell’effettiva immissione in ruolo. Le recenti modifiche normative (D.P.R. n. 82 del 2023) hanno persino esplicitato che i requisiti devono essere posseduti sia alla scadenza del bando sia “all’atto della sottoscrizione del contratto di lavoro”, confermando questa interpretazione.

Le Motivazioni della Cassazione

La motivazione centrale della Corte si fonda sulla natura del requisito della condotta incensurabile. Esso non è legato alla commissione di reati accertati con sentenza definitiva, ma alla valutazione di elementi che possono minare l’affidabilità del futuro dipendente pubblico. L’Amministrazione, pertanto, non deve attendere la fine di un processo penale per agire, ma può e deve basare la sua decisione su fatti concreti che, sebbene non ancora giudicati penalmente, rendono la condotta del soggetto “censurabile”.

Nel caso di specie, l’inserimento stabile e consapevole in un sistema illecito era un fatto sufficiente a far venir meno la fiducia necessaria per l’instaurazione del rapporto di lavoro. La Corte ha specificato che l’eventuale successiva assoluzione nel giudizio penale non avrebbe automaticamente significato il possesso della condotta incensurabile, poiché la valutazione civilistica e quella penale si muovono su piani diversi e con finalità differenti. La prima protegge il buon andamento e l’immagine della P.A., la seconda accerta la responsabilità penale individuale.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza della Cassazione consolida un principio di estrema importanza per il pubblico impiego. Le principali implicazioni pratiche sono:

1. Valutazione Ampia: Per l’accesso a ruoli pubblici sensibili, le amministrazioni devono condurre una valutazione complessiva delle qualità morali e comportamentali dei candidati, che trascende il casellario giudiziale.
2. Irrilevanza dell’Esito Penale: Il diniego di assunzione per carenza di condotta incensurabile è legittimo anche se il procedimento penale è ancora in corso o si conclude con un’assoluzione, poiché la valutazione amministrativa persegue finalità diverse.
3. Verifica al Momento dell’Assunzione: La Pubblica Amministrazione ha il potere e il dovere di verificare la sussistenza dei requisiti soggettivi, come la condotta, fino al momento immediatamente precedente alla costituzione del rapporto di lavoro, anche se sono trascorsi anni dal concorso.

È sufficiente avere la fedina penale pulita per essere assunti nel pubblico impiego?
No. Per l’accesso a determinati ruoli pubblici, come quelli nelle forze di polizia, nella magistratura o in settori legati alla sicurezza, è richiesto il requisito specifico della “condotta incensurabile”, che implica una valutazione più ampia delle qualità morali e del comportamento generale del candidato, indipendente dall’assenza di condanne.

In quale momento l’Amministrazione deve verificare il requisito della condotta incensurabile?
L’Amministrazione deve verificare la sussistenza di tale requisito nel momento in cui l’assunzione deve concretamente avvenire, ovvero prima della firma del contratto. Non è sufficiente che il requisito fosse posseduto al momento della partecipazione al concorso, poiché le qualità soggettive possono cambiare nel tempo.

Un’assoluzione in un processo penale garantisce il diritto all’assunzione se questa era stata negata per mancanza di condotta incensurabile?
No, non necessariamente. La valutazione della condotta incensurabile per l’assunzione è autonoma rispetto all’accertamento della responsabilità penale. Anche un’assoluzione non cancella i fatti storici su cui l’Amministrazione ha basato il suo giudizio di “censurabilità”, che mira a tutelare il prestigio e il buon andamento della funzione pubblica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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