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Condomino danneggiato: paga la sua quota di danni?

Una società, proprietaria di un’unità immobiliare, ottiene una condanna al risarcimento danni contro il proprio condominio. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, stabilisce un principio fondamentale: il condomino danneggiato, pur essendo considerato un ‘terzo’ nella fase di accertamento della responsabilità, rimane un ‘condomino’ al momento della ripartizione della spesa. Di conseguenza, deve contribuire al pagamento del risarcimento in proporzione alla sua quota di proprietà (pro quota), e il suo credito verso gli altri condomini deve essere ridotto di tale importo. La Corte ha quindi respinto il ricorso della società che pretendeva di ricevere l’intera somma senza partecipare alla spesa.

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Il Condomino Danneggiato Deve Pagare la Sua Quota di Danni? La Cassazione Fa Chiarezza

Quando un condomino danneggiato da un bene comune ottiene un risarcimento dal condominio, sorge una domanda cruciale: deve anche lui partecipare alla spesa per pagare sé stesso? La Corte di Cassazione ha fornito una risposta netta, delineando la duplice natura del condomino in queste situazioni: è sia vittima del danno che comproprietario della causa del danno.

La vicenda processuale

Una società, proprietaria di un immobile all’interno di un condominio, subiva danni a causa di problemi strutturali delle parti comuni. Dopo aver ottenuto una sentenza che condannava l’intero condominio a risarcirla per oltre 100.000 euro, la società notificava un atto di precetto agli altri condomini per ottenere il pagamento delle loro quote.

Questi ultimi si opponevano, sostenendo che l’importo totale del debito doveva essere prima ridotto della quota di proprietà della società creditrice stessa. Il Tribunale accoglieva l’opposizione, ma la Corte d’Appello, pur confermando il principio, riformava la decisione: riconosceva il diritto della società a procedere esecutivamente, ma per un importo inferiore, già decurtato della sua quota di debito.

La società, insoddisfatta, ricorreva in Cassazione, sostenendo di dover essere considerata come un qualsiasi creditore terzo, e quindi di avere diritto all’intera somma, lasciando al condominio l’onere di ripartire internamente il debito.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, chiarendo la distinzione tra due momenti diversi e due ruoli distinti del condomino danneggiato.

1. Il rapporto obbligatorio: il condomino come ‘terzo’

Nel momento in cui si instaura la causa per accertare la responsabilità e ottenere la condanna al risarcimento, il condomino danneggiato agisce come un soggetto ‘terzo’ rispetto al condominio. Egli è portatore di un interesse contrapposto a quello dell’ente condominiale, che in quel giudizio rappresenta tutti gli altri proprietari. Questa posizione di ‘terzietà’ è fondamentale per poter applicare le norme sulla responsabilità per i danni cagionati da cose in custodia (art. 2051 c.c.).

2. La ripartizione della spesa: il condomino come ‘comproprietario’

Una volta che la sentenza di condanna è stata emessa, il debito che ne deriva diventa un’obbligazione del condominio. A questo punto, entra in gioco un altro profilo: la ripartizione di questa spesa tra tutti i condomini. Questa ripartizione segue le regole generali basate sulla comproprietà dei beni comuni (art. 1123 c.c.).

La condanna, anche se a favore di un condomino, non cancella il suo status di comproprietario. Pertanto, egli non può essere esonerato dal suo obbligo di contribuire alle spese condominiali, incluse quelle derivanti da una sentenza di risarcimento. Il suo rapporto di comproprietà con i beni comuni è il fondamento del suo obbligo di contribuzione, e questo legame non viene interrotto dal fatto di essere, allo stesso tempo, il creditore.

In sintesi, la dichiarazione di responsabilità del condominio non trasforma il condomino danneggiato in un soggetto estraneo all’obbligo di contribuzione che deriva dalla sua qualità di proprietario.

Conclusioni

La decisione della Cassazione stabilisce un principio di diritto chiaro e di grande importanza pratica:

* Duplice Ruolo: Il condomino danneggiato assume la posizione di terzo creditore per il risarcimento, ma rimane un condomino debitore per la sua quota di spesa.
* Calcolo del Credito: Il credito che il condomino danneggiato può esigere dagli altri non è l’intero importo liquidato in sentenza, ma l’importo totale meno la quota di debito che grava su di lui in base ai suoi millesimi di proprietà.
* Implicazioni Pratiche: Questa regola evita che il condomino vittima del danno possa sottrarsi al suo dovere di partecipare alle spese comuni, un dovere che trova fondamento diretto nel suo diritto di proprietà. L’amministratore, nel ripartire la spesa derivante dalla condanna, dovrà quindi includere anche il condomino creditore.

Un condomino che subisce un danno dalle parti comuni è considerato un terzo rispetto al condominio?
Sì, ma solo nella fase del giudizio finalizzato ad accertare la responsabilità e a ottenere la condanna al risarcimento. In questo contesto, egli è portatore di un interesse contrapposto a quello del condominio.

Il condomino danneggiato che ottiene un risarcimento deve contribuire a pagare la somma liquidata a suo favore?
Sì. Una volta che il risarcimento diventa un debito per il condominio, esso deve essere ripartito tra tutti i condomini secondo le rispettive quote di proprietà (millesimi), incluso il condomino che ha subito il danno. Il suo status di comproprietario lo obbliga a partecipare alle spese comuni.

Il credito del condomino danneggiato verso gli altri condomini è pari all’intero importo del risarcimento?
No. Il credito esigibile è pari all’importo totale del risarcimento stabilito dalla sentenza, dal quale deve essere sottratta la quota di debito a carico del condomino danneggiato stesso, calcolata in base ai suoi millesimi di proprietà.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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