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Concorso di colpa: risarcimento ridotto per negligenza

Un investitore ha citato in giudizio una compagnia assicurativa per la truffa subita da un suo agente. La Cassazione ha confermato la riduzione del risarcimento per il concorso di colpa del cliente, che aveva consegnato all’agente ingenti somme in contanti, violando le norme antiriciclaggio. La Corte ha ribadito che il concorso di colpa è una difesa rilevabile d’ufficio dal giudice e non una domanda nuova inammissibile in appello.

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Concorso di colpa: quando la negligenza del cliente riduce il risarcimento

Quando si subisce un danno a causa del comportamento illecito di terzi, si ha diritto al risarcimento. Tuttavia, cosa accade se la stessa vittima ha contribuito, con la propria condotta, a causare o aggravare quel danno? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta proprio il tema del concorso di colpa del danneggiato, stabilendo che la sua negligenza può portare a una significativa riduzione dell’importo risarcibile, anche quando la responsabilità principale è di una grande compagnia assicurativa per il fatto del suo agente.

I Fatti del Caso: La Fiducia Tradita e l’Investimento Scomparso

La vicenda ha inizio quando un cliente, nel 2007, decide di affidare i propri risparmi a un agente di una nota compagnia di assicurazioni. L’obiettivo era sottoscrivere un contratto di investimento in strumenti finanziari. Il cliente, fidandosi dell’agente, gli consegna una somma ingente, pari a oltre 155.000 euro, in contanti. Purtroppo, l’agente si appropria indebitamente del denaro, facendo perdere le sue tracce e l’investimento.

Il cliente agisce quindi in giudizio contro la compagnia assicurativa, chiedendo il risarcimento del danno sulla base della responsabilità della società per il fatto illecito del proprio dipendente (ai sensi dell’art. 2049 c.c.). Il Tribunale di primo grado accoglie pienamente la domanda, condannando la compagnia a restituire l’intera somma, oltre a interessi e rivalutazione.

La Decisione della Corte d’Appello e il Concorso di Colpa

La compagnia assicurativa impugna la sentenza. La Corte d’Appello, pur confermando la responsabilità oggettiva della società, ribalta parzialmente la decisione. I giudici di secondo grado riconoscono infatti un grave concorso di colpa da parte del cliente. La sua colpa consiste nell’aver consegnato all’agente una somma così elevata in contanti, una modalità di pagamento che viola palesemente le normative antiriciclaggio, le quali impongono limiti all’uso del contante proprio per garantire la tracciabilità delle operazioni finanziarie. Di conseguenza, la Corte riduce drasticamente il risarcimento, condannando addirittura il cliente a restituire gran parte di quanto già ottenuto in esecuzione della prima sentenza.

Il Ricorso in Cassazione: I Motivi dell’Investitore

Deluso dalla decisione d’appello, il cliente si rivolge alla Corte di Cassazione, sollevando tre motivi principali:
1. Inammissibilità dell’eccezione: Sostiene che il concorso di colpa non poteva essere considerato in appello perché costituiva una domanda nuova, non sollevata in primo grado.
2. Violazione di legge e motivazione contraddittoria: Contesta la valutazione della Corte d’appello sul suo comportamento colposo, ritenendola ingiusta e basata su una errata applicazione delle norme.
3. Errata interpretazione processuale: Lamenta che il risarcimento sia stato negato perché non aveva agito direttamente anche contro l’agente truffatore.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione, con la sua ordinanza, rigetta integralmente il ricorso, fornendo chiarimenti fondamentali sul concorso di colpa e sulla sua applicazione processuale.

In primo luogo, i giudici supremi chiariscono che il concorso di colpa del danneggiato, previsto dall’art. 1227 del Codice Civile, non costituisce una domanda nuova, ma una mera difesa. Ciò significa che la sua valutazione rientra nei poteri del giudice di merito, che può e deve esaminarla d’ufficio, anche se non specificamente richiesta dalle parti, per determinare l’esatta entità del danno risarcibile. La Corte d’appello, pertanto, ha agito correttamente.

In secondo luogo, la Cassazione dichiara inammissibile il motivo che mescolava la violazione di legge con il vizio di motivazione. La Corte ricorda che si tratta di due censure distinte e non sovrapponibili: non si può criticare un errore di diritto e, contemporaneamente, chiedere una nuova valutazione dei fatti che sono alla base di quella decisione. Il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono riesaminare le prove, ma solo un controllo sulla corretta applicazione della legge.

Infine, viene smentita la tesi del ricorrente riguardo alla mancata azione contro l’agente. La Corte spiega che la riduzione del risarcimento non è dipesa da questo aspetto, ma unicamente dalla colpa concorrente del cliente, riconosciuta dai giudici d’appello. La sua condotta negligente, consistita nel violare le norme antiriciclaggio, ha contribuito causalmente alla produzione del danno.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio cruciale: chi subisce un danno deve comunque agire con l’ordinaria diligenza per non contribuire a causarlo o aggravarlo. La violazione di norme imperative, come quelle antiriciclaggio, non è una mera formalità, ma un comportamento che può essere qualificato come colposo e avere conseguenze dirette sull’entità del risarcimento. Per gli investitori, la lezione è chiara: la fiducia non deve mai tramutarsi in ingenuità. È fondamentale utilizzare sempre metodi di pagamento tracciabili e rispettare le normative vigenti, non solo per tutelare la legalità, ma anche per proteggere pienamente i propri diritti in caso di contenzioso.

L’eccezione di concorso di colpa del danneggiato può essere sollevata per la prima volta in appello?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che il concorso di colpa non è una domanda nuova, ma una mera difesa. Pertanto, il giudice può rilevarlo d’ufficio in ogni stato e grado del processo di merito per determinare correttamente l’ammontare del danno risarcibile.

Pagare una grossa somma in contanti a un agente assicurativo, violando le norme antiriciclaggio, costituisce concorso di colpa?
Sì. Secondo la decisione della Corte d’Appello, confermata nella sua legittimità dalla Cassazione, consegnare una somma di denaro in contanti superiore ai limiti di legge costituisce una condotta colposa rilevante ai sensi dell’art. 1227 c.c., che contribuisce a causare il danno e giustifica una riduzione del risarcimento.

È possibile contestare in Cassazione sia la violazione di legge che il vizio di motivazione per la stessa questione?
No. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un motivo di ricorso che prospetta la medesima questione sotto i profili, tra loro incompatibili, della violazione di norme di diritto e del vizio di motivazione. Il primo presuppone che i fatti siano stati accertati correttamente, mentre il secondo mira a rimettere in discussione proprio l’accertamento dei fatti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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