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Concorso di colpa investitore: la Cassazione decide

Un investitore, dopo aver consegnato le proprie credenziali di accesso on-line a presunti consulenti finanziari, subiva la sottrazione di ingenti somme dal proprio conto. La Corte di Cassazione, riformando la decisione di merito, ha stabilito che tale condotta costituisce un decisivo concorso di colpa dell’investitore. Questa negligenza è idonea a interrompere il nesso di causalità e, di conseguenza, a escludere o limitare la responsabilità dell’istituto di credito e dell’intermediario finanziario. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per una nuova valutazione alla luce di questo principio.

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Concorso di Colpa dell’Investitore: la Cassazione Sottolinea la Responsabilità Personale

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nel diritto bancario e finanziario: il concorso di colpa investitore nella custodia delle proprie credenziali di accesso on-line. La decisione chiarisce fino a che punto la negligenza del cliente possa limitare o addirittura escludere la responsabilità degli intermediari finanziari in caso di frode. Questo provvedimento offre importanti spunti di riflessione sulla diligenza richiesta agli investitori nell’era digitale.

I Fatti di Causa

Un cliente si era rivolto a due individui che si erano presentati come consulenti di una nota società di intermediazione finanziaria. Convinto di effettuare investimenti, l’investitore aveva aperto un conto corrente presso una banca terza, per poi consegnare le credenziali per l’operatività on-line ai due presunti consulenti. Questi ultimi, invece di investire le somme, le avevano illecitamente trasferite su altri rapporti a loro riconducibili.

L’investitore, scoperto l’ammanco, aveva intrapreso un’azione legale contro i due truffatori, la società di intermediazione e l’istituto di credito presso cui era stato aperto il conto, chiedendo il risarcimento dei danni patrimoniali e morali subiti.

Le Decisioni dei Giudici di Merito

In primo grado, il Tribunale aveva condannato solo uno dei truffatori. La Corte d’Appello, invece, aveva riformato la sentenza, estendendo la responsabilità in solido anche all’istituto di credito e alla società di intermediazione. Secondo i giudici d’appello, la consegna delle credenziali da parte del cliente non interrompeva il nesso causale, valorizzando la scarsa preparazione informatica dell’investitore e l’affidamento che si era generato nei confronti dei presunti professionisti, i quali operavano utilizzando modulistica e frequentando i locali della società di intermediazione.

L’Ordinanza della Cassazione e il Concorso di Colpa Investitore

La Corte di Cassazione ha accolto i ricorsi presentati dalla banca e dalla società di intermediazione, cassando con rinvio la sentenza d’appello. Il ragionamento dei giudici di legittimità si è concentrato sull’errata applicazione dell’art. 1227 del codice civile, che disciplina appunto il concorso del fatto colposo del creditore.

La Suprema Corte ha affermato che la volontaria consegna a terzi delle credenziali di accesso al proprio conto on-line costituisce una condotta gravemente negligente da parte del cliente. Tale comportamento rappresenta un fatto decisivo che la Corte d’Appello aveva erroneamente sottovalutato. I giudici hanno sottolineato come questa condotta anomala sia di per sé idonea a integrare un concorso di colpa investitore che può, a seconda dei casi, interrompere del tutto il nesso di causalità con l’evento dannoso o, quantomeno, diminuire la responsabilità dell’intermediario.

Le Motivazioni

La Corte ha sviluppato un principio di diritto molto chiaro. Una volta accertata una condotta anomala e agevolatrice del cliente, caratterizzata da profili di colpa, il giudice di merito non ha la facoltà di escludere discrezionalmente il contributo causale del danneggiato. La Corte d’Appello ha sbagliato nel giustificare la negligenza dell’investitore con la sua “scarsa cultura informatica”. Al contrario, proprio la consapevolezza dei propri limiti avrebbe dovuto indurlo a una maggiore prudenza, come ad esempio non attivare l’operatività on-line o, in ogni caso, non cedere a nessuno le proprie chiavi di accesso personali.

Secondo la Cassazione, il contributo causale del danneggiato può essere escluso solo in circostanze specifiche: quando la sua condotta non è riconducibile a colpa, ma deriva da caso fortuito, forza maggiore, o da condotte fraudolente dell’intermediario stesso talmente sofisticate da non poter essere percepite, previste e prevenute con l’ordinaria diligenza.

Nel caso di specie, la consegna volontaria delle credenziali non rientra in nessuna di queste eccezioni. Si tratta di un’azione che palesa una palese violazione dei doveri minimi di auto-responsabilità nella gestione dei propri strumenti bancari. Pertanto, la Corte d’Appello dovrà riesaminare il caso, applicando correttamente i principi sul concorso di colpa investitore e valutando in che misura la condotta del cliente abbia inciso sulla produzione del danno.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rafforza un principio fondamentale: la sicurezza delle operazioni bancarie on-line dipende da una responsabilità condivisa tra intermediario e cliente. Se l’intermediario ha il dovere di predisporre sistemi sicuri e di vigilare, il cliente ha il dovere non negoziabile di custodire con la massima diligenza le proprie credenziali. La cessione volontaria di questi dati a terzi è una condotta che spezza la catena di responsabilità e pone il cliente in una posizione di colpa evidente, con conseguenze dirette sul suo diritto al risarcimento. La sentenza funge da monito per tutti gli investitori: la prudenza e la consapevolezza nell’utilizzo degli strumenti digitali non sono un’opzione, ma un obbligo la cui violazione può costare cara.

La consegna delle credenziali di accesso on-line a terzi costituisce concorso di colpa dell’investitore?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, la volontaria consegna delle credenziali a terzi è una condotta gravemente negligente che configura un concorso di colpa del cliente, idoneo a ridurre o escludere la responsabilità dell’intermediario.

La scarsa cultura informatica di un cliente può giustificare la sua negligenza nel custodire le credenziali bancarie?
No. La Corte ha stabilito che la consapevolezza di avere scarse capacità informatiche dovrebbe indurre il cliente a una maggiore prudenza, e non può essere usata come giustificazione per una condotta negligente come la cessione delle proprie credenziali.

Quando può essere escluso il contributo causale di un investitore che ha tenuto una condotta anomala?
Il suo contributo al danno può essere escluso solo se la sua condotta non è dovuta a colpa, ma deriva da caso fortuito, forza maggiore o da condotte fraudolente dell’intermediario talmente ingannevoli da non poter essere evitate con l’ordinaria diligenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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