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Concordato Preventivo: la relazione giurata è cruciale

La Corte di Cassazione conferma l’inammissibilità di una domanda di concordato preventivo a causa di una relazione giurata inadeguata. Il documento presentato era una mera perizia di stima immobiliare e non conteneva l’analisi sulla liquidabilità dei beni e sulla percentuale di soddisfacimento dei creditori privilegiati, come richiesto dalla legge. La Corte ha ribadito che la corretta redazione di tale relazione è un presupposto essenziale e non surrogabile per l’accesso alla procedura.

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Concordato Preventivo: La Relazione Giurata Non È Una Semplice Perizia

L’accesso al concordato preventivo, specialmente quando si prevede un pagamento non integrale dei creditori privilegiati, è subordinato a requisiti documentali molto stringenti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la relazione giurata, richiesta dall’art. 160 della Legge Fallimentare, non è una mera perizia di stima, ma un’analisi complessa e approfondita, la cui assenza o incompletezza determina l’inammissibilità della domanda. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Una società immobiliare in crisi depositava presso il Tribunale una domanda di ammissione al concordato preventivo con continuità aziendale. Il piano prevedeva il pagamento non integrale di alcuni creditori privilegiati, ossia coloro che vantano garanzie specifiche sui beni dell’azienda (come un’ipoteca). A corredo della proposta, la società allegava una perizia di stima che si limitava a determinare il valore di mercato dei suoi immobili.

Il Tribunale dichiarava la domanda inammissibile, rilevando la mancanza sia della relazione giurata richiesta per il “degrado” dei crediti privilegiati, sia della relazione necessaria per la transazione fiscale. Di conseguenza, dichiarava il fallimento della società.

La società proponeva reclamo alla Corte d’Appello, sostenendo che la perizia depositata fosse sufficiente e che, in ogni caso, le valutazioni mancanti potevano essere desunte dalla relazione generale dell’attestatore del piano. La Corte d’Appello rigettava il reclamo, confermando la decisione di primo grado e sottolineando che la perizia prodotta non conteneva alcuna valutazione sulla liquidabilità effettiva dei beni e sui tempi di realizzo, elementi essenziali richiesti dalla norma.

I Motivi del Ricorso e la necessità della relazione giurata

La società si rivolgeva quindi alla Corte di Cassazione, lamentando principalmente la violazione dell’art. 160, comma 2, della Legge Fallimentare. Secondo la ricorrente, i giudici di merito avevano errato nel ritenere inammissibile la domanda, poiché la legge non imporrebbe di affidare la stima e l’attestazione del piano a due professionisti diversi e, inoltre, una semplice perizia immobiliare, integrata dal piano e dall’attestazione principale, avrebbe dovuto essere considerata sufficiente.

La difesa della società si basava su un’interpretazione meno rigida della norma, cercando di far valere la documentazione prodotta come sostanzialmente equivalente a quella richiesta per legge.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendo infondati i motivi principali. I giudici supremi hanno chiarito, in linea con la giurisprudenza consolidata, la natura e il contenuto imprescindibile della relazione giurata.

Il punto centrale della decisione è che, quando un piano di concordato prevede di pagare i creditori privilegiati meno di quanto loro spetterebbe (soddisfacimento non integrale), non basta indicare il valore di mercato del bene. Il professionista incaricato deve compiere un’analisi molto più sofisticata. La sua relazione deve:

1. Stimare il valore di mercato dei beni su cui grava la garanzia (pegno, ipoteca, ecc.).
2. Valutare l’effettiva liquidabilità di tali beni, tenendo conto delle condizioni specifiche del mercato locale, delle caratteristiche dei beni e dei tempi previsti dal piano per la loro vendita.
3. Determinare la somma presumibilmente ricavabile dalla liquidazione e, di conseguenza, la percentuale di soddisfacimento “realizzabile” per ciascun creditore privilegiato.

La Corte ha specificato che questa analisi serve a garantire che al creditore privilegiato sia offerto un trattamento non inferiore a quello che otterrebbe in caso di fallimento. La semplice “stima dei beni” prodotta dalla società ricorrente era, secondo i giudici, palesemente insufficiente, in quanto si era “limitata all’accertamento del valore degli immobili, senza alcuna valutazione o verifica […] in ordine alla possibilità di degrado e dilazione di pagamento dei creditori privilegiati”.

La Cassazione ha inoltre qualificato l’accertamento compiuto dai giudici di merito come un “apprezzamento in fatto”, insindacabile in sede di legittimità se non per vizi logici o di motivazione che, nel caso di specie, non sussistevano.

Le Conclusioni

La decisione in esame rappresenta un monito fondamentale per le imprese e i professionisti che si occupano di crisi d’impresa. La preparazione della documentazione a corredo di una domanda di concordato preventivo deve essere meticolosa e formalmente ineccepibile. La relazione giurata dell’art. 160 l.fall. non è un adempimento formale, ma un presupposto sostanziale di ammissibilità della proposta. Omettere l’analisi sulla liquidabilità e sulla percentuale di soddisfacimento realizzabile equivale a presentare una domanda priva di un requisito essenziale, con la conseguenza quasi certa di una declaratoria di inammissibilità e della successiva dichiarazione di fallimento. Non sono ammesse scorciatoie né è possibile surrogare tale documento con altri atti della procedura, come la relazione dell’attestatore generale del piano, che risponde a finalità diverse.

Che cosa deve contenere la relazione giurata prevista dall’art. 160 della Legge Fallimentare?
La relazione non può limitarsi alla stima del valore di mercato dei beni. Deve estendere il proprio giudizio alla loro effettiva liquidabilità in rapporto alle condizioni del mercato e ai tempi previsti dal piano, determinando la somma che si presume di poter ricavare dalla loro vendita e, quindi, la percentuale di soddisfacimento per i creditori.

Una semplice perizia di stima del valore degli immobili è sufficiente per l’ammissione al concordato preventivo con pagamento parziale dei creditori privilegiati?
No, non è sufficiente. La Corte di Cassazione ha stabilito che una perizia limitata all’accertamento del valore degli immobili, senza un’analisi sulla loro liquidabilità e sulla possibilità di degrado e dilazione del pagamento dei creditori, rende la domanda di concordato inammissibile.

Il ruolo dell’attestatore del piano di concordato può sostituire quello dello stimatore che redige la relazione giurata?
No. Sebbene la Corte non si sia soffermata sulla possibilità che i due ruoli siano ricoperti dalla stessa persona, ha chiarito che le valutazioni richieste dalla relazione giurata dell’art. 160 l.fall. non sono surrogabili con quelle rimesse all’attestatore del piano (previsto dall’art. 161 l.fall.), poiché quest’ultimo ha compiti diversi, quali l’asseverazione della veridicità dei dati aziendali e della fattibilità generale del piano.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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