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Concordato Fallimentare: Quando è valido l’accordo

La Corte di Cassazione ha confermato la validità di un concordato fallimentare approvato nonostante l’assenza di una perizia di stima. La Corte ha stabilito che gli accordi privati tra la società proponente e i creditori ipotecari, che accettavano un soddisfacimento parziale, sono legittimi, soprattutto a fronte di un’approvazione unanime della proposta. È stato inoltre respinto il ricorso basato su un presunto abuso del diritto, in quanto la valutazione di convenienza economica del concordato rispetto alla liquidazione è un’analisi di merito non sindacabile in sede di legittimità.

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Concordato Fallimentare: La Cassazione Chiarisce la Validità degli Accordi con i Creditori

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato temi cruciali relativi al concordato fallimentare, fornendo importanti chiarimenti sulla legittimità degli accordi separati con i creditori e sui limiti del controllo giudiziale in fase di omologa. La pronuncia analizza il caso di una proposta concordataria avanzata da un terzo assuntore, contestata dal socio della società fallita per presunte irregolarità procedurali e per un supposto abuso dello strumento concordatario. Approfondiamo i dettagli di questa decisione per comprenderne le implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa

Una società immobiliare in liquidazione veniva dichiarata fallita. Successivamente, un’altra società, in qualità di terzo assuntore, presentava una proposta di concordato fallimentare. Il piano prevedeva l’assunzione di tutti i debiti fallimentari a fronte della cessione dell’intero attivo della società fallita. Elemento centrale della proposta erano degli accordi individuali sottoscritti dal proponente con alcuni creditori ipotecari, i quali accettavano un soddisfacimento solo parziale del loro credito, con il “degrado” della parte restante a credito chirografario. Il Tribunale omologava il concordato, decisione poi confermata dalla Corte di Appello a seguito del reclamo presentato dalla società fallita e dal suo legale rappresentante.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

I ricorrenti hanno impugnato la decisione della Corte d’Appello basandosi su quattro motivi principali:
1. Violazione delle norme sugli accordi: Sostenevano che gli accordi individuali con i creditori ipotecari avessero alterato la par condicio creditorum e privato illegittimamente tali creditori della loro qualità, inficiando la loro partecipazione al comitato dei creditori.
2. Errata interpretazione della domanda e conflitto di interessi: Lamentavano che la Corte d’Appello avesse travisato le loro eccezioni, in particolare quella relativa al palese conflitto di interessi dei creditori ipotecari che avevano stipulato gli accordi.
3. Mancanza della perizia di stima: Eccepivano la violazione dell’art. 124 della Legge Fallimentare per l’omessa redazione della perizia giurata, ritenuta necessaria quando un concordato prevede il pagamento non integrale dei creditori privilegiati.
4. Abuso del diritto: Affermavano che la Corte non avesse adeguatamente valutato come la liquidazione fallimentare sarebbe stata più vantaggiosa, potendo generare un surplus per il socio della fallita, e che il concordato rappresentasse quindi un ingiustificato sacrificio.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Concordato Fallimentare

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, dichiarando i motivi in parte inammissibili e in parte infondati. La decisione consolida importanti principi in materia di flessibilità e autonomia negoziale all’interno delle procedure concorsuali.

Le Motivazioni

La Corte ha smontato punto per punto le censure dei ricorrenti. In primo luogo, ha ritenuto inammissibili i motivi relativi all’interpretazione degli accordi e al conflitto di interessi, in quanto i ricorrenti non avevano specificato le norme ermeneutiche violate e si limitavano a contrapporre una propria interpretazione dei fatti a quella, insindacabile in sede di legittimità, del giudice di merito.

Di particolare rilievo è la motivazione sul terzo motivo, relativo alla mancanza della perizia di stima. La Corte ha riconosciuto che la perizia prevista dall’art. 124 l.fall. ha una duplice funzione: tutelare i creditori privilegiati, assicurando che non ricevano meno di quanto otterrebbero dalla liquidazione, e determinare la parte di credito ammessa al voto. Tuttavia, nel caso di specie, i creditori ipotecari avevano accettato espressamente e su base negoziale il soddisfacimento parziale. Secondo la Corte, questa pattuizione, espressione di un diritto disponibile, può legittimamente derogare alla necessità della perizia, il cui scopo protettivo viene meno di fronte alla volontà del creditore. Inoltre, dato che la proposta è stata approvata all’unanimità dai creditori, anche la funzione di calcolo per le maggioranze di voto perdeva di rilevanza.

Infine, riguardo all’abuso del diritto, la Cassazione ha ribadito un principio consolidato: il controllo del tribunale in sede di omologa del concordato è un controllo di regolarità formale e non di convenienza economica. Il giudice non può sostituire la propria valutazione a quella della maggioranza dei creditori, salvo casi di abuso manifesto. La Corte territoriale aveva correttamente ritenuto che il concordato offrisse un soddisfacimento “certo e immediato”, a differenza dell’esito “eventuale e futuribile” della liquidazione, compiendo una valutazione di merito che non può essere riesaminata in Cassazione.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza l’idea del concordato fallimentare come strumento flessibile, in cui l’autonomia negoziale delle parti gioca un ruolo centrale. La decisione chiarisce che le tutele procedurali, come la perizia di stima, possono essere superate dal consenso informato dei creditori, i quali possono disporre dei propri diritti. Viene inoltre tracciato un confine netto tra il controllo di legittimità sulla procedura, di competenza del giudice, e la valutazione sulla convenienza economica della proposta, che spetta primariamente al ceto creditorio. Questa pronuncia offre quindi preziose indicazioni per gli operatori del diritto, confermando che la volontà concorde delle parti può modellare la procedura concordataria, purché nel rispetto dei suoi principi fondamentali.

È possibile per un proponente di un concordato fallimentare stringere accordi separati con alcuni creditori garantiti?
Sì. La Corte ha ritenuto legittimi gli accordi individuali con cui i creditori ipotecari hanno accettato un soddisfacimento parziale del loro credito, trattandosi di diritti disponibili di cui potevano legittimamente disporre su base negoziale.

La perizia di stima prevista dall’art. 124 della Legge Fallimentare è sempre obbligatoria quando i creditori privilegiati non vengono pagati integralmente?
No, non sempre. Secondo la Corte, se i creditori privilegiati accettano espressamente e negozialmente un pagamento parziale, la funzione di tutela della norma viene meno e la perizia può non essere necessaria. La sua assenza è ancor meno rilevante se la proposta di concordato viene approvata all’unanimità da tutti i creditori.

Il giudice può rifiutare l’omologa di un concordato fallimentare se una liquidazione tradizionale potrebbe risultare più vantaggiosa per il fallito?
No. Il controllo del giudice in sede di omologa è limitato alla verifica della regolarità formale della procedura e dell’esito del voto. Non può entrare nel merito della convenienza economica della proposta, che è una valutazione spettante ai creditori, a meno che non si configuri un palese abuso dello strumento concordatario, che però costituisce un accertamento di fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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