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Concordato con riserva: deposito spese e inammissibilità

Una società di costruzioni ha visto la sua domanda di concordato con riserva dichiarata inammissibile per aver depositato solo parzialmente le spese di procedura ordinate dal tribunale. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che il mancato o parziale versamento non può essere una causa automatica di inammissibilità. Secondo la Corte, tale inadempimento deve essere valutato dal giudice nel contesto più ampio della serietà e fattibilità del piano proposto dal debitore, e non come un ostacolo formale insuperabile. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

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Concordato con riserva: Deposito Spese Non Causa Inammissibilità Automatica

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale del concordato con riserva, stabilendo un principio fondamentale a tutela del debitore. La questione verte sul potere del tribunale di ordinare il deposito di una somma per le spese di procedura e, soprattutto, sulle conseguenze del mancato o parziale adempimento. La Corte ha chiarito che un’omissione di questo tipo non può portare automaticamente alla dichiarazione di inammissibilità della domanda, correggendo un’interpretazione eccessivamente formalistica dei giudici di merito.

I Fatti di Causa: Dalla Richiesta di Concordato alla Dichiarazione di Fallimento

Il caso ha origine dalla dichiarazione di fallimento di una società di costruzioni, pronunciata dal Tribunale di Catanzaro. La società aveva inizialmente presentato una domanda di concordato con riserva, chiedendo al tribunale un termine per depositare la proposta definitiva e il piano di ristrutturazione. Il tribunale, nel concedere il termine, aveva ordinato alla società di versare 30.000 euro a copertura delle spese procedurali presunte.

A fronte di un deposito solo parziale (15.000 euro), il tribunale ha dichiarato inammissibile la domanda di concordato e, contestualmente, ha dichiarato il fallimento della società. La Corte d’Appello ha successivamente confermato questa decisione, ritenendo il mancato deposito della somma un motivo decisivo e assorbente, senza esaminare gli altri profili sollevati.

La Questione Giuridica nel Concordato con Riserva

Il cuore della controversia risiede nel determinare se la mancata ottemperanza all’ordine di deposito delle spese, in una fase preliminare come quella del concordato ‘in bianco’, costituisca una causa automatica di inammissibilità. I giudici di merito avevano applicato per analogia la sanzione prevista dall’art. 163 della Legge Fallimentare, che disciplina però la fase successiva all’ammissione della procedura. La società ricorrente ha contestato questa interpretazione, sostenendo che una sanzione così grave, che limita l’accesso a una procedura di salvataggio, deve essere espressamente prevista dalla legge e non può essere creata praeter legem dal giudice.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società, smontando l’impianto argomentativo della Corte d’Appello e fissando un importante principio di diritto.

Il Potere del Giudice e i Suoi Limiti

La Suprema Corte riconosce che il tribunale ha il potere di ordinare il versamento di una somma per le spese durante la fase del concordato con riserva. Questo potere è una conseguenza logica della ‘procedimentalizzazione’ di questa fase, che comporta la nomina di un commissario e l’attivazione di obblighi per il debitore. Tuttavia, una cosa è il potere di ordinare, un’altra è la sanzione per l’inadempimento.

La Cassazione ha sottolineato che le cause di inammissibilità, in quanto norme processuali di natura eccezionale che limitano il diritto di accesso alla giustizia, non possono essere applicate per analogia. Una sanzione automatica come l’inammissibilità richiede una previsione espressa di legge, che in questo caso mancava.

La Valutazione Complessiva del Giudice

Secondo la Corte, il mancato o parziale deposito non è irrilevante, ma va inquadrato in un contesto più ampio. Deve essere considerato dal tribunale come un ‘indice rivelatore’ dell’idoneità o meno dell’attività del debitore a predisporre un piano e una proposta seri. In altre parole, non è un interruttore ‘on/off’, ma un elemento che, insieme ad altri, contribuisce a formare il giudizio del tribunale sulla serietà dell’iniziativa. Il giudice deve quindi compiere una valutazione complessiva e motivata, non fermarsi a una constatazione puramente formale.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello per una nuova valutazione. Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche: riafferma il favor dell’ordinamento per le soluzioni concordate alla crisi d’impresa, impedendo che ostacoli puramente formali possano precludere l’accesso a queste procedure. Ai giudici di merito viene richiesto un approccio meno rigido e più sostanziale, che valuti la condotta del debitore nel suo complesso per determinare la reale volontà e capacità di superare la crisi. Il mancato deposito delle spese resta un campanello d’allarme, ma non può più essere considerato, da solo, una sentenza definitiva per la domanda di concordato.

Nel concordato con riserva, il mancato versamento delle spese di procedura comporta l’inammissibilità automatica della domanda?
No. Secondo la Corte di Cassazione, in assenza di un’espressa previsione di legge per questa fase specifica, il mancato o parziale deposito della somma per le spese non può essere causa di automatica inammissibilità o improcedibilità della domanda.

Quale valore deve attribuire il giudice al mancato o parziale deposito della somma per le spese?
Il giudice deve considerarlo come un ‘indice rivelatore’ nell’ambito di una valutazione complessiva. Tale inadempimento può contribuire a dimostrare che l’attività del debitore è inidonea a predisporre una proposta e un piano seri, ma deve essere valutato insieme a tutti gli altri elementi del caso, non in modo isolato e decisivo.

È possibile applicare per analogia le sanzioni previste per la fase successiva del concordato (art. 163 Legge Fallimentare) a quella iniziale del concordato con riserva?
No. La Corte ha stabilito che le norme che prevedono forme di inammissibilità sono di natura eccezionale e non possono essere applicate per analogia ‘oltre i casi e i tempi in esse considerati’. Creare nuove cause di inammissibilità tramite interpretazione analogica limiterebbe indebitamente il diritto fondamentale di accesso a un organo giudiziario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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