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Concessione in sanatoria: la promessa mancata nel rogito

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di alcuni promittenti venditori al pagamento del doppio della caparra. Essi avevano garantito nel contratto preliminare l’esistenza di una concessione in sanatoria per l’immobile, che in realtà è stata rilasciata solo anni dopo la data prevista per il rogito. La Corte ha stabilito che tale garanzia specifica è vincolante e la sua violazione costituisce un grave inadempimento che legittima il recesso del promissario acquirente, rendendo irrilevante l’ottenimento tardivo del permesso.

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La Garanzia sulla Concessione in Sanatoria: un Impegno da Non Sottovalutare

Quando si acquista un immobile, la regolarità urbanistica è un aspetto cruciale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: se il venditore garantisce nel contratto preliminare l’esistenza di una concessione in sanatoria, questa promessa deve essere mantenuta entro la data del rogito. L’ottenimento successivo del permesso non è sufficiente a sanare l’inadempimento già verificatosi. Analizziamo insieme questo caso per capire le implicazioni pratiche per chi vende e chi compra casa.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da un contratto preliminare di compravendita stipulato nel 2004. I promittenti venditori avevano garantito al promissario acquirente che sull’immobile era stata rilasciata una concessione in sanatoria per regolarizzare alcuni abusi edilizi. Tuttavia, alla data prevista per la stipula del contratto definitivo, emergeva che tale concessione non era mai stata emessa; esisteva solo una domanda di condono presentata quasi vent’anni prima.

Di fronte a questa scoperta, l’acquirente si rifiutava di procedere con il rogito e citava in giudizio i venditori per inadempimento contrattuale, chiedendo la restituzione del doppio della caparra versata. I tribunali di primo e secondo grado davano ragione all’acquirente, condannando i venditori. Questi ultimi decidevano quindi di ricorrere in Cassazione.

La Decisione della Cassazione sulla Concessione in Sanatoria

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dei venditori, confermando le decisioni dei gradi precedenti. I giudici hanno chiarito diversi punti di diritto di notevole importanza.

La Validità della Garanzia Contrattuale

Il punto centrale della controversia era la specifica garanzia inserita nel contratto preliminare. I venditori non si erano limitati a promettere la vendita di un immobile, ma avevano esplicitamente assicurato l’esistenza di un provvedimento di concessione in sanatoria. La Corte ha stabilito che questa non era una mera dichiarazione, ma un obbligo contrattuale preciso. L’assenza del provvedimento alla data concordata per il rogito definitivo costituiva, quindi, un grave inadempimento contrattuale.

Il Principio del Silenzio-Assenso non è Automatico

I ricorrenti avevano tentato di difendersi sostenendo che, essendo trascorsi più di 24 mesi dalla domanda di condono, si era formato il cosiddetto “silenzio-assenso”, equiparabile a un accoglimento. La Cassazione ha respinto questa tesi, ricordando che il silenzio-assenso non è un meccanismo automatico. Per la sua formazione è necessario che la domanda di sanatoria sia completa di tutta la documentazione e che siano stati integralmente pagati gli oneri di oblazione. In assenza di prova su questi presupposti, non si può considerare l’immobile come regolarizzato.

L’Irrilevanza dell’Ottenimento Tardivo della Concessione

Un altro aspetto fondamentale della sentenza riguarda il fatto che la concessione in sanatoria era stata effettivamente rilasciata dal Comune nel 2012, quindi molti anni dopo la data prevista per il rogito ma prima della fine del processo d’appello. Secondo la Corte, questo evento è irrilevante. La ratio decidendi, ovvero il cuore della decisione, si fonda sull’inadempimento verificatosi al momento in cui il contratto definitivo avrebbe dovuto essere stipulato. L’acquirente aveva legittimamente esercitato il diritto di recesso a causa della violazione di una garanzia essenziale in quel preciso momento. L’adempimento tardivo non può cancellare la gravità della violazione iniziale.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si basano sulla tutela dell’affidamento della parte acquirente. Chi firma un preliminare fa affidamento sulle garanzie fornite dalla controparte. La regolarità urbanistica è un requisito essenziale per la commerciabilità e il pieno godimento del bene. Garantire l’esistenza di una concessione in sanatoria quando questa non c’è, mina la fiducia e la base stessa dell’accordo. La Corte ha quindi privilegiato la certezza dei rapporti giuridici, stabilendo che le obbligazioni assunte nel preliminare devono essere adempiute nei tempi e nei modi concordati, non quando fa comodo alla parte inadempiente.

Le Conclusioni

Questa sentenza offre un importante monito per chiunque sia coinvolto in una compravendita immobiliare. Per i venditori, è fondamentale essere trasparenti e precisi riguardo lo stato urbanistico dell’immobile, evitando di fornire garanzie su provvedimenti non ancora ottenuti. Per gli acquirenti, conferma l’importanza di inserire clausole chiare nel contratto preliminare e di verificare attentamente la documentazione. La mancanza di una concessione in sanatoria promessa è un inadempimento grave che dà pieno diritto a recedere dal contratto e a ottenere il risarcimento del danno, tipicamente attraverso la restituzione del doppio della caparra.

La garanzia di una concessione in sanatoria in un contratto preliminare è vincolante?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che la specifica garanzia della sussistenza di un provvedimento di concessione in sanatoria, inserita in un contratto preliminare, è vincolante. La sua assenza al momento previsto per la stipula del contratto definitivo costituisce un grave inadempimento.

Il meccanismo del silenzio-assenso per la sanatoria edilizia è automatico?
No, non è automatico. La sua formazione presuppone la completezza della domanda di sanatoria e l’integrale pagamento di quanto dovuto a titolo di oblazione. La sola decorrenza del tempo non è sufficiente se mancano questi presupposti.

Ottenere la concessione in sanatoria dopo la data prevista per il rogito sana l’inadempimento del venditore?
No. Secondo la sentenza, l’ottenimento tardivo del provvedimento è irrilevante ai fini del giudizio sull’inadempimento. La valutazione va fatta con riferimento al momento in cui il contratto definitivo doveva essere stipulato, e l’inadempimento verificatosi a quella data legittima il recesso dell’acquirente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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