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Concessione abusiva di credito: stop alla banca

Una banca si è vista respingere la richiesta di ammissione del proprio credito in un fallimento a causa di una concessione abusiva di credito. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, specificando che il giudice fallimentare può compiere una valutazione incidentale del danno causato dalla banca per ‘paralizzare’ e quindi respingere la sua pretesa creditoria, senza la necessità di un autonomo giudizio di responsabilità.

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Concessione Abusiva di Credito: Quando il Credito della Banca Viene Azzerato

La concessione abusiva di credito è una condotta grave che si verifica quando un istituto bancario finanzia un’impresa pur essendo consapevole della sua irreversibile situazione di insolvenza. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 26193/2024) ha rafforzato un principio fondamentale: la banca responsabile di tale condotta rischia di vedere il proprio credito completamente escluso dal passivo fallimentare dell’impresa finanziata. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: un Finanziamento Controverso

Una banca aveva richiesto di essere ammessa al passivo fallimentare di una società per un credito di oltre un milione di euro. Tuttavia, sia il Giudice Delegato che il Tribunale avevano respinto integralmente la richiesta. La motivazione? Il credito era interamente riconducibile a un’attività di sostegno finanziario che la banca aveva fornito alla società quando questa era già in uno stato di palese e riconoscibile insolvenza. Secondo i giudici di merito, questa condotta aveva causato un danno alla società stessa e agli altri creditori, consentendo la prosecuzione di un’attività destinata al fallimento. Il danno, quantificato in via equitativa, è stato ritenuto superiore all’importo del credito vantato dalla banca.

La Difesa della Banca e la Concessione Abusiva di Credito

L’istituto di credito ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, sollevando due principali obiezioni:
1. Violazione del principio del “chiesto e pronunciato” (ultra petita): La banca sosteneva che il Tribunale avesse agito al di fuori delle sue competenze, accertando implicitamente una sua responsabilità per concessione abusiva di credito e liquidando un danno da porre in compensazione, senza che vi fosse una formale domanda in tal senso e senza i presupposti di legge (certezza, liquidità ed esigibilità del controcredito).
2. Violazione delle norme sulla prova: Secondo la ricorrente, il Tribunale aveva accertato la sua responsabilità in modo apodittico e inammissibile, senza un’adeguata base probatoria.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto entrambi i motivi del ricorso, fornendo chiarimenti cruciali sulla gestione della concessione abusiva di credito in sede fallimentare.

In primo luogo, la Corte ha escluso che vi fosse stata una decisione ultra petita. Ha spiegato che il Tribunale non ha accertato in via principale un credito risarcitorio del Fallimento verso la banca. Piuttosto, ha compiuto un accertamento incidenter tantum, ovvero una valutazione incidentale e strumentale al solo fine di decidere sull’ammissione del credito. In pratica, il giudice ha verificato se il danno causato dalla condotta abusiva della banca fosse di entità tale da superare il credito vantato. Essendo giunto a una conclusione affermativa, ha utilizzato tale danno come un’eccezione in grado di “paralizzare” la pretesa creditoria della banca, giustificandone la totale esclusione dal passivo.

In secondo luogo, la Corte ha dichiarato inammissibile il motivo relativo alla valutazione delle prove. Ha ribadito un principio consolidato: il giudizio di legittimità non è una sede per riesaminare nel merito i fatti o l’apprezzamento delle prove compiuto dal giudice dei gradi inferiori. Tale valutazione può essere censurata solo in presenza di vizi motivazionali gravissimi, che in questo caso non sono stati riscontrati. La motivazione del Tribunale è stata ritenuta comprensibile e costituzionalmente sufficiente.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento di grande importanza pratica. La banca che concede credito a un’impresa decotta non solo si espone a future azioni di responsabilità, ma rischia concretamente di vedere il proprio credito azzerato direttamente in sede di verifica del passivo fallimentare. Il danno causato alla massa dei creditori può essere opposto come uno “scudo” per neutralizzare la pretesa della banca. La decisione sottolinea il dovere degli istituti di credito di agire con prudenza e diligenza, evitando di finanziare imprese prive di prospettive di risanamento, una pratica che finisce per danneggiare l’intero sistema economico e la parità di trattamento tra i creditori.

Può un tribunale fallimentare negare l’ammissione di un credito bancario a causa di una concessione abusiva di credito?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che il giudice può respingere totalmente la richiesta di ammissione al passivo se accerta, anche in via incidentale, che il danno causato alla società fallita e agli altri creditori dalla condotta della banca è di importo pari o superiore a quello del credito vantato.

È necessario un giudizio separato per accertare la responsabilità della banca per concessione abusiva di credito prima di escludere il suo credito dal passivo?
No, non è necessario. La Corte ha chiarito che il giudice fallimentare può compiere un accertamento incidentale (incidenter tantum) sulla responsabilità della banca al solo fine di decidere sull’ammissione del credito, senza dover attendere l’esito di un autonomo e separato giudizio di responsabilità.

Cosa significa che il danno causato dalla banca può ‘paralizzare’ la sua pretesa creditoria?
Significa che l’eccezione basata sul danno derivante dalla concessione abusiva di credito può essere usata come una difesa per bloccare e neutralizzare completamente la richiesta della banca di essere pagata dal fallimento. Il danno agisce come un contro-diritto che annulla la pretesa dell’istituto di credito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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