LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Concessione abusiva di credito e nullità del mutuo

Un istituto di credito ha richiesto l’ammissione al passivo fallimentare di una società per un credito derivante da un mutuo garantito dallo Stato. Il Tribunale ha rigettato la richiesta, dichiarando nullo il contratto per concessione abusiva di credito, ravvisando un concorso della banca nel reato di bancarotta semplice. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione, specificando che per dichiarare la nullità non basta ipotizzare il reato, ma è necessaria una motivazione rigorosa che dimostri gli elementi oggettivi e soggettivi del concorso della banca, quale soggetto esterno, nel reato. La causa è stata rinviata alla Corte d’Appello.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Concessione abusiva di credito: quando il mutuo è nullo?

La concessione abusiva di credito a un’impresa in crisi è una questione delicata, che si colloca al confine tra il sostegno all’economia e la responsabilità per l’aggravamento del dissesto. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 26248/2024, offre chiarimenti cruciali su quando un finanziamento possa essere dichiarato nullo perché considerato strumento di un’operazione illecita, come il ritardo nella dichiarazione di fallimento.

I fatti di causa

Il caso nasce dalla richiesta di una banca di essere ammessa al passivo del fallimento di una società a responsabilità limitata. Il credito, di 25.000 euro, derivava da un mutuo concesso durante l’emergenza sanitaria, interamente garantito dal Fondo di Garanzia statale previsto dal cosiddetto “Decreto Liquidità”.

Il Tribunale, in prima istanza, aveva respinto la domanda della banca. La motivazione era netta: il contratto di mutuo era nullo. Secondo i giudici, l’istituto di credito aveva agito con colpa grave, erogando fondi a un’impresa palesemente insolvente e senza alcuna capacità di rimborso. Questa condotta, secondo il Tribunale, integrava una forma di concorso nel reato di bancarotta semplice, poiché aveva permesso all’impresa di ritardare la necessaria dichiarazione di fallimento, aggravando la sua posizione debitoria. Di conseguenza, il finanziamento stesso era da considerarsi un atto illecito.

La decisione della Cassazione sulla concessione abusiva di credito

La Corte di Cassazione, pur confermando che le garanzie statali del “Decreto Liquidità” non esonerano le banche dall’obbligo di una sana e prudente gestione e valutazione del merito creditizio, ha accolto il ricorso della banca, cassando la decisione del Tribunale.

Il punto centrale della pronuncia è la critica alla motivazione del provvedimento impugnato. La Cassazione ha stabilito che, per arrivare a dichiarare la nullità di un contratto di finanziamento per illiceità della causa, non è sufficiente affermare genericamente che la banca abbia contribuito a ritardare il fallimento. È invece indispensabile una motivazione rigorosa e dettagliata che dimostri tutti gli elementi costitutivi del reato di bancarotta semplice e, soprattutto, le modalità del concorso della banca, in qualità di soggetto extraneus (esterno al reato proprio dell’imprenditore).

Le motivazioni

La Corte ha spiegato che la nullità del contratto per causa illecita, legata a una fattispecie penale come la bancarotta, richiede un accertamento che vada oltre la semplice negligenza. Il giudice di merito avrebbe dovuto analizzare e descrivere in modo specifico:

1. L’elemento oggettivo del reato: ovvero, come concretamente il finanziamento abbia aggravato il dissesto e ritardato la dichiarazione di fallimento.
2. L’elemento soggettivo del reato: ossia, la prova della consapevolezza o della colpa grave della banca nel contribuire all’illecito. Non basta affermare che la società fosse insolvente, ma occorre dimostrare che la banca ne fosse a conoscenza e abbia agito con l’intento (dolo) o con una grave mancanza di prudenza (colpa grave) finalizzata a quel risultato.
3. Le modalità del concorso dell’extraneus: il Tribunale non ha spiegato come la banca, soggetto esterno, si sia inserita nella condotta criminosa dell’imprenditore.

La Cassazione ha evidenziato come la decisione del Tribunale non abbia raggiunto la soglia del cosiddetto “minimo costituzionale” della motivazione. In altre parole, si è limitata a enunciare una conclusione senza fornire l’apparato argomentativo necessario a sostenerla, trasformando un’ipotesi di reato in una causa automatica di nullità contrattuale. La Corte ha inoltre distinto il caso in esame da altri precedenti in cui la nullità era stata confermata, ma in contesti caratterizzati da condotte palesemente predatorie o fraudolente, elementi non tratteggiati nel caso di specie.

Le conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale: la concessione abusiva di credito può costituire un illecito civile che obbliga la banca al risarcimento del danno, ma la sua trasposizione in una causa di nullità del contratto per illiceità penale richiede un onere della prova e della motivazione estremamente rigoroso da parte del giudice. Non si può presumere la nullità sulla base della sola negligenza della banca nella valutazione del merito creditizio. È necessario un accertamento puntuale che dimostri, al di là di ogni ragionevole dubbio, la partecipazione consapevole e attiva della banca all’illecito fallimentare. La decisione, quindi, tutela la certezza dei rapporti giuridici, evitando che un contratto di finanziamento possa essere invalidato senza una prova solida della sua natura criminale.

La garanzia statale sui prestiti “Decreto Liquidità” esonera la banca dal valutare il merito creditizio del cliente?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che i principi generali di sana e prudente gestione nell’erogazione del credito, e la relativa diligenza qualificata, devono essere osservati anche per i finanziamenti garantiti dallo Stato, come quelli previsti nel contesto dell’emergenza sanitaria.

La concessione di un finanziamento a un’impresa insolvente rende automaticamente nullo il contratto di mutuo?
No. Affinché il contratto sia dichiarato nullo per concorso nel reato di bancarotta semplice, non è sufficiente dimostrare la negligenza della banca. Il giudice deve fornire una motivazione rigorosa che provi l’elemento oggettivo e soggettivo del reato, nonché le specifiche modalità con cui la banca, quale soggetto esterno (extraneus), ha concorso all’illecito.

Perché la Cassazione ha annullato la decisione del Tribunale?
La Cassazione ha annullato la decisione perché la motivazione del Tribunale non superava la soglia del “minimo costituzionale”. Il giudice di merito si è limitato ad affermare l’esistenza di un concorso in reato senza tratteggiare in modo adeguato né l’elemento oggettivo, né quello soggettivo del reato ipotizzato, né le modalità del concorso della banca, rendendo la decisione insufficientemente motivata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati