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Comunione viale privato: onere della prova e confini

Un residente ha citato in giudizio un condominio per rimuovere una sbarra su un viale, sostenendo l’esistenza di una comunione viale privato. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che spetta a chi agisce in giudizio l’onere di provare la comunione. In assenza di prove derivanti da regolamenti, ripartizione delle spese o altri elementi, la Corte ha stabilito che il viale era composto da due proprietà private distinte, legittimando così l’apposizione della sbarra sulla porzione di proprietà esclusiva.

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Comunione Viale Privato: A Chi Spetta l’Onere della Prova?

La questione della comunione viale privato tra due edifici adiacenti è spesso fonte di controversie. A chi appartiene lo spazio? Può uno dei condomini installare una sbarra per limitarne l’accesso? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale: l’onere di dimostrare che un viale è un bene comune spetta a chi ne rivendica l’uso. Senza prove concrete, il viale rimane diviso in base ai titoli di proprietà.

I Fatti di Causa: La Disputa sul Viale Condominiale

Il caso ha origine dalla domanda di un condomino del Condominio Alfa, il quale chiedeva la rimozione di una sbarra installata dal vicino Condominio Beta su un viale privato situato tra i due immobili. Il ricorrente sosteneva che il viale fosse sorto per ‘ex collatione agrorum privatorum’, ovvero dal conferimento di porzioni di terreno da parte di entrambi i condomini, creando così una comunione di fatto. In subordine, chiedeva di ottenere le chiavi per poter utilizzare il passaggio.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano respinto la domanda. Le corti di merito avevano rilevato che il ricorrente non era riuscito a fornire la prova della comunione. In particolare, né i regolamenti condominiali né le tabelle millesimali menzionavano il viale come parte comune. Inoltre, non vi era alcuna evidenza di una ripartizione delle spese di manutenzione, illuminazione o gestione dei sottoservizi tra i due edifici. Una consulenza tecnica aveva inoltre accertato che il viale era in realtà composto da due distinte strisce di proprietà esclusiva: una più larga appartenente al Condominio Beta (su cui era stata installata la sbarra) e una più stretta del Condominio Alfa, peraltro non carrabile a causa di un marciapiede.

La Decisione della Corte di Cassazione e la questione della comunione viale privato

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso infondato, confermando le decisioni dei giudici di merito. Gli Ermellini hanno smontato le argomentazioni del ricorrente, basate su una presunta violazione delle norme sull’onere della prova e sulla valutazione del materiale istruttorio.

Il ricorrente lamentava che la Corte d’Appello non avesse applicato il ‘principio di non contestazione’, sostenendo che i condomini non avessero mai negato di aver contribuito con il proprio suolo alla formazione del viale. La Cassazione ha ritenuto tale motivo inammissibile, poiché la questione avrebbe dovuto essere sollevata con uno specifico motivo d’appello contro la sentenza di primo grado, cosa che non era avvenuta.

La Corte ha ribadito che spetta sempre a chi afferma l’esistenza di una comunione viale privato fornire la prova necessaria. Un semplice conferimento di porzioni di terreno non è di per sé sufficiente a creare una comunione, se non è supportato da ulteriori elementi che dimostrino la volontà di destinare l’area a un uso comune e funzionale per entrambi gli edifici.

Le Motivazioni

La Corte ha chiarito che la violazione dell’articolo 2697 del Codice Civile sull’onere della prova si verifica solo quando il giudice attribuisce tale onere a una parte diversa da quella prevista dalla legge, e non quando, come in questo caso, valuta in modo diverso le prove raccolte. Il giudice di merito ha correttamente posto l’onere della prova a carico del ricorrente e ha ritenuto che tale prova non fosse stata raggiunta. La consulenza tecnica, i regolamenti condominiali e l’assenza di spese condivise erano tutti elementi che deponevano contro l’esistenza di una comunione.

Anche la presunta violazione delle norme sulle presunzioni (artt. 2727 e 2729 c.c.) è stata respinta. Sebbene la comunione di una via privata possa essere dimostrata anche tramite presunzioni (come l’uso prolungato e pacifico da parte dei frontisti), il ricorrente non aveva indicato quali specifici indizi la Corte d’Appello avrebbe trascurato. Al contrario, la Corte aveva correttamente valorizzato gli indizi che negavano la comunione. Di conseguenza, non essendo stata provata la natura comune del viale, non potevano trovare applicazione neanche le norme sull’uso della cosa comune (art. 1102 c.c.).

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio cruciale in materia di diritto immobiliare: la proprietà si presume esclusiva fino a prova contraria. Chi rivendica un diritto su un bene che risulta dai titoli di proprietà altrui, come nel caso di una presunta comunione viale privato, deve fornire prove rigorose e concordanti. Non basta affermare che l’area è stata formata con il contributo di più proprietà; è necessario dimostrare l’esistenza di un titolo (contrattuale, regolamentare) o di una situazione di fatto (uso comune, spese condivise) che attesti in modo inequivocabile la volontà di creare un bene al servizio di entrambi i fondi. In assenza di tale prova, ogni proprietario mantiene il pieno diritto sulla propria porzione di terreno, incluso quello di delimitarla con una sbarra.

Chi deve provare che un viale privato tra due condomini è in comunione?
L’onere della prova spetta a chi agisce in giudizio per far valere il diritto di uso sul viale, sostenendo che sia un bene comune. È necessario fornire prove concrete che dimostrino l’esistenza della comunione.

Il fatto che due condomini abbiano ceduto una parte del loro terreno per creare un viale è sufficiente a renderlo un bene comune?
No, secondo la sentenza, il semplice conferimento di porzioni di terreno non è sufficiente. È necessario dimostrare che vi fosse la volontà di creare un bene comune, attraverso elementi come un accordo scritto, previsioni nei regolamenti condominiali, la ripartizione delle spese di manutenzione o altri indizi chiari e concordanti.

Un condominio può installare una sbarra sulla porzione di viale di sua proprietà esclusiva?
Sì. Se non viene provata l’esistenza di una comunione sull’intero viale e questo risulta composto da distinte porzioni di proprietà esclusiva, il proprietario di una di esse ha il diritto di installare una sbarra o altre recinzioni sulla propria parte, senza che il vicino possa rivendicare un diritto di passaggio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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