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Composizione negoziata crisi: le misure protettive

Il Tribunale di Firenze analizza un caso di composizione negoziata della crisi per un gruppo societario. Nonostante la grave situazione finanziaria, il giudice conferma le misure protettive e concede misure cautelari per salvaguardare la continuità aziendale e favorire le trattative con i creditori. La decisione si fonda sulla sussistenza di una ragionevole prospettiva di risanamento (fumus boni iuris) e sul rischio che azioni esecutive individuali possano compromettere l’esito della procedura (periculum in mora).

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Composizione Negoziata Crisi: Quando le Misure Protettive Salvano l’Azienda

La composizione negoziata della crisi rappresenta uno strumento fondamentale per le imprese che affrontano difficoltà economico-finanziarie. Permette di aprire un tavolo di trattativa protetto con i creditori per trovare una via d’uscita e garantire la continuità aziendale. Un’ordinanza del Tribunale di Firenze offre un’analisi dettagliata dei presupposti per la concessione delle misure protettive e cautelari, anche in presenza di una situazione finanziaria molto grave. Esaminiamo questo caso per capire come la legge bilancia la tutela dell’impresa con i diritti dei creditori.

I Fatti: Un Gruppo Societario sull’orlo del Precipizio

Un importante gruppo di imprese, leader nel settore e-commerce per la salute e il benessere, si trova ad affrontare una grave crisi di liquidità. Le cause sono molteplici: ingenti investimenti in un nuovo polo logistico, aumento dei costi energetici e difficoltà nel reperire credito. La situazione degenera rapidamente, con oltre 120 decreti ingiuntivi, 55 atti di precetto e 27 pignoramenti che minacciano di paralizzare l’operatività.

Per evitare il collasso, le società del gruppo decidono di avvalersi della composizione negoziata della crisi, chiedendo al Tribunale la nomina di un esperto e, soprattutto, la conferma di misure protettive per bloccare le azioni dei creditori e la concessione di misure cautelari per sostenere il percorso di risanamento.

L’Analisi del Tribunale sulla Composizione Negoziata della Crisi

Il giudice deve compiere una valutazione complessa. Da un lato, ci sono i creditori che vantano diritti certi e vogliono recuperare le proprie somme; dall’altro, c’è un’impresa con centinaia di dipendenti che cerca una possibilità di sopravvivenza. Il Tribunale basa la sua decisione su due pilastri fondamentali.

1. La Ragionevole Possibilità di Risanamento (Fumus Boni Iuris)

Nonostante i dati di bilancio allarmanti (perdite ingenti, EBITDA negativo, indebitamento raddoppiato), il giudice ritiene che esista una ragionevole probabilità che il gruppo possa risanarsi. Questa valutazione si fonda su:

* Il Piano di Risanamento: Sebbene preliminare, il piano presentato dalle società delinea iniziative concrete come la riduzione dei costi, la vendita di asset non strategici (come una farmacia del gruppo), la rinegoziazione dei debiti e, soprattutto, l’impegno dei soci a immettere nuova finanza.
* Il Parere dell’Esperto: L’esperto indipendente, pur evidenziando numerosi rischi, conclude che la crisi è ‘complessa ma non irreversibile’ e che il piano è metodologicamente coerente. La sua analisi, seppur cauta, supporta l’idea che un percorso di recupero sia possibile.

2. Il Rischio di un Danno Irreparabile (Periculum in Mora)

Questo presupposto è evidente. Le decine di azioni esecutive e pignoramenti in corso, se non fermate, disperderebbero gli asset aziendali e prosciugherebbero la liquidità necessaria per la gestione corrente, rendendo impossibile qualsiasi trattativa e condannando l’impresa al fallimento. Le misure protettive sono quindi essenziali per ‘congelare’ la situazione e creare uno spazio protetto per la negoziazione.

La Decisione: Quali Misure Vengono Concesse?

Il Tribunale accoglie gran parte delle richieste del gruppo, confermando le misure protettive e concedendo importanti misure cautelari per la durata di 120 giorni.

Misure Protettive Confermate:

* Divieto di azioni esecutive e cautelari: Nessun creditore può avviare o proseguire pignoramenti o altre azioni forzate.
* Stop alle istanze di liquidazione giudiziale: I creditori non possono chiedere il fallimento dell’impresa.
* Divieto di risoluzione dei contratti: I fornitori non possono interrompere i contratti in essere solo a causa dei mancati pagamenti pregressi.
* Sospensione delle linee di credito: Le banche non possono revocare gli affidamenti concessi, a meno di non dimostrare ragioni legate alla vigilanza prudenziale.

Misure Cautelari Concesse:

* Inibitoria all’escussione delle garanzie pubbliche (MCC, SACE): Per evitare che lo Stato, subentrando alle banche, diventi un creditore privilegiato che stravolgerebbe il piano.
* Sospensione del pagamento delle rate dei finanziamenti: Viene sospeso il rimborso di capitale e interessi, per liberare liquidità a favore dell’operatività corrente.
* Inibitoria alla segnalazione in Centrale Rischi e CRIF: Per non compromettere ulteriormente l’accesso al credito del gruppo.

La Richiesta Respinta: Lo Svincolo dei Conti Pignorati

Il giudice rigetta una richiesta cruciale: quella di liberare le somme già pignorate sui conti correnti. La motivazione è tecnica ma fondamentale: una misura cautelare deve essere reversibile. Svincolare e spendere quelle somme produrrebbe un effetto definitivo, eliminando il vincolo a favore del creditore pignorante. Tale risultato può essere ottenuto solo con un accordo tra le parti o una sentenza, non con un provvedimento cautelare.

le motivazioni

Il Tribunale di Firenze, con questa decisione, applica i principi cardine della composizione negoziata della crisi, bilanciando con attenzione gli interessi in gioco. La motivazione centrale è che, in presenza di una crisi aziendale, l’ordinamento preferisce tentare la via del risanamento piuttosto che procedere immediatamente alla liquidazione, specialmente quando sono in gioco numerosi posti di lavoro e un’attività industriale significativa. Il giudice sottolinea che lo scopo delle misure non è negare i diritti dei creditori, ma creare le condizioni per un soddisfacimento migliore e più coordinato attraverso un accordo complessivo. La conferma delle misure si basa sulla constatazione che il piano, seppur rischioso, non è manifestamente implausibile e che l’esperto indipendente ha attestato la serietà delle trattative avviate. La decisione di rigettare lo svincolo dei conti pignorati riafferma il principio che le misure cautelari non possono avere un effetto irreversibile e costitutivo, ma solo conservativo e temporaneo, per proteggere il patrimonio in attesa della definizione delle trattative.

le conclusioni

Questa ordinanza è un esempio emblematico di come la composizione negoziata della crisi funzioni nella pratica. Dimostra che anche le imprese in uno stato di difficoltà finanziaria profonda possono accedere a una protezione efficace, a condizione che presentino un piano credibile e avviino un dialogo trasparente con i creditori. La decisione evidenzia il ruolo cruciale dell’esperto indipendente, il cui parere tecnico guida il giudice nella valutazione. Per le imprese in crisi, questo provvedimento insegna che la tempestività nell’accedere allo strumento e la serietà del piano di risanamento sono essenziali. Per i creditori, chiarisce che, pur vedendo temporaneamente sospese le proprie azioni individuali, l’obiettivo finale della procedura è tutelare il patrimonio aziendale per massimizzare il recupero del credito in un contesto ordinato, evitando una ‘corsa al pignoramento’ che finirebbe per danneggiare tutti.

Anche un’impresa in grave difficoltà finanziaria può ottenere le misure protettive della composizione negoziata?
Sì, il Tribunale ha chiarito che l’accesso alla composizione negoziata e alle relative misure protettive è consentito anche a società in stato di insolvenza, a condizione che tale stato sia ritenuto ragionevolmente reversibile e che esista una prospettiva concreta di risanamento, supportata da un piano e dal parere favorevole dell’esperto.Qual è lo scopo principale delle misure protettive e cautelari concesse dal tribunale in questo caso?
Lo scopo è creare un ambiente stabile e protetto, inibendo le azioni esecutive individuali dei creditori che potrebbero disperdere il patrimonio aziendale. Questo permette all’impresa di concentrarsi sulle trattative con tutti i creditori per raggiungere un accordo di ristrutturazione, preservando la continuità aziendale e massimizzando le possibilità di recupero per tutti.

Il tribunale ha concesso la richiesta di sbloccare i conti correnti pignorati?
No, la richiesta è stata respinta. Il giudice ha motivato che una misura cautelare deve essere per sua natura reversibile. Svincolare le somme pignorate e consentirne l’utilizzo da parte della società avrebbe prodotto un effetto definitivo e irreversibile, eliminando il vincolo a favore del creditore. Un simile risultato non può essere ottenuto tramite una misura cautelare, ma solo attraverso un accordo o una decisione di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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