LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Competenza tribunale fallimentare e leasing: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha stabilito che la competenza a decidere sulla richiesta di restituzione di somme, derivante dallo scioglimento di un contratto di leasing post-fallimento, spetta inderogabilmente al tribunale fallimentare. Questa competenza, nota come ‘vis attractiva’, prevale su qualsiasi foro convenzionale pattuito dalle parti nel contratto originale, poiché l’azione del curatore trae il suo fondamento diretto dai poteri conferitigli dalla legge fallimentare e non dal contratto preesistente.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Competenza Tribunale Fallimentare: La Cassazione Chiarisce il Ruolo del Foro Esclusivo nei Contratti di Leasing

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale in materia di diritto fallimentare, stabilendo la prevalenza della competenza del tribunale fallimentare su qualsiasi accordo privato tra le parti. La decisione chiarisce che quando un’azione legale nasce da una scelta del curatore, esercitata in base a poteri specifici conferitigli dalla legge fallimentare, la giurisdizione non può che essere quella del foro in cui si è aperta la procedura concorsuale. Analizziamo questa importante pronuncia.

Il Contesto: Scioglimento del Leasing e Azione di Restituzione

Il caso ha origine dalla decisione della curatela fallimentare di una società di sciogliere un contratto di leasing immobiliare, precedentemente stipulato dalla società quando era ancora operativa. Avvalendosi del potere concesso dall’art. 72-quater della legge fallimentare, il curatore ha terminato il rapporto contrattuale e, successivamente, ha intentato una causa contro l’istituto di credito concedente per ottenere la restituzione di una somma considerevole.

Il tribunale di primo grado, adito dalla curatela, ha però declinato la propria competenza. Secondo il giudice, la controversia trovava la sua origine nel contratto di leasing, il quale conteneva una clausola che designava un altro tribunale come foro esclusivo. L’azione non era stata ritenuta una diretta conseguenza del fallimento, ma piuttosto un diritto già esistente, seppur latente, nel patrimonio della società.

La Competenza del Tribunale Fallimentare secondo la Cassazione

Investita della questione tramite regolamento di competenza, la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione di primo grado, accogliendo le ragioni della curatela. Gli Ermellini hanno chiarito che il punto centrale non è l’esistenza di un contratto pre-fallimento, ma il fondamento giuridico dell’azione intrapresa.

L’azione di restituzione, in questo caso, non scaturisce da un inadempimento contrattuale, ma è la conseguenza diretta e immediata dell’esercizio di un potere specifico e autonomo attribuito dalla legge esclusivamente al curatore fallimentare: quello di sciogliere i contratti pendenti. Questo potere non esisteva prima della dichiarazione di fallimento e non poteva essere esercitato dalla società in bonis.

Il Principio della Vis Attractiva del Foro Fallimentare

La decisione si fonda sul principio della cosiddetta vis attractiva, sancito dall’art. 24 della legge fallimentare. Questa norma stabilisce che il tribunale che ha dichiarato il fallimento è competente a conoscere di tutte le azioni che ne derivano, qualunque ne sia il valore. L’obiettivo è quello di concentrare tutte le controversie relative al patrimonio del fallito presso un unico giudice, garantendo una gestione unitaria ed efficiente della procedura concorsuale.

Irrilevanza del Foro Convenzionale

Di conseguenza, la clausola del contratto di leasing che prevedeva un foro convenzionale diverso diventa inefficace. La competenza del tribunale fallimentare è inderogabile e funzionale, cioè posta a tutela di interessi pubblicistici legati alla corretta gestione della crisi d’impresa, che prevalgono sulla volontà espressa dalle parti nel contratto.

Le motivazioni

La Corte Suprema ha motivato la sua decisione sottolineando una distinzione fondamentale: un conto sono le azioni che la società avrebbe potuto intentare anche prima del fallimento, un altro sono le azioni che trovano il loro presupposto esclusivo nella dichiarazione di fallimento e nei poteri che da essa discendono. L’azione promossa dal curatore ai sensi dell’art. 72-quater l.fall. rientra inequivocabilmente in questa seconda categoria. È la dichiarazione di fallimento che attiva il potere del curatore di scegliere se subentrare nel contratto o scioglierlo. Pertanto, l’azione per la restituzione delle somme, che consegue a tale scelta, è un’azione che “sorge per effetto dell’apertura del fallimento”. La giurisprudenza citata nell’ordinanza è granitica nel confermare che l’azione restitutoria promossa dal curatore a seguito dello scioglimento di un contratto di leasing rientra nella competenza inderogabile del tribunale fallimentare.

Le conclusioni

In conclusione, questa ordinanza rafforza la centralità del tribunale fallimentare nella gestione delle procedure concorsuali. Stabilisce chiaramente che i poteri esercitati dal curatore in base alla legge fallimentare generano azioni legali la cui competenza è radicata presso il foro del fallimento, a prescindere da accordi contrattuali precedenti. Ciò garantisce coerenza e celerità alla procedura, evitando che le cause relative al patrimonio del fallito vengano disperse tra diversi fori, con il rischio di decisioni contrastanti e ritardi nella liquidazione dell’attivo.

In caso di fallimento, quale tribunale è competente per le azioni che derivano dallo scioglimento di un contratto di leasing deciso dal curatore?
È esclusivamente competente il tribunale che ha dichiarato il fallimento. L’azione legale, infatti, deriva direttamente dall’esercizio di un potere conferito al curatore dalla legge fallimentare e non dal contratto preesistente.

Una clausola contrattuale che stabilisce un foro esclusivo rimane valida dopo la dichiarazione di fallimento?
No, se l’azione legale intentata dal curatore si fonda su poteri specifici derivanti dalla procedura fallimentare. In questi casi, la competenza funzionale e inderogabile del tribunale fallimentare (principio della ‘vis attractiva’) prevale sulla volontà delle parti espressa nel contratto.

L’azione di restituzione delle somme pagate in un contratto di leasing sciolto dal curatore deriva dal contratto o dal fallimento?
Secondo la Corte di Cassazione, tale azione deriva direttamente dal fallimento. Il suo presupposto immediato è la scelta del curatore di sciogliere il contratto, una facoltà che nasce solo con l’apertura della procedura concorsuale e che è disciplinata dalla legge fallimentare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati