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Competenza territoriale: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione interviene per risolvere un conflitto di competenza territoriale in una causa di lavoro. A seguito di un licenziamento, il caso passa dal Tribunale di Vicenza a quello di Roma, che a sua volta si dichiara incompetente. La Corte stabilisce che la competenza territoriale spetta al Tribunale di Tivoli, basandosi sul criterio della sede legale dell’azienda. L’ordinanza sottolinea che la lavoratrice, non avendo impugnato la prima decisione sull’incompetenza, ha perso la possibilità di far valere criteri alternativi, come il luogo di svolgimento della prestazione in smart working.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Competenza territoriale e riassunzione: la Cassazione fissa i paletti

Determinare il giudice giusto a cui rivolgersi è il primo, fondamentale passo di ogni causa. La questione della competenza territoriale, specialmente nel diritto del lavoro, può diventare un labirinto procedurale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione illumina il percorso, chiarendo le conseguenze di una scelta errata e i limiti all’individuazione del foro competente quando la causa viene riassunta.

Il caso: un licenziamento e un valzer tra tribunali

Una lavoratrice impugna il proprio licenziamento davanti al Tribunale di Vicenza. L’azienda, che ha sede legale a Formello, non si presenta in giudizio. Il Tribunale di Vicenza si dichiara territorialmente incompetente, ritenendo che la causa debba essere decisa dal giudice del luogo in cui ha sede l’azienda. Tuttavia, commette un errore materiale: indica come competente il Tribunale di Roma, anziché quello di Tivoli, nel cui circondario ricade il comune di Formello.

La lavoratrice, seguendo l’indicazione, riassume la causa a Roma. A questo punto, l’azienda si costituisce e solleva un’eccezione: il giudice competente non è Roma, ma Tivoli. Il Tribunale di Roma, d’accordo con l’azienda, solleva un conflitto di competenza, rimettendo la decisione finale alla Corte di Cassazione.

La questione sulla competenza territoriale nel giudizio riassunto

Il nodo da sciogliere per la Suprema Corte era duplice. Da un lato, bisognava correggere l’errore materiale del primo giudice e individuare il foro corretto in base alla sede legale. Dall’altro, si doveva stabilire se, in questa fase, la lavoratrice potesse ancora sostenere la competenza del tribunale del suo luogo di residenza, basandosi sullo svolgimento dell’attività in smart working.

La Corte è stata chiamata a definire i confini del dibattito sulla competenza una volta che la causa è stata riassunta davanti a un secondo giudice, e quest’ultimo solleva a sua volta la propria incompetenza.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La decisione della Corte è netta e si fonda su principi procedurali rigorosi.

L’onere di impugnare la prima decisione

Il punto centrale della motivazione è che la lavoratrice, se non era d’accordo con la decisione del Tribunale di Vicenza che escludeva la competenza basata sul luogo di lavoro, avrebbe dovuto impugnare quella sentenza con un apposito strumento: il regolamento necessario di competenza, previsto dall’art. 42 c.p.c.

Avendo invece scelto di riassumere la causa davanti al Tribunale di Roma, ha di fatto accettato la declinatoria di competenza di Vicenza. Di conseguenza, la questione se il foro potesse essere quello della sua residenza (in virtù dello smart working) era ormai chiusa e non poteva essere riproposta.

L’ambito limitato del conflitto di competenza

Una volta stabilito questo, l’oggetto del giudizio davanti alla Cassazione si è ristretto a una semplice verifica oggettiva: qual è il tribunale competente per il comune di Formello? La risposta è inequivocabile: il Tribunale di Tivoli. L’indicazione del Tribunale di Roma da parte del giudice di Vicenza è stata quindi qualificata come un errore materiale.

La Corte ribadisce un principio consolidato: il giudice davanti al quale la causa è riassunta può sollevare la propria incompetenza, ma il dibattito è circoscritto ai criteri già posti a fondamento della precedente decisione. In questo caso, il criterio era la sede legale dell’azienda.

Conclusioni: cosa insegna questa ordinanza?

L’ordinanza offre due importanti lezioni pratiche.

1. Attenzione alle scelte processuali: La decisione di non impugnare un’ordinanza che dichiara l’incompetenza e di procedere invece con la riassunzione ha effetti preclusivi. Si perde la possibilità di contestare i criteri usati dal primo giudice.
2. La precisione è fondamentale: La corretta individuazione del foro competente sin dall’inizio è cruciale per evitare ritardi e complicazioni. In questo caso, un semplice errore geografico ha richiesto l’intervento della Suprema Corte per essere risolto, allungando i tempi della giustizia.

In definitiva, la Cassazione ha dichiarato la competenza del Tribunale di Tivoli, confermando che, in assenza di tempestiva impugnazione, l’unico criterio rimasto valido per la competenza territoriale era quello della sede legale della società datrice di lavoro.

Se un giudice si dichiara incompetente indicandone un altro, cosa succede se anche il secondo giudice si ritiene incompetente?
Si genera un conflitto di competenza. Il secondo giudice deve sollevare un ‘regolamento di competenza d’ufficio’, chiedendo alla Corte di Cassazione di stabilire in via definitiva quale sia il giudice competente per trattare la causa.

Cosa deve fare una parte se non è d’accordo con la decisione di un giudice sull’incompetenza territoriale?
Deve impugnare quella specifica decisione con il ‘regolamento necessario di competenza’ (ai sensi dell’art. 42 c.p.c.). Se, invece di impugnare, riassume la causa davanti al giudice indicato, accetta la decisione sull’incompetenza e non può più contestarla in seguito.

In questo caso, perché non è stato considerato il luogo di lavoro in smart working per determinare la competenza?
Non è stato considerato perché la lavoratrice non ha impugnato la prima decisione del Tribunale di Vicenza, che aveva già escluso quel criterio. Riassumendo la causa a Roma, ha fatto sì che l’unica questione rimasta da decidere fosse l’individuazione del tribunale corretto in base alla sede legale dell’azienda, che si trova nel circondario del Tribunale di Tivoli.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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