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Competenza per valore: la domanda riconvenzionale

In un caso di opposizione a un’esecuzione forzata, la Corte di Cassazione ha stabilito che, ai fini della determinazione della competenza per valore, il valore della domanda riconvenzionale presentata dal creditore opposto si somma a quello del credito originario. Di conseguenza, se la somma supera la soglia del Giudice di Pace, la competenza spetta al Tribunale, anche se la domanda riconvenzionale è stata introdotta per neutralizzare un’eccezione di compensazione della controparte.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Competenza per valore: La Domanda Riconvenzionale Sposta la Giurisdizione al Tribunale

L’ordinanza in esame affronta una questione cruciale nella procedura civile: come si determina la competenza per valore quando, in un giudizio di opposizione all’esecuzione, il creditore opposto risponde a un’eccezione di compensazione con una propria domanda riconvenzionale? La Corte di Cassazione, con una decisione chiara e lineare, stabilisce che il valore di tale domanda si somma a quello del credito originario, potendo così radicare la competenza presso il Tribunale anziché il Giudice di Pace.

I Fatti del Caso: Un Complesso Percorso Giudiziario

La vicenda trae origine da un’azione di pignoramento presso terzi avviata da una cittadina nei confronti di un istituto di credito per il recupero di circa 2.385 euro. La banca si opponeva all’esecuzione e, dopo una serie di fasi processuali, la creditrice riassumeva la procedura esecutiva per una somma ridotta a circa 845 euro.
A questo punto, la banca proponeva una nuova opposizione, eccependo in compensazione propri controcrediti per oltre 3.000 euro. La creditrice, a sua volta, introduceva nel giudizio di merito una domanda riconvenzionale, chiedendo l’accertamento di un proprio controcredito di 5.100 euro per paralizzare l’eccezione della banca.

La Decisione del Tribunale e il Ricorso in Cassazione

Nonostante la complessità della lite, il Tribunale adito dichiarava la propria incompetenza per valore, ritenendo che la causa dovesse essere decisa dal Giudice di Pace. Secondo il giudice di merito, il valore della controversia andava determinato solo sulla base del credito per cui si procedeva in via esecutiva (845 euro), senza considerare l’eccezione di compensazione e la successiva domanda riconvenzionale, poiché miravano unicamente a paralizzare la pretesa avversaria.
Contro questa sentenza, la creditrice proponeva regolamento di competenza dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando sia l’inammissibilità della pronuncia sull’incompetenza, sia l’errata determinazione del valore della causa.

Le Motivazioni della Suprema Corte sulla competenza per valore

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il secondo motivo di ricorso, affermando la competenza del Tribunale. I giudici hanno chiarito un principio fondamentale che governa la determinazione della competenza per valore. Sebbene la regola generale per le cause di opposizione all’esecuzione (art. 17 c.p.c.) faccia riferimento al valore del credito per cui si procede, questa norma deve essere coordinata con quella sul cumulo delle domande (art. 10, comma 2, c.p.c.).
La domanda della creditrice, finalizzata ad accertare un proprio controcredito di 5.100 euro, costituisce una vera e propria domanda riconvenzionale. Il valore di questa domanda, pertanto, deve essere sommato a quello della domanda principale ai fini della determinazione della competenza. Poiché il valore complessivo superava ampiamente la soglia di competenza del Giudice di Pace, la causa rientrava a pieno titolo nella giurisdizione del Tribunale.
La Corte ha specificato che anche una domanda formulata in termini non perfettamente chiari, se ha per oggetto l’accertamento di un credito, è idonea a spostare la competenza. Neppure un’eventuale pretestuosità della domanda accessoria potrebbe privare il giudice superiore della potestà di esaminarla.

Conclusioni: L’Importanza della Strategia Processuale

Questa ordinanza ribadisce un principio di grande rilevanza pratica. La proposizione di una domanda riconvenzionale non è solo uno strumento di difesa nel merito, ma anche una scelta strategica che può incidere sulla competenza del giudice. L’insegnamento della Corte è chiaro: nel calcolare il valore di una causa di opposizione, non si può ignorare il valore delle domande riconvenzionali proposte, poiché queste contribuiscono a definire l’effettiva portata economica della controversia. La decisione garantisce che le cause di maggior valore e complessità siano trattate dal giudice professionalmente più adeguato, in conformità con i principi del codice di procedura civile.

Come si calcola la competenza per valore in un’opposizione all’esecuzione se il creditore opposto presenta una domanda riconvenzionale?
Secondo la Corte, il valore della domanda riconvenzionale si somma al valore del credito per cui si procede. Se la somma supera il limite di competenza del giudice inferiore (es. Giudice di Pace), la causa spetta al giudice superiore (es. Tribunale).

Una domanda riconvenzionale, anche se formulata in modo vago, può modificare la competenza del giudice?
Sì. L’ordinanza stabilisce che, anche se la domanda non è del tutto chiara, qualora abbia ad oggetto l’accertamento di un controcredito, è idonea a determinare la competenza per valore e a spostarla a un giudice superiore, se l’importo complessivo lo giustifica.

L’eccezione di incompetenza sollevata da una parte è l’unico modo per contestare la competenza di un giudice?
No. L’ordinanza chiarisce che il giudice può rilevare d’ufficio la propria incompetenza entro determinati termini processuali, come previsto dall’art. 38, comma 3, c.p.c., indipendentemente dal fatto che una delle parti abbia sollevato la questione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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