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Competenza per valore: la domanda riconvenzionale

La Corte di Cassazione chiarisce come si determina la competenza per valore quando, in un giudizio di opposizione all’esecuzione, viene proposta una domanda riconvenzionale. Se il valore di quest’ultima, sommato alla causa principale, supera i limiti del giudice adito (in questo caso, il Giudice di Pace), la competenza si sposta al giudice superiore (il Tribunale). La Corte ha stabilito che la regola specifica dell’art. 17 c.p.c. per le opposizioni esecutive deve essere combinata con il principio generale del cumulo delle domande previsto dall’art. 10 c.p.c., riformando la decisione del Tribunale che aveva erroneamente declinato la propria competenza.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Competenza per valore: quando la domanda riconvenzionale cambia le regole

Determinare la competenza per valore è uno dei primi e fondamentali passaggi in qualsiasi causa civile. Un errore su questo punto può portare a ritardi e complicazioni procedurali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale: come una domanda riconvenzionale, presentata in un giudizio di opposizione all’esecuzione, possa spostare la competenza dal Giudice di Pace al Tribunale. Analizziamo questa decisione per comprendere le sue implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine da un pignoramento presso terzi avviato da una creditrice nei confronti di un istituto di credito per una somma di circa 2.800 euro. L’istituto di credito si opponeva all’esecuzione, sostenendo che le somme non fossero dovute. Il Giudice dell’Esecuzione concedeva la sospensione e assegnava alle parti un termine per introdurre il giudizio di merito.

La creditrice riassumeva quindi la causa davanti al Giudice di Pace. Successivamente, in risposta a un’eccezione di compensazione sollevata dall’istituto di credito (basata su un altro credito di circa 1.800 euro), la creditrice formulava una nuova domanda, chiedendo l’accertamento di un proprio controcredito di importo superiore a 5.100 euro. Si trattava, a tutti gli effetti, di una domanda riconvenzionale.

La Decisione del Tribunale e il Ricorso in Cassazione

Il Tribunale di Roma, investito della questione in sede di appello e poi in un successivo giudizio, riteneva di non avere la competenza per decidere la controversia. Secondo il giudice di merito, il valore della causa doveva essere determinato unicamente sulla base del credito originario oggetto del pignoramento, rientrando così nella competenza del Giudice di Pace. Il Tribunale considerava la domanda della creditrice una mera difesa per paralizzare l’eccezione della banca, senza valenza di domanda riconvenzionale capace di modificare la competenza.

Contro questa decisione, la creditrice ha proposto regolamento di competenza dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo che la sua domanda riconvenzionale, superando il limite di valore del Giudice di Pace, avesse radicato la competenza presso il Tribunale.

Le Motivazioni della Corte sulla competenza per valore

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della creditrice, cassando la sentenza del Tribunale e dichiarando la competenza di quest’ultimo a decidere l’intera controversia. Il ragionamento della Suprema Corte si basa sulla corretta interpretazione e combinazione di due norme fondamentali del codice di procedura civile.

1. Art. 17 c.p.c. (Competenza nelle cause di opposizione all’esecuzione): Questa norma stabilisce che, nelle opposizioni a un’esecuzione forzata, il valore della causa si determina in base al credito per cui si procede.

2. Art. 10 c.p.c. (Cumulo di domande): Questa regola generale prevede che, quando più domande vengono proposte nello stesso processo contro la stessa parte, i loro valori si sommano ai fini della determinazione della competenza.

La Cassazione ha chiarito che la regola speciale dell’art. 17 c.p.c. non esclude l’applicazione del principio generale dell’art. 10 c.p.c. Pertanto, quando nel giudizio di opposizione all’esecuzione viene introdotta una domanda riconvenzionale, il suo valore deve essere sommato a quello della causa principale. Se la somma risultante supera il limite di competenza del giudice originariamente adito, l’intera causa deve essere decisa dal giudice superiore.

Nel caso specifico, la domanda riconvenzionale della creditrice per oltre 5.100 euro, sommata al valore dell’opposizione, superava ampiamente la soglia di competenza del Giudice di Pace, radicando così la competenza per valore presso il Tribunale di Roma. La Corte ha inoltre precisato che anche una domanda formulata in modo vago o potenzialmente pretestuosa è idonea a spostare la competenza, restando salva la successiva valutazione del giudice sul merito e sulla sua eventuale infondatezza.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La decisione della Cassazione ribadisce un principio fondamentale per la gestione strategica del contenzioso. Un convenuto in un’opposizione all’esecuzione non è limitato a una difesa passiva, ma può, attraverso una domanda riconvenzionale, influenzare attivamente la scelta del giudice competente. Questa pronuncia serve da monito: la valutazione della competenza per valore non può fermarsi al solo atto introduttivo, ma deve considerare tutte le domande proposte nel corso del processo. Per gli avvocati, ciò significa prestare massima attenzione alla formulazione delle domande e delle eccezioni, poiché una mossa apparentemente secondaria, come una domanda riconvenzionale, può avere l’effetto decisivo di spostare il giudizio in una sede diversa e potenzialmente più adeguata.

Come si determina la competenza per valore in una causa di opposizione all’esecuzione?
Di norma, il valore si determina in base all’importo del credito per cui si sta procedendo con l’esecuzione forzata, come stabilito dall’art. 17 del codice di procedura civile.

Una domanda riconvenzionale può modificare la competenza per valore in un’opposizione all’esecuzione?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, se nel corso di un’opposizione all’esecuzione viene proposta una domanda riconvenzionale, il suo valore si somma a quello della causa principale. Se il totale supera il limite di competenza del giudice adito (es. Giudice di Pace), la competenza per l’intera causa si sposta al giudice superiore (es. Tribunale).

Il giudice può ignorare una domanda riconvenzionale ai fini della competenza se la ritiene vaga o pretestuosa?
No. La Corte ha chiarito che anche una domanda ulteriore, potenzialmente viziata da nullità o di carattere pretestuoso, deve essere considerata per determinare la competenza. Il giudice adito avrà la potestà di esaminarla nel merito, rilevarne i vizi e consentire alla parte di sanarli, ma non può usarne la presunta infondatezza per declinare la propria competenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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