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Competenza Consob revisione: criterio soggettivo vince

La Corte di Cassazione stabilisce un principio chiave sulla competenza Consob revisione legale. La vigilanza dell’Autorità su un revisore legale non dipende dalla natura del singolo cliente revisionato, ma dal fatto che il revisore abbia in portafoglio anche un solo incarico presso Enti di Interesse Pubblico (EIP) o Enti Sottoposti a Regime Intermedio (ESRI). Questo criterio, detto ‘soggettivo’, prevale su quello ‘oggettivo’ (legato al singolo cliente), garantendo una supervisione uniforme e di alta qualità su tutta l’attività del revisore, in linea con la normativa nazionale ed europea. La Corte ha così annullato la decisione della Corte d’Appello che aveva negato la competenza dell’Autorità di Vigilanza.

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Competenza Consob sulla Revisione Legale: La Cassazione Sceglie il Criterio Soggettivo

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha risolto un’importante questione sulla competenza Consob revisione legale, delineando i confini dei poteri di vigilanza dell’Autorità sui revisori. La Suprema Corte ha stabilito che la competenza a vigilare e sanzionare un revisore si determina in base al suo portafoglio clienti complessivo (criterio soggettivo) e non sulla base della natura del singolo cliente oggetto di ispezione (criterio oggettivo).

I Fatti di Causa

La vicenda nasce dalla sanzione irrogata da un’Autorità di Vigilanza a una società di revisione per presunte irregolarità commesse durante l’attività di revisione del bilancio 2016 di una società di factoring. La società di revisione ha impugnato la sanzione, sostenendo, tra le altre cose, un difetto di competenza dell’Autorità. L’argomento principale era che, al tempo dei fatti (2016), la società di factoring revisionata non era ancora iscritta nell’albo degli intermediari finanziari e, quindi, non poteva essere qualificata come ‘Ente Sottoposto a Regime Intermedio’ (ESRI), categoria soggetta alla vigilanza dell’Autorità.

La Decisione della Corte d’Appello: Il Criterio Oggettivo

In secondo grado, la Corte d’Appello aveva dato ragione alla società di revisione. I giudici avevano adottato un criterio ‘oggettivo’, affermando che la competenza dell’Autorità di Vigilanza dovesse essere valutata in relazione alla specifica attività di revisione contestata. Poiché tale attività riguardava un’entità che nel 2016 non era un ESRI, la competenza a sanzionare non spettava all’Autorità di Vigilanza, bensì al Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF). La Corte territoriale aveva inoltre rigettato la tesi dell’Autorità secondo cui la redazione volontaria del bilancio secondo i principi IAS/IFRS potesse radicare la sua competenza.

Il Ricorso in Cassazione e la competenza Consob revisione

L’Autorità di Vigilanza ha presentato ricorso in Cassazione, contestando l’interpretazione della Corte d’Appello. Secondo l’Autorità, la normativa nazionale (D.Lgs. 39/2010) e quella europea (Regolamento UE n. 537/2014) delineano un riparto di competenze basato su un criterio ‘soggettivo’. La vigilanza spetta all’Autorità se la società di revisione ha, nel suo complesso, incarichi presso Enti di Interesse Pubblico (EIP) o ESRI, a prescindere dalla natura del cliente specifico il cui bilancio è oggetto di contestazione. Questo approccio garantirebbe una supervisione uniforme e di alta qualità su tutta l’attività del revisore.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Autorità di Vigilanza, ritenendo fondato il motivo e cassando la sentenza d’appello. I giudici supremi hanno chiarito che l’interpretazione corretta della normativa è quella che si fonda sul criterio soggettivo.

L’analisi degli articoli 21 e 22 del D.Lgs. 39/2010 rivela che il legislatore ha ripartito la vigilanza tra MEF e Autorità di Vigilanza basandosi sulla tipologia di incarichi complessivamente svolti dal revisore. L’articolo 22 attribuisce all’Autorità la vigilanza sui revisori ‘che hanno incarichi’ presso EIP o ESRI. La norma non fa distinzione basata sulla singola prestazione, ma guarda all’attività generale del revisore. Pertanto, è sufficiente che un revisore abbia anche un solo incarico di revisione presso un EIP o un ESRI per attrarre l’intera sua attività sotto la lente dell’Autorità di Vigilanza.

Questa lettura è corroborata dal diritto europeo, in particolare dall’articolo 26 del Regolamento UE n. 537/2014, che mira a creare un sistema di controllo della qualità della revisione efficace e uniforme. Un’interpretazione oggettiva, che frammenta la vigilanza tra due diverse autorità a seconda del cliente, minerebbe questo obiettivo.

La Cassazione ha inoltre utilizzato un ‘argomento consequenzialista’, evidenziando come l’interpretazione soggettiva sia preferibile per le sue implicazioni pratiche. Essa garantisce una supervisione omogenea, evita conflitti di competenza e oneri aggiuntivi per i revisori, e assicura che l’autorità con la maggiore expertise tecnica (l’Autorità di Vigilanza) possa esercitare un controllo completo, tutelando così in modo più efficace la fiducia dei mercati finanziari.

Conclusioni

La decisione della Corte di Cassazione stabilisce un principio di diritto fondamentale: la competenza Consob revisione si radica sulla base della tipologia di clientela complessiva del revisore. Se un revisore legale o una società di revisione ha nel proprio portafoglio anche un solo cliente qualificato come EIP o ESRI, tutte le sue attività di revisione, incluse quelle per clienti non qualificati, ricadono sotto la vigilanza dell’Autorità di Vigilanza. Questa sentenza rafforza il ruolo dell’Autorità come supervisore unico per i revisori che operano nei segmenti più sensibili del mercato, promuovendo standard qualitativi elevati e uniformi a tutela del sistema finanziario.

Come si determina la competenza dell’Autorità di Vigilanza sulla revisione legale?
La competenza si determina sulla base di un criterio ‘soggettivo’, ovvero verificando se il revisore o la società di revisione abbiano in portafoglio almeno un incarico presso un Ente di Interesse Pubblico (EIP) o un Ente Sottoposto a Regime Intermedio (ESRI).

Se un revisore ha un solo cliente EIP/ESRI, tutta la sua attività è soggetta alla vigilanza dell’Autorità?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, è sufficiente un singolo incarico di revisione presso un EIP o un ESRI per attrarre l’intera attività del revisore sotto la competenza dell’Autorità di Vigilanza, comprese le revisioni svolte per clienti non qualificati.

Perché la Cassazione ha preferito il criterio ‘soggettivo’ a quello ‘oggettivo’ (basato sul singolo cliente)?
La Corte ha preferito il criterio soggettivo perché è più coerente con la normativa nazionale ed europea, che mira a garantire un sistema di supervisione uniforme e di alta qualità. Inoltre, questo approccio è più efficiente, previene la frammentazione dei controlli tra diverse autorità e tutela meglio il regolare funzionamento dei mercati finanziari.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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