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Competenza arbitrale: l’impugnazione di delibere

La Corte di Cassazione si è pronunciata sui limiti della competenza arbitrale in ambito societario. Il caso riguardava l’impugnazione di una delibera assembleare di una cooperativa edilizia. La Corte ha stabilito che una clausola statutaria che devolve agli arbitri le controversie relative all’interpretazione e applicazione delle delibere non include anche le impugnazioni volte ad annullare le delibere stesse. Tale interpretazione restrittiva è dovuta al fatto che l’arbitrato costituisce una deroga alla giurisdizione ordinaria. Pertanto, la competenza arbitrale non sussiste quando la delibera è l’oggetto dell’impugnazione e non il fondamento della domanda.

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Pubblicato il 6 settembre 2025 in Diritto Societario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Competenza arbitrale: i limiti nell’impugnazione delle delibere assembleari

L’ordinanza in esame offre un importante chiarimento sui confini della competenza arbitrale all’interno delle società, in particolare quando si tratta di impugnare le delibere dell’assemblea dei soci. La Corte di Cassazione, con una decisione precisa, stabilisce che la volontà di devolvere le liti agli arbitri deve essere interpretata in modo restrittivo, distinguendo nettamente tra controversie sull’applicazione di una delibera e quelle che ne contestano la validità.

I fatti di causa

La vicenda trae origine da un lodo arbitrale che annullava una delibera dell’assemblea di una cooperativa edilizia. Tale delibera riguardava l’approvazione di spese per la gestione ordinaria della società. La cooperativa ha impugnato il lodo davanti alla Corte d’Appello, sostenendo che gli arbitri non avessero la competenza per decidere sulla validità della delibera assembleare. La Corte d’Appello ha accolto l’impugnazione, dichiarando la nullità del lodo per incompetenza degli arbitri. Secondo i giudici di merito, la clausola compromissoria contenuta nello statuto della cooperativa si riferiva solo a controversie sull’interpretazione e applicazione dello statuto o delle delibere, non alle azioni di annullamento delle stesse. La socia, insoddisfatta della decisione, ha quindi proposto ricorso per cassazione.

L’interpretazione della clausola e la competenza arbitrale

Il cuore della questione legale risiede nell’interpretazione dell’articolo 29 dello statuto della cooperativa. La Corte d’Appello aveva osservato che le clausole che prevedono un arbitrato rituale, in quanto derogano alla giurisdizione ordinaria, devono essere interpretate in modo rigoroso e non estensivo. Sulla base di questo principio, la Corte ha distinto due scenari:

1. Controversie in cui la delibera è il fondamento della domanda: in questi casi (ad esempio, un’azione per ottenere l’esecuzione di quanto deciso in assemblea), la competenza arbitrale sussiste perché la lite riguarda l’applicazione della delibera.
2. Controversie in cui la delibera è l’oggetto dell’impugnazione: in queste ipotesi, la domanda mira a eliminare la delibera dall’ordinamento giuridico. Secondo la Corte, questo tipo di controversia non rientrava nell’ambito della clausola statutaria, che si limitava a questioni di “interpretazione e applicazione”.

Di conseguenza, l’azione promossa dalla socia, essendo finalizzata all’annullamento della delibera, esulava dalla competenza arbitrale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della socia, confermando integralmente la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno respinto tutti i motivi di ricorso, tra cui la presunta violazione del giudicato e l’errata interpretazione della clausola compromissoria. La Corte ha inoltre affrontato e respinto un’eccezione preliminare di tardività del ricorso, fornendo importanti precisazioni sulla decorrenza dei termini per l’impugnazione.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha ribadito il principio secondo cui la competenza arbitrale deve essere valutata con rigore. La motivazione centrale si basa sulla distinzione tra il ruolo della delibera nel giudizio. Se la delibera è la causa petendi (il fatto costitutivo su cui si fonda la pretesa), allora la controversia rientra nella competenza degli arbitri. Se, invece, la delibera è l’oggetto stesso del contendere, e si chiede la sua rimozione, la competenza torna al giudice ordinario, a meno che la clausola compromissoria non lo preveda esplicitamente e in modo inequivocabile. Nel caso di specie, la generica dicitura “interpretazione e applicazione” non era sufficiente a includere anche le impugnazioni per nullità o annullabilità. La Corte ha inoltre sottolineato che il ricorso della socia era inammissibile sotto diversi profili, inclusa la mancata specificità e autosufficienza, poiché non riportava adeguatamente i contenuti dei lodi precedenti né specificava con precisione i canoni ermeneutici che sarebbero stati violati.

Le conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale fondamentale: le clausole compromissorie devono essere interpretate restrittivamente. Le società e i soci devono essere consapevoli che, per devolvere agli arbitri anche le controversie sulla validità delle delibere assembleari, è necessario che la clausola statutaria lo preveda in modo esplicito. Una formulazione generica, che si limiti a menzionare l’interpretazione e l’applicazione, non è sufficiente. Questa pronuncia ha importanti implicazioni pratiche nella redazione degli statuti societari e nella gestione del contenzioso endosocietario, invitando alla massima chiarezza per evitare incertezze sulla giurisdizione competente.

Una clausola statutaria che devolve agli arbitri le controversie sull’applicazione delle delibere include anche l’impugnazione per annullamento delle stesse?
No, secondo la Corte di Cassazione, una clausola che si riferisce genericamente a controversie su “interpretazione e applicazione” delle delibere non include le azioni volte a chiederne l’annullamento. Per deferire agli arbitri anche questo tipo di controversie, la clausola deve prevederlo esplicitamente.

Perché l’impugnazione di una delibera assembleare può esulare dalla competenza arbitrale?
Perché l’arbitrato è una deroga alla giurisdizione ordinaria e le relative clausole vanno interpretate restrittivamente. Quando si impugna una delibera, essa non è il fondamento della domanda, ma l’oggetto stesso della contestazione che si mira a rimuovere. Tale azione è diversa da una controversia sulla sua corretta esecuzione.

Cosa deve fare una società per assicurarsi che anche le impugnazioni delle delibere siano decise da arbitri?
La società deve inserire nel proprio statuto una clausola compromissoria chiara e specifica, che indichi espressamente che la competenza arbitrale si estende anche alle controversie relative alla validità, nullità o annullabilità delle delibere degli organi sociali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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