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Compenso fase istruttoria: quando spetta all’avvocato?

Un’ordinanza della Cassazione chiarisce che il compenso per la fase istruttoria è dovuto all’avvocato anche se non si svolge un’attività di assunzione di prove formali. La Corte ha stabilito che attività come l’esame di atti, la partecipazione a udienze e la formulazione di eccezioni rientrano a pieno titolo in questa fase e devono essere retribuite. Inoltre, ha precisato che i compensi per domande distinte, come quelle di simulazione e revocazione, non possono essere negati considerandoli assorbiti in altre azioni, specialmente se rivolte contro parti diverse.

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Compenso fase istruttoria: la Cassazione chiarisce quando è sempre dovuto

L’attività dell’avvocato è complessa e si articola in diverse fasi processuali, ognuna delle quali merita un’adeguata retribuzione. Ma cosa succede quando una di queste fasi, come quella istruttoria, si svolge senza l’assunzione di prove formali? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questo punto, stabilendo che il compenso fase istruttoria è dovuto anche in assenza di prove orali o consulenze tecniche, valorizzando l’intera attività difensiva svolta dal legale. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Un avvocato, ammesso al patrocinio a spese dello Stato, aveva assistito la curatela fallimentare di una società in una causa complessa. L’azione legale includeva domande di responsabilità contro l’amministratore e il liquidatore, nonché domande di simulazione e revocatoria contro di loro e le rispettive consorti per atti dispositivi sul patrimonio.

Al momento della liquidazione degli onorari, la Corte d’Appello aveva riconosciuto i compensi solo per le fasi di studio, introduttiva e decisionale, escludendo quella istruttoria. La motivazione? Nel processo non era stata svolta alcuna attività di assunzione probatoria formale, come una consulenza tecnica d’ufficio. Inoltre, la Corte territoriale aveva negato un compenso autonomo per le azioni di simulazione e revocazione, considerandole assorbite in quelle di responsabilità.

L’avvocato, ritenendo ingiusta la decurtazione, ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando sia il mancato riconoscimento del compenso fase istruttoria sia quello per le altre azioni legali promosse.

La Decisione della Corte di Cassazione e il compenso fase istruttoria

La Suprema Corte ha accolto le ragioni del legale, cassando l’ordinanza impugnata e rinviando la causa alla Corte d’Appello per una nuova valutazione. I giudici di legittimità hanno chiarito due principi fondamentali.

In primo luogo, hanno stabilito che la fase istruttoria non è legata esclusivamente all’assunzione di prove. Essa comprende un’ampia gamma di attività difensive, tra cui:

* L’esame degli atti e dei provvedimenti giudiziali emessi nel corso del giudizio;
* La formulazione di eccezioni e deduzioni a verbale durante le udienze;
* La partecipazione alle udienze di trattazione;
* La redazione di memorie illustrative o di precisazione delle domande.

L’aver partecipato attivamente al processo, opponendosi alle richieste avversarie e precisando le proprie conclusioni, costituisce attività istruttoria a tutti gli effetti e come tale deve essere retribuita.

In secondo luogo, la Corte ha censurato la decisione di non liquidare i compensi per le azioni di simulazione e revocatoria. I giudici hanno spiegato che queste domande non erano “gradate” (cioè subordinate) rispetto a quella di responsabilità, né erano dirette contro le stesse parti. Pertanto, il loro valore non poteva essere considerato “assorbito” e doveva essere valutato autonomamente ai fini della liquidazione degli onorari.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Cassazione si fonda su un’interpretazione corretta e sostanziale dei parametri forensi (D.M. 55/2014). Secondo la Corte, l’assunto del giudice di merito, secondo cui il compenso per la fase istruttoria è legato “solo al compimento di una attività di assunzione di prove”, è giuridicamente infondato.

L’art. 4 del citato decreto ministeriale elenca, a titolo esemplificativo, una serie di attività che rientrano nella fase istruttoria. Tra queste figurano “l’esame degli scritti o documenti delle altre parti o dei provvedimenti giudiziali pronunciati nel corso e in funzione dell’istruzione” e le “deduzioni a verbale”. La giurisprudenza di legittimità ha più volte confermato che anche la sola trattazione del processo, pur in assenza di istruzione probatoria, è sufficiente per il riconoscimento del compenso.

Per quanto riguarda il mancato compenso per le azioni di simulazione e revocazione, la Corte ha definito “illogica” la motivazione del provvedimento impugnato. La regola secondo cui il valore delle domande gradate non si somma si applica solo a domande proposte in via subordinata l’una all’altra e contro la stessa parte. Nel caso di specie, le azioni erano autonome, basate su presupposti giuridici diversi e dirette anche contro soggetti distinti (le mogli degli amministratori), rendendo errata e ingiustificata la mancata liquidazione dei relativi compensi.

Conclusioni

Questa ordinanza della Corte di Cassazione rappresenta un importante punto di riferimento per la professione forense. Essa riafferma il principio secondo cui ogni attività difensiva, se effettivamente svolta, deve essere riconosciuta e compensata. Il valore del compenso fase istruttoria non dipende dalla raccolta di prove formali, ma dall’impegno profuso dal legale nella gestione e trattazione della causa. Inoltre, la pronuncia ribadisce la necessità di una corretta valutazione di tutte le domande proposte in un giudizio, evitando appiattimenti ingiustificati che penalizzano il lavoro dell’avvocato. La decisione garantisce una tutela più equa del diritto alla retribuzione, fondamentale per la dignità e l’autonomia della professione legale.

Quando è dovuto il compenso per la fase istruttoria, anche se non vengono assunte prove?
Il compenso per la fase istruttoria è sempre dovuto quando l’avvocato svolge attività difensive connesse a tale fase, come partecipare a udienze, formulare eccezioni, esaminare provvedimenti del giudice o atti avversari, anche se non si procede all’assunzione formale di prove come testimonianze o consulenze tecniche.

Perché il compenso per le azioni di simulazione e revocazione non è stato considerato assorbito in quello per l’azione di responsabilità?
Perché le azioni di simulazione e revocazione non erano “gradate” (subordinate) rispetto a quella di responsabilità. Erano azioni autonome, con presupposti giuridici diversi e, in parte, dirette contro soggetti differenti. Di conseguenza, il loro valore doveva essere considerato separatamente ai fini della liquidazione degli onorari.

Qual è l’errore commesso dalla Corte d’Appello nella sua valutazione?
L’errore è stato duplice: in primo luogo, ha erroneamente legato il compenso per la fase istruttoria solo all’effettiva assunzione di prove, ignorando le altre attività difensive svolte; in secondo luogo, ha applicato in modo illogico il principio sul cumulo delle domande, negando un compenso autonomo per azioni che non erano né subordinate né dirette contro le medesime parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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