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Compenso difensore d’ufficio: spese rimborsabili

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5041/2024, ha stabilito che il compenso del difensore d’ufficio per un assistito insolvente, a carico dello Stato, deve includere anche le spese legali sostenute per difendersi nel giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo. Tale giudizio è considerato una fase necessaria del tentativo di recupero del credito. La Corte ha chiarito che la scelta di farsi assistere da un altro legale, anziché difendersi in proprio, non preclude il diritto al rimborso.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compenso difensore d’ufficio: La Cassazione estende il rimborso alle spese di opposizione

L’ordinanza n. 5041/2024 della Corte di Cassazione affronta un’importante questione relativa al compenso del difensore d’ufficio, stabilendo un principio fondamentale a tutela del professionista. Quando l’assistito risulta insolvente, le spese legali sostenute per recuperare l’onorario, inclusa la difesa in un giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo, devono essere rimborsate dallo Stato. Questa decisione chiarisce che l’intero iter per il recupero del credito è funzionale all’attività professionale svolta nell’interesse pubblico.

I fatti del caso

Un avvocato, nominato difensore d’ufficio in un procedimento penale, si trovava di fronte all’insolvenza del proprio assistito. Per recuperare il proprio onorario, avviava una procedura monitoria ottenendo un decreto ingiuntivo. L’assistito, tuttavia, proponeva opposizione a tale decreto, costringendo l’avvocato a difendersi in un nuovo giudizio. Per questa fase, il professionista nominava un altro collega.

Una volta conclusasi infruttuosamente la procedura di recupero, l’avvocato chiedeva al tribunale la liquidazione dei suoi compensi a carico dello Stato, come previsto dalla legge. Nella sua richiesta includeva non solo l’onorario per l’attività penale, ma anche le spese sostenute per il giudizio di opposizione. Il Tribunale rigettava quest’ultima parte della richiesta, ritenendo che la fase di opposizione fosse una scelta personale e non una spesa necessaria e obbligata ai fini del recupero del credito. Contro questa decisione, l’avvocato ricorreva in Cassazione.

La portata del compenso del difensore d’ufficio

Il punto centrale della controversia riguarda l’interpretazione degli articoli 82 e 116 del d.P.R. 115/2002 (Testo Unico sulle spese di giustizia). La giurisprudenza consolidata afferma che il difensore d’ufficio ha diritto al rimborso, da parte dello Stato, non solo dell’onorario per la difesa penale, ma anche delle spese sostenute nel tentativo, risultato vano, di recuperare il credito dal proprio assistito. Questo perché la legge impone al difensore di tentare prima il recupero dal cliente e solo in caso di fallimento può rivolgersi allo Stato.
La questione era se questo principio potesse estendersi anche alla fase di opposizione a decreto ingiuntivo, che rappresenta una difesa necessaria contro un’azione intrapresa dal debitore e non un’iniziativa del creditore.

le motivazioni

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’avvocato, cassando l’ordinanza del Tribunale. Secondo la Suprema Corte, le ragioni che giustificano il rimborso delle spese per la procedura monitoria si applicano anche alla successiva ed eventuale fase di opposizione.

I giudici hanno sottolineato che la difesa nel giudizio di opposizione non è una scelta, ma una necessità per l’avvocato che vuole tutelare il proprio diritto al compenso. È un’attività strumentale e funzionale alla procedura di recupero del credito, che costituisce un passaggio obbligato per poter poi chiedere la liquidazione allo Stato. Sarebbe iniquo accollare al professionista l’onere di una difesa resasi necessaria per ottenere quanto gli spetta per un’attività svolta nell’interesse della giustizia. La Corte ha inoltre smontato l’argomento del Tribunale secondo cui l’avvocato avrebbe potuto difendersi in proprio. Anche in quel caso, ha spiegato la Corte, avrebbe avuto diritto al compenso per la prestazione professionale resa. La scelta di nominare un collega, quindi, non incide sulla natura rimborsabile della spesa. Infine, la Corte ha precisato che spetterà al giudice del rinvio procedere a una nuova e autonoma valutazione dei compensi per la fase di opposizione, applicando i parametri di legge, senza essere vincolato a quanto l’avvocato ha pagato al suo difensore.

le conclusioni

Questa ordinanza rafforza la tutela del compenso del difensore d’ufficio, allineando la copertura statale a tutte le fasi necessarie per il recupero del credito. La decisione ha importanti implicazioni pratiche: gli avvocati che svolgono il ruolo di difensori d’ufficio possono ora avere la certezza che le spese sostenute per difendersi da un’opposizione a decreto ingiuntivo saranno considerate rimborsabili dallo Stato, qualora il tentativo di recupero nei confronti dell’assistito fallisca. Si tratta di un riconoscimento del valore e della necessità dell’intera procedura di recupero, considerata un tutt’uno con l’attività di difesa originaria.

Il difensore d’ufficio ha diritto al rimborso delle spese sostenute per recuperare il proprio credito dall’assistito insolvente?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato il principio consolidato secondo cui il difensore d’ufficio ha diritto a vedersi liquidate non solo le competenze per l’attività svolta, ma anche le spese sostenute per il tentativo di recupero del credito professionale nei confronti dell’assistito risultato insolvente.

Le spese per difendersi in un giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo sono rimborsabili dallo Stato?
Sì, l’ordinanza stabilisce che le medesime ragioni che impongono il rimborso dei costi per ottenere il decreto ingiuntivo si estendono anche ai compensi e alle spese della fase di opposizione. Questa fase è considerata una parte necessaria e funzionale della procedura di recupero del credito.

Il fatto che l’avvocato nomini un altro collega per difendersi, invece di farlo in proprio, esclude il diritto al rimborso?
No, la Corte ha chiarito che questa circostanza è irrilevante. Anche se l’avvocato si fosse difeso in proprio, avrebbe comunque avuto diritto a un compenso per l’attività professionale svolta. Pertanto, la scelta di farsi assistere da un altro difensore non può giustificare il diniego del rimborso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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