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Compenso amministratore società partecipata: è dovuto?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5299/2024, ha stabilito che il compenso per l’incarico di amministratore in una società partecipata non è dovuto se il contratto di lavoro del dirigente con la società controllante prevede già un trattamento economico onnicomprensivo che include tali eventuali funzioni. La Corte ha rigettato il ricorso di un dirigente che richiedeva un compenso separato per il suo ruolo di Presidente in una società “in house”, valorizzando la chiara previsione contrattuale che assorbiva tale attività nella retribuzione principale.

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Compenso Amministratore Società Partecipata: Quando è Incluso nella Retribuzione?

La questione del compenso per l’amministratore di una società partecipata è spesso fonte di contenzioso, specialmente quando il manager è già un dirigente della società controllante. L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 5299 del 28 febbraio 2024 offre un chiarimento cruciale: se il contratto di lavoro prevede un trattamento economico “onnicomprensivo” che copre anche eventuali incarichi futuri in società del gruppo, non spetta alcun compenso aggiuntivo. Approfondiamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Un dirigente, Direttore Generale di un’importante agenzia pubblica per il turismo, veniva nominato anche Presidente del Consiglio di Amministrazione e Consigliere Delegato di una società “in house” (una s.r.l. interamente controllata, seppur indirettamente, dalla stessa agenzia). Ritenendo di aver svolto un incarico distinto, il dirigente agiva in giudizio per ottenere un compenso specifico per l’attività di amministratore svolta nella società partecipata.

Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello rigettavano la sua domanda. I giudici di merito sostenevano che l’incarico di amministratore nella società controllata rientrava già nei compiti previsti dal suo contratto di lavoro con l’agenzia, il quale stabiliva una retribuzione onnicomprensiva.

La Decisione della Cassazione: Analisi del Contratto

Il dirigente ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando un’errata interpretazione delle norme e del suo contratto di assunzione. La Suprema Corte ha tuttavia confermato le decisioni precedenti, ritenendo il ricorso infondato. Il punto centrale dell’analisi è stato il contratto di lavoro del dirigente.

Il compenso dell’amministratore e il trattamento onnicomprensivo

L’articolo 1 del contratto di assunzione, stipulato a tempo determinato, includeva esplicitamente nell’incarico di Direttore Generale, “all’occorrenza, anche” l’assunzione di “eventuali funzioni e compiti di amministratore nelle società costituite” ai sensi della normativa di riferimento. L’articolo 2 dello stesso contratto, poi, stabiliva un “trattamento economico annuo omnicomprensivo” per lo svolgimento di tali mansioni. Secondo la Cassazione, questa previsione contrattuale costituiva la ratio decidendi, ovvero la ragione giuridica fondante e sufficiente a rigettare la pretesa del ricorrente. La volontà delle parti era chiara: la retribuzione pattuita era stata concepita per remunerare l’intera gamma di attività che il dirigente avrebbe potuto svolgere, inclusi gli incarichi amministrativi in società collegate.

L’irrilevanza della Mancata Delibera Assembleare

Il ricorrente aveva anche sostenuto che, in assenza di una specifica delibera assembleare della società partecipata che stabilisse il suo compenso (come previsto dall’art. 2389 c.c.), questo avrebbe dovuto essere determinato dal giudice. La Cassazione ha ritenuto questa argomentazione assorbita e superata dalla previsione contrattuale. La non gratuità dell’incarico amministrativo era infatti già stata pattuita tra le parti attraverso l’onnicomprensività della retribuzione prevista dal contratto principale. Di conseguenza, non era necessaria una delibera assembleare separata per la determinazione di un compenso già forfettariamente incluso in un altro rapporto contrattuale.

Le motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione su un’attenta interpretazione letterale e sistematica del contratto di lavoro, ai sensi degli artt. 1362 e 1363 del codice civile. Ha evidenziato che la clausola che prevedeva “eventuali funzioni” in società non ancora costituite al momento della firma doveva essere intesa non in senso cronologico, ma tipologico. Essa si riferiva a qualsiasi società che rientrasse nel perimetro di azione dell’ente controllante, costituita per i suoi scopi istituzionali. La natura onnicomprensiva del trattamento economico, esplicitamente pattuita, rendeva superflua ogni altra discussione sulla presunzione di onerosità del mandato (art. 1709 c.c.) o sulla necessità di una delibera assembleare per la determinazione del compenso (art. 2389 c.c.). La previsione contrattuale era esaustiva e aveva già risolto la questione della remunerazione, includendola nel compenso complessivo del dirigente.

Le conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale nella gestione dei rapporti di lavoro dirigenziale all’interno dei gruppi societari: la chiarezza e la completezza delle clausole contrattuali sono essenziali. Un contratto che preveda espressamente una retribuzione onnicomprensiva, specificando che essa copre anche eventuali incarichi amministrativi in società partecipate, è pienamente valido ed efficace. Per le aziende, ciò significa poter strutturare i pacchetti retributivi dei manager in modo flessibile, senza dover rinegoziare compensi per ogni incarico aggiuntivo nel gruppo. Per i dirigenti, è un monito a leggere con estrema attenzione il proprio contratto, poiché esso definisce l’intero perimetro dei loro obblighi e dei loro diritti economici.

Un dirigente che assume un incarico di amministratore in una società partecipata ha sempre diritto a un compenso aggiuntivo?
No, non ha diritto a un compenso aggiuntivo se il suo contratto di lavoro con la società controllante prevede espressamente un trattamento economico “onnicomprensivo” che include anche l’assunzione di tali eventuali funzioni.

Come viene interpretato un contratto di lavoro che prevede “eventuali funzioni” di amministratore in società non ancora costituite?
La Corte ha chiarito che tale clausola non va interpretata in senso strettamente cronologico (società già esistenti), ma in senso tipologico. Si riferisce a tutte le società che rientrano nel modello previsto dalla normativa di riferimento e che sono funzionali agli scopi dell’ente controllante, anche se costituite dopo la firma del contratto.

La mancanza di una delibera assembleare sul compenso degli amministratori dà automaticamente diritto a un compenso?
No. Secondo la sentenza, se la remunerazione per l’attività di amministratore è già stata pattuita e inclusa in via onnicomprensiva nel contratto di lavoro con la controllante, la mancanza di una delibera assembleare della società partecipata non fonda il diritto a un compenso separato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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