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Compensazione spese: quando è legittima? Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4823/2024, ha stabilito che è legittima la compensazione spese legali quando la parte convenuta soddisfa la pretesa dell’attore dopo il deposito del ricorso ma prima della sua notifica. La Corte ha ritenuto che la prosecuzione del giudizio al solo fine di recuperare le spese può giustificare la decisione del giudice di compensarle, basandosi sul principio di causalità e sulla valutazione dell’utilità concreta della lite.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compensazione Spese: Legittima anche se il Convenuto Paga Dopo il Ricorso?

La gestione delle spese legali è un aspetto cruciale di ogni contenzioso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito un’importante questione sulla compensazione spese in un caso particolare: cosa succede quando la parte convenuta soddisfa la richiesta dell’attore dopo che la causa è stata avviata, ma prima che gli atti le siano stati formalmente notificati? Con l’ordinanza n. 4823/2024, la Suprema Corte ha fornito una risposta precisa, confermando la legittimità della compensazione in tali circostanze.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla domanda di un lavoratore volta a ottenere la reiscrizione negli elenchi dei lavoratori agricoli, dopo un disconoscimento del rapporto di lavoro da parte di un ente previdenziale. Il lavoratore ha depositato il ricorso in Tribunale per far valere i propri diritti. Tuttavia, in un momento successivo al deposito ma precedente alla notifica del ricorso all’ente, quest’ultimo ha autonomamente provveduto alla reiscrizione, soddisfacendo pienamente la richiesta del lavoratore.

Di conseguenza, il giudizio di primo grado si è concluso con una declaratoria di ‘cessazione della materia del contendere’. Il nodo della questione, però, è rimasto quello delle spese legali. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno deciso per la compensazione totale delle spese, motivando la scelta con la presenza di ‘gravi ed eccezionali ragioni’, tra cui l’adempimento spontaneo dell’ente e la mancata presentazione di una preventiva domanda amministrativa da parte del lavoratore. Insoddisfatto, il lavoratore ha presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte sulla Compensazione Spese

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del lavoratore, confermando la decisione dei giudici di merito. Secondo gli Ermellini, la scelta di disporre la compensazione spese era pienamente legittima e fondata su una corretta valutazione dei fatti processuali.

La Corte ha sottolineato come il giudice di merito possa e debba valutare la circostanza che il giudizio, divenuto superfluo nel merito al momento dell’instaurazione del contraddittorio, sia stato coltivato dall’attore al solo scopo di ottenere il rimborso delle spese legali. Questa valutazione rientra nel potere discrezionale del giudice ai sensi dell’art. 92 del codice di procedura civile.

Le Motivazioni della Sentenza

La Suprema Corte ha basato la sua decisione su diversi principi cardine. In primo luogo, ha richiamato il principio di causalità, secondo cui le spese dovrebbero gravare sulla parte che ha dato origine al giudizio. Sebbene l’ente previdenziale fosse responsabile dell’instaurazione della lite (avvenuta con il deposito del ricorso), il fatto di aver soddisfatto la pretesa prima della notifica è un elemento di significativo rilievo.

In secondo luogo, la Corte ha valorizzato l’utilità concreta della prosecuzione della lite. Quando la pretesa principale è stata soddisfatta, continuare il processo solo per le spese può rappresentare una ‘sproporzione consapevole dell’impegno processuale richiesto’ alla controparte. Il giudice può legittimamente regolare le spese non solo secondo il principio della soccombenza (art. 91 c.p.c.), ma anche esercitando il potere di compensazione totale o parziale previsto dall’art. 92 c.p.c. Tale norma, anche a seguito della sentenza della Corte Costituzionale n. 77/2018, consente la compensazione in presenza di ‘altre analoghe gravi ed eccezionali ragioni’.

La Corte ha ritenuto che il riconoscimento della pretesa tra il deposito e la notifica del ricorso integri proprio una di queste ragioni, creando una situazione analoga a quella della soccombenza reciproca. Le motivazioni fornite dai giudici di merito (soddisfacimento della domanda e assenza di una previa istanza amministrativa) sono state giudicate sufficienti, logiche e non contraddittorie, escludendo quindi i vizi di motivazione denunciati dal ricorrente.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza n. 4823/2024 della Corte di Cassazione offre un’importante lezione pratica. Un attore che vede soddisfatta la propria richiesta dopo aver depositato un ricorso, ma prima che questo sia notificato, deve considerare attentamente se proseguire la causa al solo fine di recuperare le spese legali. La decisione dei giudici di merito di disporre la compensazione spese è stata ritenuta legittima, poiché basata su una valutazione complessiva del comportamento delle parti e dell’effettiva necessità di proseguire il contenzioso. Questo principio mira a scoraggiare l’abuso del processo e a promuovere una risoluzione efficiente delle controversie, anche quando si tratta della sola regolamentazione degli onorari.

È possibile compensare le spese legali se la controparte adempie alla richiesta dopo l’inizio della causa ma prima della notifica?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il giudice può disporre la compensazione delle spese. La circostanza che la pretesa sia stata soddisfatta tra il deposito del ricorso e la sua notifica può integrare quelle ‘gravi ed eccezionali ragioni’ che giustificano la compensazione ai sensi dell’art. 92 cod. proc. civ.

Perché la Corte ha considerato legittima la compensazione delle spese in questo caso?
La Corte ha ritenuto legittima la compensazione perché il giudizio era diventato superfluo nel merito e veniva proseguito al solo fine di recuperare le spese legali. Inoltre, ha considerato rilevante il fatto che l’azione giudiziaria non fosse stata preceduta da una domanda amministrativa, elemento che ha contribuito a rafforzare la decisione.

Il fatto di continuare una causa solo per ottenere il pagamento delle spese legali influisce sulla decisione del giudice?
Sì, influisce notevolmente. La Corte ha spiegato che il giudice può valutare l’utilità concreta della prosecuzione della lite e, se questa è finalizzata unicamente al recupero delle spese, può legittimamente esercitare il potere di compensazione per evitare una ‘sproporzione consapevole dell’impegno processuale’ richiesto alla controparte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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