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Compensazione legale: quando è valida in fallimento?

Una società in liquidazione coatta amministrativa ha agito contro un istituto di credito per la revoca di alcuni addebiti in conto corrente. La banca ha eccepito la compensazione legale. La Corte di Cassazione, riformando la decisione di appello, ha stabilito che per l’operatività della compensazione legale tra i saldi di diversi rapporti è sufficiente la mera esigibilità dei crediti reciproci, essendo del tutto irrilevante la circostanza che il conto corrente non sia stato formalmente chiuso.

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Compensazione legale tra banca e correntista: la chiusura del conto è necessaria?

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale nei rapporti tra banche e imprese in crisi: la compensazione legale. Questa decisione chiarisce in modo definitivo che per l’applicazione di tale istituto non è richiesta la chiusura formale del conto corrente, essendo sufficiente la sola esigibilità dei crediti reciproci. Analizziamo insieme la vicenda e la portata di questo importante principio.

I Fatti del Caso: una Richiesta di Revoca

Una società cooperativa, posta in liquidazione coatta amministrativa, citava in giudizio il proprio istituto di credito. L’obiettivo era ottenere la revoca, e quindi la restituzione, di somme addebitate sul conto corrente prima dell’apertura della procedura concorsuale. In particolare, gli addebiti contestati ammontavano a oltre 182.000 euro, originati da “interessi e competenze” e da un “prelevamento sofferenza”. Secondo la procedura, tali operazioni erano atti anomali e lesivi della parità di trattamento dei creditori (la cosiddetta par condicio creditorum).

In primo grado, il Tribunale rigettava la domanda, ritenendo l’azione revocatoria proposta fuori termine. La società cooperativa, tuttavia, non si arrendeva e proponeva appello.

Il Giudizio di Appello e il Principio Contestato

La Corte di Appello ribaltava la decisione iniziale. In primo luogo, riteneva l’azione tempestiva. Nel merito, accoglieva la domanda revocatoria della società. Il punto centrale della sua argomentazione riguardava l’impossibilità per la banca di avvalersi della compensazione legale prevista dalla Legge Fallimentare (art. 56). Secondo i giudici di secondo grado, la compensazione non poteva operare perché il conto corrente non era stato ancora formalmente chiuso al momento degli addebiti. Questa condizione, a loro avviso, era un presupposto indispensabile.

Contro questa sentenza, la banca ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando un’errata interpretazione delle norme sulla compensazione.

La Decisione della Cassazione sulla Compensazione Legale

La Suprema Corte ha accolto il ricorso della banca, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa a un’altra sezione della stessa Corte per un nuovo esame. Il ragionamento dei giudici di legittimità si fonda su un principio chiaro e consolidato.

L’Irrilevanza della Chiusura del Conto

Contrariamente a quanto stabilito dalla Corte d’Appello, la Cassazione ha affermato che la chiusura del conto corrente è una “circostanza irrilevante” ai fini dell’operatività della compensazione. Citando propri precedenti (in particolare le sentenze n. 34424/2023 e n. 512/2016), la Corte ha ribadito che la compensazione tra i saldi attivi e passivi di più rapporti tra banca e cliente non presuppone affatto la chiusura dei conti.

Il Principio di Esigibilità come Unico Requisito

L’unico, vero requisito necessario affinché la compensazione legale possa operare è l’esigibilità dei crediti contrapposti. L’articolo 1853 del codice civile, che disciplina la compensazione tra i saldi di più conti o rapporti, trova applicazione anche tra il saldo di un conto corrente e un credito di diversa natura (nel caso di specie, un mutuo) vantato dalla banca. Ciò che conta è che entrambi i crediti siano esigibili, ovvero che i rispettivi creditori abbiano il diritto di pretenderne il pagamento immediato.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte risiedono nella natura stessa della compensazione legale, che opera di diritto quando coesistono due crediti reciproci, omogenei, liquidi ed esigibili. Subordinarne l’efficacia a un atto formale come la chiusura del conto corrente sarebbe contrario alla ratio della norma, che è quella di semplificare i rapporti di dare-avere e fornire una forma di autotutela al creditore. Nel contesto fallimentare, l’art. 56 della Legge Fallimentare rafforza questa tutela, consentendo la compensazione anche se l’esigibilità è sopravvenuta dopo la dichiarazione di fallimento. La Corte di Appello, introducendo il requisito della chiusura del conto, ha applicato una restrizione non prevista dalla legge, violando le norme codicistiche e fallimentari in materia.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza pratica. Per banche e imprese, il messaggio è chiaro: la possibilità di compensare debiti e crediti reciproci non dipende da formalità come la chiusura di un rapporto di conto corrente, ma dalla sostanza, cioè dalla simultanea esigibilità dei crediti. Questa decisione garantisce maggiore certezza giuridica nei rapporti bancari, soprattutto nelle delicate fasi che precedono l’apertura di una procedura concorsuale, e riafferma la funzione della compensazione come strumento di tutela del credito.

Perché si possa applicare la compensazione legale tra il saldo di un conto corrente e un altro debito verso la banca, è necessario che il conto sia stato formalmente chiuso?
No, secondo la Corte di Cassazione la chiusura del conto corrente è una circostanza irrilevante. La compensazione opera a prescindere da questo atto formale.

Qual è l’unico requisito fondamentale affinché operi la compensazione legale tra i crediti reciproci di una banca e del suo cliente, anche in caso di procedura concorsuale?
L’unico requisito necessario è l’esigibilità dei contrapposti crediti. Ciò significa che entrambe le parti devono avere il diritto di richiedere il pagamento immediato delle rispettive somme.

La compensazione tra quali tipi di rapporti può avvenire secondo la Corte?
La Corte ha specificato che la compensazione, ai sensi dell’art. 1853 c.c., può operare non solo tra i saldi di più conti correnti, ma anche tra il saldo di un conto corrente e un rapporto di diversa natura, come un mutuo fondiario, purché i crediti siano reciproci ed esigibili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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