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Compensatio lucri cum damno: la Cassazione chiarisce

Un azionista di minoranza, danneggiato dalla mancata offerta pubblica di acquisto, aveva accettato (prestato acquiescenza) l’importo del risarcimento stabilito in primo grado. In appello, le società convenute hanno ottenuto che da tale importo venissero detratti i dividendi percepiti dall’azionista, in applicazione del principio di compensatio lucri cum damno. La Corte di Cassazione ha annullato questa decisione, stabilendo che l’applicazione di tale principio impone una riconsiderazione globale del danno effettivo, non una mera sottrazione dal valore a cui la parte danneggiata aveva prestato acquiescenza.

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Compensatio Lucri Cum Damno: La Cassazione Sulla Corretta Valutazione del Danno

Il principio della compensatio lucri cum damno è un cardine del diritto civile in materia di risarcimento del danno. Esso stabilisce che, se un fatto illecito ha causato non solo un danno ma anche un vantaggio per il danneggiato, quest’ultimo deve essere sottratto dall’importo del risarcimento per evitare un ingiusto arricchimento. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto un’importante precisazione su come applicare questo principio, specialmente quando si interseca con l’acquiescenza a una precedente decisione giudiziale.

I Fatti del Caso: La Controversia sul Risarcimento del Danno

La vicenda trae origine dalla richiesta di risarcimento danni avanzata da un azionista di minoranza nei confronti di due società. Queste ultime avevano eluso l’obbligo di lanciare un’offerta pubblica di acquisto (OPA) totalitaria su una terza società, causando un pregiudizio economico all’azionista. Il tribunale di primo grado aveva condannato le società a pagare una somma ingente, calcolata come differenza tra il prezzo teorico delle azioni in caso di OPA e il loro valore di mercato. L’azionista, soddisfatto dell’importo, non aveva impugnato la sentenza, prestandovi quindi acquiescenza.

La Decisione della Corte di Appello e la Riduzione del Risarcimento

Nel successivo grado di giudizio, le società convenute avevano sollevato l’eccezione di compensatio lucri cum damno. Avevano sostenuto che l’azionista, dopo la mancata OPA, aveva incassato dei dividendi, un vantaggio economico direttamente collegato al mantenimento della proprietà delle azioni. La Corte d’Appello aveva accolto questa eccezione, procedendo a una semplice operazione matematica: aveva sottratto l’importo dei dividendi dalla somma liquidata in primo grado e accettata dall’azionista, riducendo così il risarcimento dovuto.

Le Motivazioni della Cassazione: Errata Applicazione della Compensatio Lucri Cum Damno

La Corte di Cassazione ha censurato duramente l’operato della Corte d’Appello, ritenendolo errato in diritto. Secondo i giudici supremi, l’istituto della compensatio lucri cum damno non può operare come una mera sottrazione da un importo già definito e accettato. Al contrario, esso impone una valutazione globale e unitaria degli effetti, sia negativi (danni) che positivi (vantaggi), prodotti dal fatto illecito.

L’errore della corte territoriale è stato quello di considerare due grandezze disomogenee: da un lato, la somma a cui l’azionista aveva prestato acquiescenza (una scelta soggettiva di accettazione) e, dall’altro, la misura oggettiva dei vantaggi (i dividendi). L’acquiescenza a un determinato importo non significa che quel valore rappresenti l’esatta misura della perdita subita, ma solo che il danneggiato è disposto ad accettarla come ristoro.

Di conseguenza, quando viene sollevata l’eccezione di compensatio, il giudice non può limitarsi a sottrarre il lucro dal danno ‘accettato’. Deve, invece, ricalcolare l’intero pregiudizio netto: determinare l’effettiva perdita complessiva subita dal danneggiato (il damnum) e solo a quel punto detrarre i vantaggi conseguiti (il lucrum). Il risultato di questa operazione rappresenta il danno risarcibile effettivo. L’acquiescenza prestata in precedenza rileva solo come limite massimo che non può essere superato a svantaggio delle controparti (divieto di reformatio in peius).

Conclusioni: L’Importanza di una Valutazione Globale del Danno

Questa pronuncia riafferma un principio fondamentale: il risarcimento del danno ha una funzione compensativa e deve corrispondere all’effettivo pregiudizio subito, senza portare a un arricchimento ingiustificato del danneggiato. La compensatio lucri cum damno è lo strumento per garantire questo equilibrio. La sua applicazione, tuttavia, non può essere un’operazione meccanica, ma deve scaturire da un’analisi completa e unitaria di tutte le conseguenze, positive e negative, derivanti dal fatto illecito. L’acquiescenza a una parte della decisione non può cristallizzare il calcolo del danno, impedendo una sua corretta e integrale rivalutazione quando emergono nuovi elementi, come i vantaggi da compensare.

Come si applica il principio della compensatio lucri cum damno quando una parte ha fatto acquiescenza a una parte della sentenza?
Non si può semplicemente sottrarre il vantaggio (lucro) dall’importo del danno a cui la parte ha prestato acquiescenza. Il giudice deve, invece, effettuare una valutazione globale del pregiudizio, ricalcolando il danno effettivo al netto dei vantaggi, e solo dopo verificare che il risultato non superi il limite fissato dalla parte acquiescente.

Cosa significa fare “acquiescenza” a una sentenza?
Significa accettare una decisione del giudice, rinunciando a impugnarla su quel punto specifico. Questo non trasforma l’importo accettato nella misura ‘oggettiva’ del danno, ma rappresenta solo la somma che la parte è disposta a ricevere come risarcimento.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la decisione della Corte d’Appello?
Perché la Corte d’Appello ha commesso un errore di diritto, operando una sottrazione meccanica tra due grandezze non omogenee: una somma soggettivamente accettata (l’importo del risarcimento del primo grado) e una misura oggettiva di un vantaggio (i dividendi). La corretta applicazione della compensatio lucri cum damno richiede una valutazione unitaria e complessiva del danno netto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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